🍹Capitolo 35

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Come suggerito da Noemi, pranziamo con dell'ottimo sushi a domicilio, dopodiché approdiamo sul divano dove sono costretta ad accollarmi due ore e mezza di film. Che per l'amor del cielo è anche bello, peccato che i fratelli Russo abbiamo una concezione discordante dalla mia in fatto di film d'azione.

A pellicola terminata li congedo e in autobus faccio ritorno a casa di Carlotta, la quale non attende nemmeno che mi tolga le scarpe per azionare una doccia di domande. Quasi sviene dalla contentezza quando le spiego, per filo e per segno, la notte di passione trascorsa con Ricky. Successivamente ceniamo e nel tempo che mangiamo, mi racconta di aver conosciuto un ragazzo di nome Mattia recatosi allo studio di tatuaggi per farsi una tigre sul polpaccio. È stata una seduta durata quanto il film d'azione, ma non credo si sia annoiata quanto me. I due hanno parlato molto e sono finiti per scambiarsi i numeri di cellulare. Lo rivedrà ancora e sono piuttosto sicura che non sarà solo per ultimare il tatuaggio. Prima di coricarci, proseguiamo a guardare la serie TV iniziata mesi addietro. Scoccate le undici andiamo a dormire.

***

Mentre l'ora in sovraimpressione sul display del mio computer segna le 07:53, la posizione che ho assunto alla scrivania da quando sono entrata in azienda è diventata nel giro di mezz'ora tutto fuorché elegante. Ho la schiena ricurva, la palpebra inferiore dell'occhio sinistro che palpita e la fronte sorretta dalla mano come se stessi per vomitare da un momento all'altro.

Sto ultimando la presentazione per quando il resto del team arriverà. Nel frattempo, Riccardo è rintanato nel suo ufficio a consumare la colazione nonostante il poco appetito causato dall'agitazione. Questa mattina mi sono infatti recata da Starbucks, evitando come Neo di Matrix le occhiate di chi ha riconosciuto il mio volto dalle foto postate sui social che ritraggono me e Alessio insieme. Fortunatamente sono riuscita a sgattaiolare fuori dall'edificio in tempo record senza convenevoli. Quando ho consegnato il sacchetto a Ricky, l'ho visto giustificatamente inquieto e mi ha confessato di avere lo stomaco annodato.

Sarà una giornata emotivamente complicata per lui. Un passo, tuttavia, necessario allo scopo.

Ed ecco che i primi dipendenti fanno il loro arrivo, ignari del destino che li attende.
Solo quando sono presenti tutti, spedisco la mail con l'avviso di riunirsi urgentemente in saletta per un incontro eccezionale dove è richiesta la partecipazione obbligatoria di ogni esponente del team.

Una volta esserci posizionati attorno al lungo tavolo, alcuni colleghi mi chiedono di Alessio e altri, vedendomi collegare il portatile al monitor, tentano di estrapolare anticipazioni della riunione prima dell'arrivo di Riccardo che avviene pochi istanti dopo.

«Buongiorno a tutti. So che questo incontro non era previsto, ma era di fondamentale importanza farlo il prima possibile. Parto col dirvi che da quando sono diventato titolare della Fash mi sono sempre occupato di fare la cosa giusta per proteggere l'azienda stessa e le persone che ci lavorano».

Una premessa che devi aver ripetuto più e più volte allo specchio per uscirti così pulita.

Un paio di passate di mano sui capelli, un sorso d'acqua fresca per buttare giù l'ansia e il discorso può avere inizio.

La sua voce è apparentemente calma. Domare l'agitazione non è cosa da principianti. Ciononostante, Riccardo sembra mantenere bene il controllo.

Una volta zittitosi, scocco uno sguardo ai miei colleghi. Le loro espressioni sono indistinguibili, in bilico fra il pianto e la voglia di prenderlo a sberle.

«È terribile ciò che vi ho appena detto» riprende poi. «I vostri sguardi mi spezzano dentro. Alcuni di voi conoscevano già l'esistenza di queste difficoltà. Speravo però di risolvere la cosa senza dovervi mettere in mezzo. Credetemi, avrei preferito non arrivare a questo».

UNO SPRITZ CON VENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora