(19)

449 15 7
                                    

- - - - - - - - - -
𝗲𝗿𝗲𝗻'𝘀 𝗽𝗼𝘃
- - - - - - - - - -

T/n non era venuta agli allenamenti e per tutta la giornata era stata assente e triste. Era colpa di Hitch sicuramente; poteva cercare di tenere la bocca chiusa almeno per una volta. Erano stronzate quelle parole che aveva detto su di lei durante l'ora di pranzo, T/n era perfetta.
«Jaeger, vuoi stare attento?» mi urlò l'allenatore quando persi la palla. Tutti mi guardarono confusi, non era da me essere distratto agli allenamenti.
«Scusi, ma devo andare.»
Uscii velocemente da scuola e salii in macchina, Mikasa se ne sarebbe andata con Jean.
Tutti si sarebbero incazzati con me, ma ero troppo importante per essere cacciato dalla squadra. Non per quale motivo stavo raggiungendo la casa di T/n, ma sapevo che era giusto così e preferivo vederla incazzata con me che con se stessa. Stavo diventando un cretino. Jean me lo aveva detto: se avevo veramente interesse per sua sorella sarei dovuto cambiare e secondo Levi ne ero disposto. Ma Levi era strano da parecchio tempo con me. Cosa ci stava facendo con quella ragazza?

Imboccai al via per la sua casa e un'auto mi venne quasi addosso. Non vidi chi c'era alla guida, ma probabilmente era molto incazzato. Parcheggiai lontano dal cancello per cercare di nascondere la mia macchina.
Scavalcai il muretto e attraversai il prato diretto nella sua camera. Ormai le porte mi servivano a poco, amavo vederla sorpresa quando mi vedeva, oppure quando cercava di aggiustarsi i capelli legati chissà come; ma per me era perfetta, non c'era momento in cui non lo era.

Aprii la finestra e la trovai in reggiseno davanti allo specchio. Aveva delle benda in mano e cercava di metterle su una ferita sulla schiena. Era in lacrime e quando si accorse di me mi disse di andarmene, ma le dissi di fare silenzio e l'abbracciai. Non sapevo cosa era successo, però non volevo vederla in quello stato, mi distruggeva il cuore.
Le accarezzai i capelli e cercai di tranquilizzarla.
Non sentendo più i suoi singhiozzi capii di esserci riuscito e in quel momento mi sentii il ragazzo più forte del mondo.
«Ti aiuto.» le dissi prendendo le bende. La ferita sulla schiena non era molto grande, ma era al centro di un grosso livido; le avrebbe fatto male per almeno due giorni.
«Grazie.» disse rimettendosi la maglietta e asciugandosi gli occhi.
«Dovresti essere agli allenamenti.» mi disse.
«Anche tu.» le dissi e un sorrisino amaro le comparì sul viso «Cos'è successo?»
«Vuoi veramente saperlo?» sembrò stupita dalla mia domanda.
«Sì.» dissi sedendomi sul letto con lei.
«È una storia troppo lunga da raccontare.»
«Non inventare scuse, ho tempo a disposizione per ascoltarti.» le dissi.
Iniziò a raccontarmi di un certo Floch, di come si erano conosciuti e di cosa era successo di quando stavano insieme. Ogni parola che usciva dalle sue splendide labbra non faceva altro che alimentare il mio odio verso di lui.
Come aveva potuto farle tutto questo? Aveva avuto la fortuna di tenerla per sé e invece di renderla felice, l'aveva calpestata ed umiliata.
Ora capivo perché Jean mi aveva detto di starle lontano: aveva paura che potessi farle del male. Mi resi conto che forse ero stato un po' troppo stronzo nei suoi confronti.

Quando finì iniziò a piangere di nuovo tra le mie braccia, era uno strazio vederla così.
«T/n stai tranquilla, si sistemerà tutto.» le diedi un bacio sui capelli.
«Non si può risolvere tutto Eren, sono sola!»
«Ci sono io.» mi stupii di ciò che avevo appena detto «Ti chiedo solo una cosa.»
«Cosa?» mi guardò con gli occhi un po' rossi e lucidi.
«Non sparire da sola come hai fatto oggi.» mi guardò confusa «Ovviamente puoi sparire con me in qualsiasi posto.» come previsto scoppiò a ridere.
«Sei troppo convinto per i miei gusti.»
«Stai zitta.» le tirai un cuscino.
«Sta' zitto tu.» me lo ritirò indietro colpendomi il petto.
Scoppiò una vera battaglia di cuscini.
Il suo letto era ridotto ad un ammasso di coperte e quasi tutti i cuscini erano finiti per terra.
«Guarda che soffoco!» disse mentre si buttò sopra di me.
«Ah, davvero?» le dissi capovolgendo le posizioni.
Ci guardammo negli occhi. I suoi bellissimi occhi. Avevo bisogno di baciarla a tutti i costi. Forse lo voleva pure lei, ma dovevo almeno provarci.

Stavo per baciarla quando qualcuno aprì la porta. Automaticamente mi spostai. Ogni volta che stavamo insieme arrivava sempre qualcuno a disturbarci e a rovinare il momento. Forse avevano un campanello d'allarme fatto apposta.
Sua madre mi guardò e sorrise, io avrei voluto solo per insultarla per aver rovinato il momento.
«Eren, non sapevo fossi qui.» guardò sua figlia in modo malizioso e poi la stanza.
«Beh N/m (nome mamma), sono entrato dalla porta e non so come tu abbia fatto a non vedermi.» dissi andando a salutarla. Mi dispiaceva parecchio che i nostri genitori avessero litigato, ma forse potevano fare pace, chissà.
«Vuoi restare a cena?» mi chiese ed io guardai T/n imbarazzata.
«Certo.» le sorrisi. Non potevo rinunciare all'occasione di vedere T/n a disagio.
«Bene, adesso rimettete in ordine questa camera, è un inferno.» disse chiudendo la porta.
T/n mi guardò malissimo ed io le sorrisi.
Presi un cuscino e glielo misi in mano.
«Aiutami invece di fimanere lì impalata a fissarmi.»
«Io ti odio. Sai quanti film mentali si farà adesso mia madre?»
«La colpa è tua. Sei tu che dovresti imaparare a chiudere la porta.»
«E tu ad entrarci.» sorrise.

Jean era sorpreso di vedermi con loro per cena e gli dissi che gli avrei spiegato tutto dopo, naturalmente omettendo alcune parti.
T/n finalmente sorrideva ed era bello vederla così, per un attimo parve spensierata e felice.
Suo padre guardava Jean in cerca di risposte, ma lui lo ignorò completamente.
«Eren, ti ha detto tuo padre della cena di lavoro che avremo con i dipendenti?» mi chiese. Ovviamente non ci sarei andato. Mio padre era un medico molto conosciuto e N/p (nome padre) era un suo collega e amico.
«Certo, ma credo di non andarci, non sono fatto per queste cose.»
«Sarà un peccato perché ci andremo anche noi» disse N/m.
«Io non vengo.» le disse T/n.
«T/n.» la ammonì suo padre. Dal suo sguardo potevi potevi capire che gli avrebbe voluto tirare un piatto in testa.

Quando finimmo me ne andai subito ringraziandoli della bellissima serata, anche se la persona che cercavo era filata in camera sua.

L'indomani raggiunsi Jean prima del suono della campana e ce ne andammo lontano dagli altri per parlare.
Presi una sigaretta e la accesi.
Ricordai l'ultima volta in cui T/n me la tolse dalle labbra. Forse le dava fastidio il fatto che fumassi o, semplicemente, a volte le davo fastidio in generale.
«Scusatemi ma ho avuto un problema.» disse Levi
«Allora?» mi chiese Jean incrociando le braccia. Io mi appoggai al muretto ed aspirai.
«Passavo di lì e mi sono fermato.» tagliai corto. Non doveva sapere di Floch o avrebbe dato di matto.
«Non avete fatto niente?» chiese Levi.
«No. Lei non vuole e io non voglio fare un torto a Jean. Perché me lo chiedi?»
«Non lo so, così.» disse arrossendo di poco.
"Ho capito." pensai.
Jean camminò alzando in aria le mani.
«Ma cos'è mia sorella? Una dea? Io non vi capisco, statele lontano!» disse andandosene.
Io guardai Levi malissimo. In qualche modo mi feriva sapere che lui provava dei sentimenti che forse stavano nascendo anche dentro di me.
E se lei li provava per lui? No, era impossibile, lei mi aveva baciato.
"Ma aveva baciato anche lui." pensai.
«Cosa?» mi chiese. Gli avrei voluto tirare un pugno.
«Niente.»

Mina mi venne dietro come al solito tutto il giorno e dopo scuola sarei andato da lei.
Vidi T/n solo durante la pausa pranzo mentre Colt faceva il cretino con lei. Odiavo i miei amici più del solito. In un certo senso capivo Jean, ma per me era diverso; io non avrei mai voluto che lei fosse solo mia sorella, volevo di più.

«Eccoti!» mi disse Mina gettandomi le braccia sul collo
«Hey bellissima!» usavo quell'aggettivo troppe volte, per troppe ragazze.
Andammo in camera sua e lei chiuse le porta a chiave. Voleva scopare? Bene, l'avrei accontentata.
"In fondo ha un bel corpo" pensai.
Mi ricordai di Hitch che aveva detto quelle cose a T/n e improvvisamente avrei voluto essere fuori di lì. Era visibile che tutti la odiassero, T/n più di loro, ma in tutti i sensi.
«Eren, volevo dirti che non voglio continuare così, mi sento minacciata da T/n. Voglio averti solo per me.» mi disse venendo verso di me.
«Quindi?» le chiesi con presunzione. Lei guardò in basso. Tipico, tutte le ragazze che non avevano il coraggio di guardarmi negli occhi quando mi dicevano qualcosa.
«Io voglio stare con te.» ci baciammo e non sentii niente come al solito. Andammo avanti così fino a quando non le tolsi la maglietta.
«Però prima voglio sapere cosa ne pensi tu: vuoi stare con me?» mi disse fermandomi.
Io non sapevo cosa dirle, ma in quel momento la volevo solo per me.

[1523 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐞]

(odiatemi se volete 💞 ahahaha)

𝗒𝗈𝗎 𝖼𝗈𝗆𝗉𝗅𝖾𝗍𝖾 𝗆𝖾 . 𝖾𝗋𝖾𝗇 𝗃.𝗑𝗋𝖾𝖺𝖽𝖾𝗋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora