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«Ma vuoi smetterla?» mi chiese Mikasa entrando in mensa.
«Di fare cosa?» spinsi la porta prima che mi beccasse in faccia.
«Non fai altro che darti pizzicotti, capisco che tu ormai sia cotta di mio fratello ma è fastidioso.» rise prendendomi in giro.

Da quando Eren mi aveva detto quelle cose non la smettevo di pensarci, così per impedire a me stessa di farmi altri film mentali mi davo dei pizzicotti ogni volta che la mia mente partiva a tutta velocità.
Era come se stessi vivendo un sogno.

Dopo aver preso il nostro pranzo andammo al nostro tavolo. Appena Eren mi vide mi sorrise ed io come una stupida arrossii. Nonostante fossi contenta per ciò che era successo ieri, mi dispiaceva per il livido che aveva Marco in faccia.
«Ragazzi sappiate che l'organizzazione del ballo d'inverno è nelle mie mani e dovrete venire vestiti o di bianco, celeste o panna.» disse Historia minacciandoci con una forchetta.
«Io mi vesto di nero.» disse Jean ridendo.
«Io di rosso, sapete il Natale si avvicina.» disse Colt.
«Il nero va bene ma non il rosso.» Historia lo guardò con gli occhi socchiusi.
«Sarà l'ultimo giorno di scuola, vero?» chiesi io.
«Certo, magari-» disse Marco ma venne interrotto da Colt.
«Ci vieni con me, vero?» mi chiese.
«Stai scherzando?» si intromise Eren.
«Non ci verrà mai.» disse Annie. Chi altro doveva parlare? Babbo Natale?
«lo vengo con Colt.» dissi e Eren mi lanciò una lunga occhiata.
«A me sta benissimo.» disse Jean.
«Dichiaro aperta la caccia al vestito.» disse Historia facendomi sbuffare.
«Io me ne vado.» disse Eren urtato.
Lo seguii con lo sguardo. Cosa gli prendeva adesso? Un attimo prima era felice e adesso era arrabbiato. Guardai Colt in cerca di una risposta ma lui fece spallucce.

Dopo le lezioni andai a casa di Mikasa, voleva preparare un dolce per il compleanno della nonna e voleva il mio aiuto.
«Cosa sai fare di buono?» mi chiese uscendo due grembiuli dal cassetto e porgendomene uno.
«Non saprei, sai per caso se le piace qualcosa in particolare?»
«Ama le torte alla crema.» mi disse.
«Okay si può fare.» risi e mi avvicinai alla cucina. Prendemmo tutti gli ingredienti e dopo aver allacciato in modo orribile il mio grembiule iniziammo a preparare il tutto.
«A Jean piacciono i dolci?» mi chiese.
«Ama le omelettes, però penso che un dolce che ama particolarmente sia la crostata.» le dissi mescolando le uova.
«Ma ti immagini io e lui? Insieme e con dei bambini?» fece un giro sulle punte «La signora Kirtschtein.» rise.
«Se provi a dirglielo scappa a gambe levate.» la guardai ridendo.
«Io voglio diventare tua parente. Tu non vuoi diventare zia?»
«Ma non adesso, mi basta Jean come bambino.»
«Magari divento prima io zia.» immerse il dito nell'impasto e mi sporcò il naso.
«Sei morta.»le dissi sporcandomi il dito ed iniziando ad inseguirla per tutta la cucina.
«Non mi prenderai mai.» disse ed iniziò a correre per tutta la casa.
Correndo, l'elastico che teneva i miei capelli si allentò e con i capelli al vento, sembravo una pazza scatenata. (chi ha i capelli corti pensi ad un modo di come potrebbero essere)
«Vendetta!» disse passando dalla cucina e lanciandomi un chicco d'uva.
Feci il giro della cucina e passando dalla porta sbattei contro Eren. Mi prese per le braccia prima che potessi cadere a terra.
«Che cosa state facendo?» ridendo mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Inseguo tua sorella.» gli sporcai il naso.
«Sono già sporco.» disse indicando prima se stesso e poi la borsa della palestra.
Sporcai dinuovo il mio dito e glielo passai sulle guance.
«Adesso sei meglio.» gli dissi.
«Ti ammazzo.» disse afferrandomi da dietro e cercando di macchiarmi.
«Eren smettila e mettimi giù!» dissi ridendo quando mi prese sulla sua spalla.
Mi mise giù e provai dinuovo a sporcarlo ma fermò la mia mano.
«T/n non si fanno certe cose.» mi disse dandomi un pizzicotto sulla guancia.
«Sta zitto.» mi avvicinai e gli scombinai i capelli.
«Non toccare i miei capelli.» disse sistemandoseli un po'.
«Perché? Che mi fai?» mi avvicinai ancora e glieli scombinai.
«Ti bacio.» disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Il mio cuore batteva così forte che avrebbe potuto scoppiare da un momento all'altro.
«Non ne saresti capace.» lo provocai scombinandogli ancora i capelli.
Mi tirò a sé e mi guardò negli occhi. Mi feci avanti senza problemi e stavo quasi per baciarlo.
«Eren sai per caso.-» disse Carla entrando in cucina con le buste della spesa. Ci staccammo subito e per l'imbarazzo mi morsi un labbro. «Oh scusatemi, non sapevo che...» disse indicandoci.
«Di cosa avevi bisogno mamma?» la interruppe Eren.
«Sai a che ora finiscono gli allenamenti di Aaron?» chiese.
«Stavo per andarlo a prendere.» disse prendendo dei tovaglioli e pulendosi.
«T/n ti accompagno.» mi disse venendo verso di me e sciogliendo il mio grembiule.
La sua vicinanza, il suo tocco e lo sguardo di sua madre mi stavano facendo impazzire, mi sentivo avvampare.
Mi prese per mano portandomi fuori
«Ma la torta- Mikasa!» dissi vedendola e lasciando la presa di Eren e vedendolo uscire.
«Vai e non fare storie.» mi disse Mikasa con sguardo complice. Feci un passo indietro e provai a dire qualcosa di sensato.
«T/n.» mi chiamò Carla. La guardai e lei si indicò il naso ridendo.
"Giusto!" ero ancora sporca di impasto "Che figura di merda!"
«Grazie.» dissi prendendo un tovagliolo e pulendomi «Ciao T/n.» mi disse ridendo.

«Finalmente ce l'hai fatta.» mi disse Eren appena entrai in macchina.
«Sei uno stupido, dovevo aiutare tua sorella!» gli dissi.
«Ti ho solamente salvata dalle domande di mia madre.» rise.
Sbuffai e guardai fuori. Perché i momenti che passavamo insieme dovevano finire sempre così? Andammo al campetto dove un Aaron sudato e urtato ci stava aspettando.
«Ciao.» disse fiondandosi in macchina.
«Che succede?» gli chiese Eren.
«Zofia mi ha mollato per Udo.» disse imbronciato.
«E non hai fatto niente?» gli chiese sorpreso.
«Gli ho dato un pugno.» rise lui.
«Bravo fratello.» disse Eren alzando il pollice.
«Ma sei serio? Cosa pensi di concludere con la violenza?» quasi gli urlai contro.
«Se lo è meritato.» mi disse Eren guardandomi.
«Mi ha rubato la ragazza.» aggiunse Aaron spuntando tra i sedili.
«È lei che se ne è andata.» guardai il piccoletto.
«Ma lui ne ha approfittato.» rispose Eren.
«Appunto.» fece spallucce Aaron.
«Sta tranquillo, ritornerà strisciando, sono fatte così.» gli disse Eren.
«Siete disgustosi.» dissi incrociando le braccia e loro risero.

La mia teoria sulla squallidità dei pensieri maschili era perfettamente e sfortunatamente corretta. Mi augurai che mio fratello non fosse come loro.

Durante il resto del tragitto i due fratelli parlavano di calcio e basket e del fatto che anche nella scuola di Aaron avrebbero fatto il ballo d'inverno.
Mancavano solo tre giorni ed io non sapevo cosa mettere e non me ne importava più di tanto. Era già tanto se avevo deciso di andarci con Colt.

«Grazie per il passaggio.» dissi quando arrivammo davanti il cancello e feci per aprire la portiera.
«T/n.» mi chiamò Eren.
«Che c'è?» sbottai frustrata. Mi afferrò per un polso e tirandomi verso di lui mi baciò.
«Tu sei strano.» dissi staccandomi e ridendo. Uscii dall'auto ed entrai in casa.

[1206 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐞]

𝗒𝗈𝗎 𝖼𝗈𝗆𝗉𝗅𝖾𝗍𝖾 𝗆𝖾 . 𝖾𝗋𝖾𝗇 𝗃.𝗑𝗋𝖾𝖺𝖽𝖾𝗋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora