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Tornare a scuola fu straziante, ma purtroppo dovetti farlo.

Scesi dalla macchina di Jean con lo stomaco stretto in una morsa. La tensione tra i nostri amici era evidente, tanto che ci ritrovammo in un piccolo gruppo, composto da io, Jean, Colt e Annie.
Non sapevo dove fossero o con chi fossero e neanche mi importava, sapevo solo che non volevo vedere certe persone, almeno per oggi.

Riuscii ad evitare tutti benissimo e senza problemi proseguii così fino alla pausa pranzo.

«Potresti fare l'indifferente?» mi chiese Colt sedendosi accanto a me in mensa.
«Non ci riesco.»
«Almeno smettila di fissarli.» non facevo altro che fissare il tavolo dove stava Eren insieme a Mikasa e Levi.
«Perché non viene a parlarmi?» lanciai la forchetta sul piatto.
«Vuoi perdonarlo?» rise masticando e alzando un sopracciglio.
«No, vorrei solo mandarlo a fanculo.» mi giustificai «Anzi sai che ti dico? Mi sposto.» presi il mio vassoio e mi misi accanto al biondo, di conseguenza lui si spostò di fronte a me.
«Siamo ridicoli.» prese un'altra forchettata «Siete degli orgogliosi di merda. È evidente il fatto che vi piacete ma nessuno dei due si ostina a dire niente.»
«Io non piaccio a lui, il problema è questo.» abbassai lo sguardo.

Sfortunatamente la campanella suonò e dovetti lasciare Colt per andare a lezione di chimica.

Mi sedetti accanto a Marco che era profondamente annoiato dalla lezione.
«Domani abbiamo gli allenamenti.» mi disse a bassa voce, mentre la prof spiegava.
«Ho paura.» gli risposi.
«Sta tranquilla, probabilmente starai in panchina.» fece spallucce e tornò a guardare la prof «Non cercare di protestare troppo, sei nuova e il coach non ti conosce bene.»
«Bodt e Kirtschtein fuori dalla mia classe.» disse la prof facendo zittire tutti.
«Cosa?» dissi io.
«Fuori, non fatemelo ripetere o sarò costretta a mettervi una nota.» ci alzammo in silenzio e sotto lo sguardo soddisfatto di Mina uscimmo fuori.

Questa giornata non poteva andare peggio.

Ecco, probabilmente quando pensai quella frase la vita mi aveva presa sul serio. Eren camminava per il corridoio.
Venne verso di me e mi prese per mano, ma lo allontanai.
«T/n voglio solo parlarti.» mi seguì.
«Hai parlato fin troppo.» tagliai corto ed accelerai il passo.
«T/n ascoltami.» disse ormai correndo. Per i corridoi non c'era nessuno e tra poco quando sarebbe suonata la campana non lo avrei più visto. Dovevo solamente resistere un altro po'.

Mi prese per un polso facendomi ruotare completamente verso di lui.
«Perché ti ostini a voler chiarire se poi ritorni da lei?» lo guardai negli occhi per capire cosa volesse veramente da me.
«Non ci sono andato a letto.» proprio mentre stava per parlare la campana suonò e ne approfittai per liberarmi da quella stretta e correre verso la classe di chimica per recuperare le mie cose e andarmene da quell'inferno.

Fu difficile farsi strada tra le persone che spingevano e fu altrettanto difficile cercare di trattenere le lacrime.

Prima di arrivare in classe stavo già singhiozzando, ero arrabbiata anche con me stessa.

Presi subito le mie cose e sentii sbattere la porta. Eren venne verso di me e mi guardò.
«Lasciami in pace!» con tutta la forza che avevo gli diedi uno schiaffo che risuonó per tutta l'aula. Rimase lì fermo e senza dire niente.
«Ora puoi parlare.» dissi lanciando le mie cose sul banco che a causa dell'urto caddero a terra. Mi avvicinai alla cattedra e mi ci sedetti sopra.
«Ho rivisto Mina, è vero.» disse toccandosi la guancia e facendo qualche passo verso di me «Stava iniziando a dire che quando stavamo insieme avevamo fatto certe cose, non vere, così volevo farla stare zitta.»

Adesso che ce lo avevo di fronte non riuscivo più a guardarlo negli occhi.

«Sono andato a casa sua ma lei come al solito aveva frainteso tutto e quando le parlai iniziò a fare la vittima, incolpandomi di tutto.»

Iniziai a pensare di aver fatto una scenata per cretinate.

«Me ne sono andato e mi ha seguito fino in macchina e si è scusata per tutto il tempo dicendomi che le manco e cose così. Poi siamo arrivati al parco e le ho detto che doveva andarsene.»

Ricordavo benissimo quel giorno: lei che scendeva dalla sua auto arrabbiata e soddisfatta allo stesso tempo.

«Perché?» chiesi.
«Non è importante-»
«Lo è!» alzai la voce.
«Sono interessato ad un'altra.» quelle parole furono una pugnalata al cuore.
«Va avanti.» dissi.
«L'indomani mi ha mandato un messagio, dicendomi di raggiungerla perché doveva dirmi delle cose.»
«E tu lo hai fatto come al solito.» risi amaramente poggiando le mani sulla superficie dell cattedra.
Prima di continuare fece un respiro per calmarsi «Mi ha aperto la porta ed era vestita in un... certo modo.» tentò di spiegarsi «Così me ne sono andato più incazzato di prima.» il mio cuore fece un respiro di sollievo «Adesso andiamo a quel giorno.» disse «Rientravo dalla palestra ed ero stanco, così pensavo di essere solo a casa. Sono salito in camera mia e l'ho trovata nella camera di Mikasa, l'aveva fatta entrare lei e poi era uscita.»

Ecco Mikasa la mia brava amica, era diventata una stronza anche lei. Lo guardai negli occhi con tutto l'odio che avevo, se lo meritava.

«Mi ha detto che lei è l'unica che posso volere e che in realtà sono solo confuso, così c'ha provato.» si mise le mani in testa «Io c'ho provato a resistere e ci sono quasi riuscito T/n.»

Chiusi gli occhi per trattenere le lacrime.

«Alla fine abbiamo fatto delle cose...»
«Non voglio sapere cosa avete fatto.» dissi guardandolo di nuovo.
«Mi dispiace T/n.» disse con voce spezzata «Me ne sono pentito davvero tanto credimi. Quello schiaffo penso di essermelo meritat-» non fece in tempo a finire che gliene diedi un altro e scesi pronta ad andarmene.
Mi fece voltare verso di lui «Non andartene ti prego.»
«Sai che non sono capace di farlo, mi passerà.»
«Non voglio essere dimenticato.» mi sollevò il mento con una mano e mi asciugó le lacrime.
«Io lo sono sempre.» lo guardai negli occhi.
«Non lo sarai più.» mi afferrò il viso con due mani «Sei la cosa più bella che mi sia mai successa
«Perché torni sempre indietro a chiedere scusa? Non sei stufo di me? Mi arrabbio sempre, non sono mai contenta e-»
«Lo sai perché.» sorrise.
La porta si aprì e il coach stava baciando la professoressa di diritto. Mi voltai restando a bocca aperta insieme a Eren.
Lei rimase paralizzata vedendoci.
«Ragazzi cosa fate a scuola a quest'ora? E perché piangi Kirtschtein?"» chiese il coach.
«Noi ce ne stavamo andando.» dissi prendendo le mie cose e afferrando Eren per un braccio che era rimasto lì a fissarli.
«Arrivederci.» dissi tirandolo via.

Scoppiamo a ridere per il corridoio.
«Dovevi vedere la tua faccia.» gli dissi.
«Io non mi siederó mai più su un banco.» disse traumatizzato.
«Ma il coach non è sposato?» risi.
«Divorziato e quella pazza è una puttana, la coppia dell'anno.» mi guardò alzando un sopracciglio »Sai cosa significa?»
«Cosa?»
«Ho un certo potere sulle mie mani.» disse soddisfatto.
«Non ci provare neanche.» lo spinsi.
«Sennò cosa mi fai?» mi prese per i fianchi e mi alzò da terra.
«Tanto male.» dissi mentre mi metteva giù e mi teneva stretta a sé
«Aspetto solo questo.» rise.

[1214 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐞]

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Io mi metto a piangere!! Prima T/n odia Eren e poi basta una minima cosa per farla ritornare un pesce lesso, di nuovo innamorata. Io giuro che strangolo T/n prima o poi ;) (ah e anche Eren perché è un coglione🤗)

Addio e pace a tutti 🙌✌️

𝗒𝗈𝗎 𝖼𝗈𝗆𝗉𝗅𝖾𝗍𝖾 𝗆𝖾 . 𝖾𝗋𝖾𝗇 𝗃.𝗑𝗋𝖾𝖺𝖽𝖾𝗋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora