🍹Capitolo 40

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Prima o poi ritornato.
cit.

Riccardo e io abbiamo da poco lasciato Tommy, Lentiggini e lo stilista ai piedi di Palazzo Pitti quando iniziamo ad attraversare il Ponte Vecchio, simbolo eterno di Firenze, sopravvissuto a eventi disastrosi di ogni tipo comprese le truppe naziste durante la Seconda Guerra Mondiale.

Come volevasi dimostrare dai miei infallibili presentimenti, la nottata trascorsa in compagnia di Melissa è stata intervallata da voci e calciate. Maledetta a me che ho scelto di non portare i tappi per le orecchie. Avrebbero quantomeno preservato la mia incolumità mentale.

Diminuiamo la velocità dei nostri passi dove le botteghe degli orafi nel lato che guarda verso valle sono interrotte dal monumento a Benvenuto Cellini. Ricky scatta velocemente una foto al busto del grande maestro orafo prima di allontanarci dalla statua per refrigerare le nostre teste all'ombra degli archi nel lato opposto. Qui mi appoggio al parapetto, sporgendomi oltre il bordo per osservare l'acqua sotto di noi. Riccardo a questo punto mi abbraccia da dietro e infila la mano destra dentro la tasca anteriore dei miei pantaloncini, massimizzando il bisogno di condivisione fisica.

«Finalmente soli» dico.

Mi bacia la spalla scoperta.

«Non vedevo l'ora di toccarti» ammette. «Mi sono trattenuto fin troppo».

Appoggio la mano sul suo avambraccio e il lato della testa sulla sua mascella.

Riuscire a ritagliarmi qualche minuto insieme a Riccardo prima di riunirmi alla donna che mi ha dato alla luce era indispensabile come sentire la sua pelle a contatto con la mia.

«Ti amo».

Ricky ha un fremito.

Lo guardo. «Che c'è?»

«Non mi aspettavo questa tua affermazione» risponde, mettendo in mostra i denti bianchissimi.

«È la verità».

Gonfia il petto e solleva gli occhi al cielo.

«Guardati, non riesci a smettere di sorridere».

Si imbarazza e abbassa lo sguardo. «Smettila!».

Quant'è dolce.

Ridendo torna ad abbracciarmi. «Non posso essere felice?».

«Sì che puoi».

«E tu lo sei?».

«Solo se continui a stringermi come stai facendo ora».

Allora Riccardo aumenta la presa, sensuale e protettivo come solo lui sa essere.

«Posso farti una domanda?» chiede con voce seria.

Annuisco.

«Mi aspettavo che mi chiedessi di andare al cimitero».

«Per trovare mio padre? Dovresti pensare a fare bella figura con mia madre invece».

«Lo so è che, nel bene e nel male, ogni angolo di Firenze ti ricorda lui. Mi sarei sentito uno stronzo se non te l'avessi chiesto».

«Apprezzo il tentativo, ma la risposta è no. A essere onesta non ci vado da anni».

«Come mai?».

«Dentro a quella bara c'è solo il suo corpo decomposto». Abbasso lo sguardo sull'Arno. «Nelle mie vene invece scorre parte del suo stesso sangue quindi preferisco parlare al mio riflesso, immaginando di conversare con lui».

«È bellissimo ciò che hai detto».

«È autoconservazione» lo correggo.

Riccardo mi morde giocosamente il lobo dell'orecchio e io emano un verso divertito. Mi stampa poi un bacio sulla tempia prima di staccarsi da me.

UNO SPRITZ CON VENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora