🍹Capitolo 30

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Parcheggio nel primo spazio libero che trovo, stando nemmeno troppo attenta al fatto di essere dritta o meno, e raggiungiamo in fretta l'ingresso del Pronto Soccorso. Tra i due sono io quella visibilmente più esagitata e questo non giova affatto alla mia concentrazione. Per non parlare degli abiti che indossiamo, decisamente poco consoni a un contesto ospedaliero.

«Area Nord, Blocco Dea, Piano Terra» ripete Riccardo dopo aver consultato le indicazioni.

Non contare su di me. Io me le sono già dimenticate.

A seguito della registrazione dei dati anagrafici presso il bancone amministrativo, il personale infermieristico valuta l'effettiva urgenza della situazione e ci attribuiscono il codice giallo.

Ci sediamo su due seggiole color terra bruciata dove m'impegno a ritrovare il controllo. L'arrivo di due agenti della polizia movimenta l'attesa del turno e al tempo stesso contribuisce a non farmi trovare la tranquillità di cui tanto necessito. Veniamo immediatamente separati e quando raggiungiamo i rispettivi reparti - neurologia io e ortopedia lui - l'uomo che è con me inizia a pormi una centrifuga di domande che rischia di farmi traboccare il cervello dalle orecchie.

Durante l'interrogatorio rispondo con estrema franchezza, me ne frego di mettere nei guai Alessio, e in pochi secondi sono un fiume in piena. La voce straripa dagli argini dell'esofago e investe l'agente di polizia che registra ogni mio singolo verso. Lacrime di frustrazione comprese.

Man mano che mi svuoto da questo peso, la consapevolezza di ciò che sono e voglio riempie lo spazio rimasto. Venere Landi e Alessio Durand sono tasselli sbagliati di un puzzle inesistente. "Gli opposti si attraggono", recita un vecchio detto popolare. E io sono stata attratta da lui, istintivamente e incontrollabilmente, fin dal primo istante in cui l'ho visto seduto in quel divanetto. Colpo di fulmine? No, credo invece di aver inconsapevolmente giocato con la sua satiriasi per oscurare i miei reali sentimenti nei confronti di Riccardo col quale invece ho sempre avuto una profonda intesa mentale. "Chi si somiglia si piglia", recita il proverbio. Allora perché una minuscola parte di me si ostina a rifiutarsi di abbassare il ponte levatoio?

«Okay, signorina Landi, può bastare. Se c'è altro che le viene in mente non esiti a dirmelo».

«Le ho già detto tutto quello che so».

L'uomo infila il registratore vocale in tasca e mi congeda garbato. Vengo a questo punto avvicinata da un dottore canuto che mi fa entrare nella stanza alle sue spalle. La visita dura una ventina di minuti, giusto il tempo di controllare se il colpo alla testa abbia provocato lesioni alla vista, all'udito, al linguaggio e alle capacità motorie.

«Potresti avvertire dei giramenti di testa o dolori nella parte che è stata esposta al trauma, ma nulla di insopportabile» sentenzia alla fine.

Vengo velocemente medicata e con un cerotto bianco sulla tempia esco. Appena rimetto piede in corridoio, la simpatica signora che era in accettazione mi passa accanto in tutta fretta.

«Al tuo fidanzato hanno appena ingessato il braccio. L'ho intravisto nella sala d'attesa principale».

«In realtà lui non è il mio...»

Ma l'infermiera è già troppo lontana per potermi sentire, così le parole mi colano sulle labbra.

Torno al salone d'ingresso dove vedo Riccardo attorniato dalla sorella e da una signora dai lunghi capelli ricci. Troppo simile a lui per non essere sua madre. Noemi, accorgendosi della mia presenza, si fionda ad abbracciarmi senza rendere conto agli altri due.

«Sono così felice di vederti» riferisce.

«Anch'io».

«Alessio è veramente uno stronzo. Ah, lo odio! Non avrei mai creduto fosse capace di certe cose».

UNO SPRITZ CON VENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora