🍹Capitolo 46

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"Proprio come sceglierò la mia nave quando mi accingerò ad un viaggio, o la mia casa quando intenderò prendere una residenza, così sceglierò la mia morte quando mi accingerò ad abbandonare la vita."

[Lucio Anneo Seneca]

Il rientro alla Fash avviene alle 11:30.

Varcato il confine aziendale, Riccardo si affaccia subito dalla dirigenza e mi chiama a sé con voce tuonante mentre i miei colleghi si apprestano a tornare alle loro postazioni. Sapendo che quel tono non ha mai portato a nulla di buono, Thomas e Mandy mi silurano uno sguardo preoccupato prima di allontanarsi.

Entro nell'ufficio del mio titolare tesa come non lo ero da tempo e vedo Francesco appoggiato alla finestra con le braccia conserte. Perplessa, richiudo la porta alle mie spalle.

«Dove hai il cellulare?» attacca funesto Riccardo senza lasciarmi il tempo di salutare il suo amico.

«In borsa» rispondo, indicandola. «Avevi bisogno di qualcosa?».

«Ho provato a chiamarti quattro volte!».

È necessario alzare la voce in questo modo?

Mollo uno sguardo a Francesco, poi torno a guardare Ricky.

«Stavo distribuendo volantini sotto il diluvio universale mica ero a fare una scampagnata. Il chiasso della pioggia deve aver coperto la suoneria».

«Vuoi dirmi che in due ore e mezza non hai mai tirato fuori il cellulare?».

Stringo nervosamente il manico della borsa. «Usare il telefonino non era fra le mie priorità e comunque se serve esco di nuovo. Di cosa avevi bisogno?».

«Alessio è morto» comunica Francesco.

Il gelo della sua voce mi frizza all'istante, la borsa scivola dalle mani e cade sul pavimento mentre il ricordo dei suoi occhi blu mi affonda. Giù, nell'abisso della memoria, lo rivedo. Sono in apnea e nuoto fra gli attimi salienti della nostra conoscenza. Discoteca, mostra, flirt, stanza d'hotel, bacio, festa, droga e lite. Le emozioni provate con lui - meravigliose e terrificanti - sono piranha che rendono difficile la risalita verso l'ossigeno. Sto affogando.

L'allontanamento di Francesco dalla finestra è rete che mi trascina fuori dai ricordi; dischiudo le labbra, ma le parole sono alghe aggrovigliate in gola.

«È stato trovato in un motel in Messico. Si era iniettato un cocktail di medicinali da cavallo. Arresto cardiaco» approfondisce, avvicinandosi a me e a Riccardo. «Il ritrovamento è avvenuto ieri notte, il decesso però risale a più di due giorni fa. Sono corso qui a dirvelo appena l'ho saputo».

«Chi te lo ha detto?» chiedo, riuscendo finalmente a parlare.

«Agganci nelle forze dell'ordine. La notizia uscirà a breve e si espanderà a macchia d'olio. Mi premeva farvelo sapere il prima possibile così da prepararvi a eventuali chiamate».

«A me hanno già telefonato» confessa a questo punto Riccardo.

Lo guardo. Ecco il motivo dietro tutta la tua insistenza.

«Volevo avvisarti prima che lo facesse un giornalista o la polizia» specifica, come se mi avesse letto nel pensiero.

«C-cosa succederà? Ci porteranno in tribunale?».

«Nessuno vi dà la colpa di niente, genitori inclusi. Sanno bene com'era Alessio e nonostante nei social pubblicasse poco della vita privata, la gente è a conoscenza dei suoi problemi con la dipendenza. Dopo la lite, la sua reputazione è colata a picco e si è ritrovato ad avere problemi anche con la Polizia nazionale francese. Sarò duro, ma non mi stupisce che si sia tolto la vita. Avete fatto bene ad estraniarvi dall'intera situazione; ve lo garantisco. Sfortunatamente, i giornalisti adorano questo genere di notizie perciò arriveranno alla filata come mosche su uva marcia».

UNO SPRITZ CON VENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora