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Ottobre era già iniziato e settembre mi era decisamente scivolato dalle mani. L'estate era finita da un pezzo e si preparava ad accogliere l'autunno e successivamente l'inverno. Non mi dispiaceva un po' di neve e le basse temperature, ma l'inverno è bello specialmente se hai qualcuno accanto da abbracciare, che ti porta calore e stabilità. Ecco, io mi sentivo un po' vuota, perché nella mia vita avevo sempre fatto affidamento alle persone che mi avevano abbandonata e di conseguenza ogni volta cadeva a terra mi rialzavo lentamente.
I miei pensieri mi avevano decisamente rubato tempo prezioso, infatti era tardissimo e quando finii di prepararmi Jean era già andato via e quindi mi preparai psicologicamente ad arrivare in ritardo e fare una lunga camminata. Quando uscii di casa trovai Eren appoggiato alla sua auto. Stava fumando e mi guardava da lontano. Purtroppo se dovevo salire sul marciapiede dovevo andare contro di lui. Quando lo raggiunsi mi prese per un polso.
«Mi sa che qualcuno è a piedi.» mi disse con il suo solito sorrisino. Fece un tiro.
«Ti ho chiesto qualcosa? Non mi sembra di averti parlato.» risposi io acida. Feci per andarmene ma mi tirò a sé.
«Ti sto offrendo solo un passaggio, o accetti o non ti lascio andare.»
"In fin dei conti mi servirebbe un passaggio..."
Non volevo arrivare in ritardo e non volevo stancarmi inutilmente. Presi la sua sigaretta e la gettai a terra.
«Va bene.» gli dissi e salii nella sua auto.
Sul suo viso era apparso un sorrisino compiaciuto.
Durante il tragitto il silenzio ebbe la meglio e non ne fui che felice.
Appena arrivammo a scuola, Jean e gli altri stavano per entrare in classe. Per poco non ero arrivata in ritardo. Quando ci videro assieme, la sorpresa suo loro volti era evidente, tranne mio fratello, lui era la persona più infuriata che fosse mai esistita.
Mi tirò a sé e mi sussurrò all'orecchio «Questa dopo me la spieghi.»
Io accellerai il passo e raggiunsi Mikasa che mi sorrise compiaciuta.
«Come mai eravate insieme?» mi chiese.
«Mikasa, tuo fratello è insopportabile. Non farti strane idee, pensa piuttosto a te e a Jean.»
«Io almeno ammetto che sono innamorata di lui.» mi fece la linguaccia ed entrò in classe.

Quel giorno ero davvero distratta e, come se nulla fosse, mi ritrovai a disegnare cuoricini sul banco. Stavo decisamente impazzendo.
«Allora, vieni a pranzare con noi o no?» chiese Bertholdt. Mi voltai a guardarlo annoiata. Come diavolo aveva fatto ad entrare nella mia classe? I banchi erano quasi tutti vuoti, mi ero persa nei miei pensieri e avevo dimenticato la pausa pranzo. Mi alzai ed entrai in mensa con lui.
Insieme prendemmo un vassoio, nel quale fiondarono del cibo che probabilmente avrei lasciato intatto; non avevo per niente fame.
Mi voltai e per poco non rovesciai tutto su Hitch. Perché doveva saltare fuori nei momenti meno opportuni? Mi guardò dall'alto in basso e poi mi diede un fortissimo schiaffo. Mi aveva fatto malissimo e sentivo la mia pelle bruciare. Da lì a poco sarebbero salite le lacrime.
«Ma cosa fai?» le urlai contro e tutti si voltarono a guardarci.
«T/n.» disse Bertholdt dietro di me.
«Non devi osare venire a scuola con il mio ragazzo! Sei una troia!» mi disse. La rabbia dentro di me era giunta al limite. Come osava dirmi questo? Poteva dirmi di tutto, ma "troia" no! Io non ero quel tipo di ragazza, non ero come lei!
«Quel nomignolo spetta a te, tu sei pazza! Non voglio avere niente a che fare con te o col tuo ragazzo!» le lacrime stavano per uscire, così feci la cosa più sensata: le rovesciai tutto il contenuto del vassoio addosso e me ne andai.
Corsi subito in bagno e mi sciacquai la faccia. Un segno rosso era comparso sulla mia guancia destra e la mia stupida pelle delicata lo aveva fatto risaltare più del dovuto. Non la sopportavo più, perché mi odiava così tanto? Era stato Eren a venire da me e a farsi quasi pregare pur di salire in macchina con lui. Probabilmente aveva escogitato tutto lui. Forse provava piacere nel vedermi così.
La porta del bagno si aprì ed entrò Mikasa che vedendomi in quello stato non disse niente e mi abbracciò. Piansi e sfogai la mia rabbia, mentre lei mi consolava.
Finalmente le lacrime finirono e dopo essermi sistemata uscii.
Come avevo predetto il segno rosso era ancora ben visibile, quindi tutti mi guardavano e sussurravano qualcosa ai loro amici.

Stronzi, una scuola di stronzi.

Alla fine delle lezioni raggiunsi subito Jean, che sembrava aver capito i miei pensieri e corse subito in macchina, accese il motore e ce ne andammo da quell'inferno.
«Prima o poi tirerò il collo a Hitch, è una cretina. Sapessi la scenata che ha fatto quando sono andato da lei.» mi disse.
«Tu.. cosa?» gli chiesi. Un sorrisino comparve sul suo volto.
«Dovevo dirgliene quattro, beh, forse gliene ne hai dette un po' di più. Dovevi vedere la faccia di Eren! Come se non lo sapesse cosa combina la sua fidanzata. Poi hanno fatto una scenata e si sono mollati e quando lei ha cercato di fare il replay di ciò che era successo in mensa lui l'ha fermata e l'ha mandata a fanculo!» sorrisi a quelle parole. Dentro di me ero felice per ciò che aveva fatto Eren, finalmente l'aveva lasciata. Forse per quello che era successo? No, non dovevo farmi film mentali.
I miei genitori erano fortunatamente fuori, così non ebbi il bisogno di dare spiegazioni inutili; avrei inventato qualcosa prima che tornassero.

Prima di andare in camera mia mi preparai qualcosa da mangiare e una tisana, avevo bisogno di rilassarmi e dimenticare questa stupida giornata. Infondo a tutti succedeva qualcosa di brutto nella vita, certo, a me ne succedevano di più, ma ne avevo superate tante e questo era niente messo a confronto.

Quando finii di mangiare andai in camera, volevo buttarmi sul letto e rilassarmi. Aprii la porta e per poco non mi venne un infarto. Eren stava sdraiato sul mio letto, con un braccio dietro la testa e con l'altro teneva il cellulare.
Chiusi la porta.
«Che ci fai qui?» chiesi sottovoce. Jean non doveva sentirmi, sennò erano guai. Appena mi vide si alzò e venne verso di me. Il sole era quasi tramontato e questa penombra lo rendeva bellissimo, più del solito. Dovevo smetterla di farmi certi pensieri.
«Stai bene?» mi chiese e il suo sguardo si andò a posare sulla mia guancia rossastra.
«È colpa tua.» dissi e automaticamente la toccai.
«Frena. Non sapevo che quella pazza avesse reagito così.» i suoi occhi smeraldini di posarono sui miei e venne più vicino «Mi dispiace tanto.» era veramente dispiaciuto e gli si leggeva in faccia, ma non mi importava. In quel momento avrei voluto solo tirarlo a me e baciarlo. Distolsi lo sguardo.
«Ormai è successo.» dissi e feci un passo in avanti.
Adesso eravamo quasi naso a naso, probabilmente stavo facendo una stupidaggine, ma il mio cuore voleva questo e avevo bisogno di lui.
Ci guardammo e poi mi prese alla sprovvista: posò una mano sulla guancia dove Hitch mi aveva dato uno schiaffo, mi tirò a sé e mi baciò.
Dentro di me si diffuse una sensazione di pace interiore, finalmente ero felice. Le sue labbra sulle mie, le nostre lingue che si seguivano senza fine, le sue braccia attorno a me. In quel momento ero in paradiso.
Il bacio si era fatto appassionato, c'era qualcosa che lo rendeva diverso, volevo di più.
Mi spinse contro la parete e le mie gambe furono intorno alla sua vita.
All'improvviso la portà si aprì e lui si voltò.
«Che cosa ci fai qui!?» urlò Jean.

😏👀👀👀

[1288 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐞]

𝗒𝗈𝗎 𝖼𝗈𝗆𝗉𝗅𝖾𝗍𝖾 𝗆𝖾 . 𝖾𝗋𝖾𝗇 𝗃.𝗑𝗋𝖾𝖺𝖽𝖾𝗋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora