🍹Capitolo 23

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Melodie di pianoforte accompagnano il silenzioso scorrere di lacrime lungo le gote di coloro che, avvolte da pizzi nivei e merletti finemente lavorati, trovano giubilo nell'osservare chi d'amor si strugge, alternando il lor trastullo a bocconi di lombata ancor sanguinante. E tra un singhiozzo di tristizia e uno di compassione, le carnose bocche delle grazie baciano il vitreo bordo di coppe ricolme di scarlatto lieo finché la notte non farà ritorno e le serrande nei loro volti non si abbasseranno totalmente, lasciando che Ipnos le culli con le proprie ali.

Sono queste le parole che un poeta probabilmente avrebbe usato per descrivere il momento di quotidianità che stiamo vivendo Lotti e io: sedute sul divano con addosso solamente mutande e reggiseno, guardando "A Star Is Born" per la centesima volta con nei piatti una bistecca volutamente poco cotta e nella mano sinistra un calice di Chianti Classico che qualche giorno fa mia madre ha avuto la simpatica idea di spedirci insieme a cantuccini e ricciarielli morbidi. Una carineria, a detta sua, per ringraziare Carlotta del fatto che mi sta ospitando.

Durante la preparazione della cena, ho raccontato alla mia migliore amica del pomeriggio trascorso in compagnia di Alessio. Alla domanda "Cosa avresti fatto se fossi stata al mio posto?" lei ha risposto "Mi sarei silurata nel letto con lui. Cogli l'attimo, Veve, se ne va fra poche settimane. Quando ti ricapita?". La frase che ho pronunciato subito dopo è stata: "Venere Landi non è fatta per scopare un uomo che non rivedrà forse mai più solo perché prova dell'attrazione fisica. L'arte è sicuramente un punto a suo favore e il suo modo di fare mi intriga, ma non bastano un paio di muscoli e due penetranti occhi azzurri per conquistarmi". A questa affermazione, Lotti non ha potuto fare altro che stappare il vino rosso, brindare alle mie parole e procedere con la cottura della bistecca.

Il film è ormai giunto alle sue ultime battute quando ricevo un messaggio al cellulare. Afferro lo smartphone che ho appoggiato in precedenza sul bracciolo del divano e apro la chat della mia collega Rossella.

«Il signor Durand non riesce a stare senza di te?» punzecchia Carlotta, guardandomi.

«È Rossella. Sono alla cena organizzata da quelli di Plene Muneris. Nomineranno l'azienda migliore dell'anno».

Mi era passato di mente che fosse oggi.

«E Riccardo non ti ha invitata?» si sbalordisce Carlotta, riempiendosi nuovamente il bicchiere con il Chianti.

«Si è portato dietro solo Rossella, Giulia e Nicola» rispondo, ultimando di scaricare le numerose foto inviate dalla mia collega. «Guarda, sono gli addobbi che hanno preparato lei e Giorgio». Avvicino il cellulare al viso di Lotti.

«Se non ricordo male l'idea gliela avevi data tu».

Annuisco.

La stanza è stata allestita proprio come previsto. Tavoli rettangolari con tovaglie panna e runner dalle fantasie impressioniste; ombrellini in carta come segnaposto; grandi bouquet dai fiori color pastello posizionati al centro dei tavoli e gigantografie raffigurati quadri di Monet alle pareti.

Scorro le foto, molte delle quali tra loro simili, e mi soffermo su uno scatto di gruppo che un cameriere o qualche ospite ha fatto ai quattro rappresentanti della Fash.

«Chi è Rossella delle due?» chiede Carlotta, curiosa, sporgendosi verso il telefonino.

«Questa con l'abito rosso. L'altra invece è Giulia».

«Giulia ha uno stile che mi piace parecchio».

«Solo perché ha le borchie nelle scarpe?».

«Accostamento payette-borchie non è da tutte. O li abbini bene o rischi di fare un macello».

UNO SPRITZ CON VENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora