🍹Capitolo 34

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Io contro sto mondo
Io contro me stesso
Lo ripeto ogni giorno
Non sono più solo.

Costruirò un impero dalla polvere
Appiccherò un incendio dalla cenere
Un altro fallimento su cui scommettere
Non senti c'è un silenzio assordante.

Fløp - 'Anelli di Saturno' feat. JayDar (prod. Elliōt)



"Siamo legati da un vincolo spirituale. Fratelli non di sangue che hanno scelto di esserlo" Riccardo pronunciò queste esatte parole quando, dopo esserci smezzati la bottiglia di Chardonnay 'Troy' 2017 presa dalla cantina privata di Francesco, abbiamo abbandonato i divanetti per sdraiarci sul pavimento. Lì ha iniziato a parlarmi del miglior amico e io l'ho ascoltato con grande attenzione. La verità è che avrei ascoltato qualsiasi suono fosse uscito dalla sua bocca pur di passare più tempo con lui. Ripensandoci adesso, quell'ora al solarium è stata fatidica per me. Il momento esatto nel quale la corazza di Venere-non-è-giusto-Landi ha cominciato a sgretolarsi. É assurdo come la metamorfosi del mio essere abbia avuto inizio proprio nella villa di Francesco Sala. Il padre è un rinomato notaio e la madre pilota d'aerei di linea. Occhi azzurri, capelli perennemente laccati a regola d'arte e ciglia che non hanno bisogno di mascara; il trentenne designer di gioielli e FENDI brand ambassador è un idolo sui social non soltanto per la sua bellezza. Amante del lusso già in tenera età, intraprende gli studi all'Accademia Delle Arti Orafe di Roma dove sfoggia le sue doti, diventando in poco tempo imprenditore con Sawels, il suo personale marchio che ha riscosso grandi fortune tanto da portarlo a realizzare gioielli per celebrities hollywoodiane ed esponenti dell'alta moda.

Trascorsi venti inesorabili minuti, il mio titolare cessa di parlare e così anche i miei pensieri rivolti al ricco designer giungono al termine. Francesco ha ascoltato la confessione di Riccardo come un prete col peccatore, astenendosi dal commentare ogni colpa commessa dall'amico. A questo punto, dall'altro capo dello smartphone, si ode un profondo sospiro seguito da un rumore di mani sfregate.

«Wow... M-mi hai davvero colto di sorpresa. Non ne sapevo assolutamente nulla».

«Ho evitato di spargere la notizia per non creare eccessive preoccupazioni».

«Lasciami dire che sono molto deluso dal tuo comportamento. Perché non me l'hai detto prima? Sai che puoi chiedermi qualunque cosa, sempre».

Riccardo abbassa la testa. «Io...» esita, toccandosi concitatamente i capelli. «Non ne ho avuto il coraggio». Rialza il capo e guarda il cellulare. «La questione però è diventata seria e non posso più tergiversare».

«Ah, tu e il tuo orgoglio del cazzo» sbotta, Francesco. «Nessuno è infallibile».

Ha ragione. Ammettere i propri errori però non è mai facile. Spesso si mette in mezzo Ego che intensifica le sensazioni di inferiorità e vergogna. "Il mondo non apprezzerà le numerose cose giuste che farete, ma sarà pronto a criticarvi per l'unica cosa sbagliata" il discorso di Einstein ai suoi alunni è ora più contemporaneo che mai. "Ho scritto la prima operazione sbagliata di proposito perché volevo che imparaste una lezione molto importante. Era solo per spiegarvi come il mondo là fuori vi tratterà". Riconoscere i propri sbagli è raro nella società odierna dove vige la tendenza a dimostrare di essere intoccabili, invulnerabili all'errore e altamente efficienti. Ciò accade perché esiste un'idea di fondo, nata non so quando né dove, secondo la quale ammettere di aver sbagliato significa essere deboli. E Riccardo non voleva certo mostrarsi fragile agli occhi di chi crede in lui, escludendo a priori l'opzione di chiedere aiuto quando ancora le cose avrebbero potuto sistemarsi più facilmente, intestardendosi invece nel voler rimediare agli errori da sé.

UNO SPRITZ CON VENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora