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Come al solito, Jean era riuscito a rovinare tutto.
«Cosa ti avevo detto?» disse a Eren. Non mi aveva neanche guardata.
«E cosa ti avevo detto io?» si lamentò lui.
Ma di cosa stavano parlando? Cosa si erano detti?
Mi accorsi che Eren cingeva la mia vita; mi feci più stretta a lui e gli passai un braccio dietro la schiena. Mi sentii stupida, ma vedendolo trattenere un sorriso mi fece rilassare.
Potevamo restare così per tutta la vita.
«Io ci rinuncio.» disse Jean esasperato andandosene.
Eren mi girò verso di sé e portai le mani dietro il suo collo. Mi guardò alzando il sopracciglio.
«Che c'è?» sorrisi come un ebete.
«Finalmente sorridi.» mi disse.
Avevo un motivo per sorridere - che era diverso - e quel motivo era lui, ma non volevo dirglielo perché probabilmente qualcosa avrebbe rovinato tutto.
Forse anche lui provava qualcosa per me?
«Forse è meglio scendere.» mi diede un bacio e mi lasciò lì da sola.
Dopo poco scesi anche io e ciò che vidi mi ferì molto: Eren era seduto accanto a Mina e lei era accasciata su di lui.
«Visto che i miei genitori parleranno con il preside per farmi ritornare il capo delle cheerleader, vi ho mandato dei fogli, sui quali ho scritto come dovrebbe essere una perfetta cheerleader della mia squadra. Naturalmente dopo aver compilato me lo manderete e deciderò chi mandare via. Li troverete nelle vostre e-mail.»
Mi guardò in faccia. Nessuna di noi le disse niente perché probabilmente non sapevamo cosa aspettarci.

Quando tornai a casa non feci altro che pensare a ciò che era successo e al bravissimo dialogo tra Jean e Eren. Ma cosa stava succedendo nella mia vita?

Sfortunatamente il lunedì arrivò troppo presto e come al solito non ero pronta a ripartire.
Mikasa si era piantata davanti al mio armadietto e stava protestando riguardo a quella specie di lista che aveva mandato Hitch. In non l'avevo ancora aperta e non l'avevo compilata. Durante la pausa pranzo sarei andata a farlo utilizzando uno dei conputer della scuola.
«Cos'hai?» mi chiese Mikasa sporgendosi davanti al mio banco.
«Lo sai.» le sussurrai tenendo d'occhio il prof.
Come al solito le avevo raccontato tutto.
«Sei proprio cotta mia cara, credo che diventeremo parenti.»
«La smetti?» la guardai male.
«Sei cotta, punto e fine della discussione» sbuffai.
«Kirtschtein e Ackerman, se la mia lezione non vi interessa, potete benissimo uscire e continuare lì la vostra conversazione.» ci richiamò il professore puntando un dito verso la porta.

[⚠️: Mikasa tiene il suo cognome anche se è stata adottata]

Eravamo state cacciate dalla classe. Questa giornata andava di bene in meglio.

Alla pausa pranzo andai in aula informatica e decisi di aprire quel maledetto file. Era un elenco nel quale dovevo mettere le misure del mio corpo, il mio peso e il mio stile di vita; alla fine avrei paragonato i miei risultati con le altre. Odiavo far sapere alle persone queste cose così personali. Era molto difficile, specialmente per una come me che ha seri problemi a guardarsi allo specchio e che ha problemi con il suo corpo. Sapevo di non essere perfetta come le altre e di non essere magra come loro e me ne vergognavo.
Forse ero nata in un'epoca sbagliata: possibile che solo a me interessava il lato interiore delle persone?
Compilai di fretta quello stupido file e glielo mandai.
Mikasa aveva raggiunto Jean in palestra ed io non volevo raggiungerla perché probabilmente avrei incontrato Eren, così decisi di andare alle macchinette per prendermi un caffè.

La sfiga era mia amica e mi ritrovai di fronte Eren che mi squadrò da capo a piedi.
«Perché sei tanto arrabbiata?» mi chiese alzando un sopracciglio.
Come faceva ad essere così dannatamente sexy?
«Perché esisti tu. Ora spostati che ho bisogno di un caffè.» mi fece passare ma continuò a starmi dietro.
«Ho parlato con Mina.» mi disse. Presi il caffè e mi voltai verso di lui.
«Perché dovrebbe interessarmi?» gli chiesi.
Ovviamente mi interessava eccome, ma non doveva saperlo, anzi, non l'avrebbe dovuto sapere mai.
«Sei mia amica, mi sembra giusto informarti sulla mia vita.» sorrise.
«Noi non siamo amici» tagliai corto.
«Le ho detto che ho bisogno di tempo per pensarci su e che non mi va di affrettare le cose.» iniziammo a camminare per il corridoio.
«Ho altro per la testa.» mi guardò e arrossii. Quanto ero stupida? «E lei cosa ti ha detto?» gli chiesi automaticamente.
«Che le va bene così.»
«Davvero?» sgranai gli occhi. Io lo avrei ucciso come minimo.
«Tu cosa avresti fatto?»
«Ti avrei tirato un pugno in faccia.» sorrisi finendo il mio caffè.
«Tipico di T/n.»
La campanella suonò troppo presto per i miei gusti.
«Ci si vede, ciao lunatica.» disse dandomi un bacio in fronte.
Io rimasi immobile per un po'. La fronte mi bruciava, per quale motivo?
Mina mi passò davanti e mi lanciò un'occhiataccia, mentre Hitch arrivò sorridente da me e mi porse un foglio.
«Sei troppo grassa per entrare nella mia squadra, quindi resterai in panchina fino a quando non migliorerai quello schifo di corpo che hai. Ci si vede.» si girò e se ne andò sculettando.
Guardai il foglio e mi sentii uno schifo. Non ero adatta a fare la cheerleader. Cosa avevo in meno delle altre?
Per fortuna Mikasa arrivò quasi subito da me e mi tirò su di morale. La festa di Halloween era alle porte e lei e Historia delle bellissime idee. Sfortunatamente avevo promesso loro di aiutarle ed ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.
La pausa pranzo fu uno schifo, non mangai per i sensi di colpa e Hitch raccontò a tutti la mia situazione. Non feci altro che sentirmi uno schifo e vergognarmi di me stessa.
Perché le parole, specialmente quelle sue, mi facevano stare così tanto male?
Decisi di saltare gli allenamenti per quel giorno e non mi andava di vedere Hitch che mi prendeva per il culo.

Solo più tardi mi resi conto che era stata una pessima idea: una macchina che conoscevo fin troppo bene era parcheggiata davanti a casa mia: l'auto di Floch.
Mi fermai cercando una via d'uscita, ma poi mi feci coraggio. Fortunatamente c'era mia madre a casa quindi non ero sola.
Superai la sua auto senza guardarlo ma poi mi strattonò per un polso e mi tirò a sé.
«Ehy piccola.» mi sussurrò e cercò di baciarmi, ma io mi tirai indietro.
«Cosa vuoi Floch? Vattene!»
«Dammi ascolto!» mi urlò strattonandomi di nuovo. La paura dentro di me stava crescendo. Il mio grande incubo era ritornato.
«Torna con me piccola, sono cambiato.» mi disse.
Io sapevo che non era vero, era come tutte le altre volte.
«Lasciami!» gli urlai e lui mi guardò con rabbia. Quando mi guardava così signicava che voleva picchiarmi.
Mi lasciò andare. Sapevo che si stava trattenendo e non dovevo provocarlo. Ma doveva sparire dalla mia vita.
«Non voglio più avere niente a che fare con te!»
«Staremo a vedere.» detto ciò mi spinse con forza ed io caddi a terra sbattendo la schiena contro il cancello. Il dolore fu fortissimo ma non volevo urlare, così mi alzai e corsi velocemente in casa.
«T/n, cosa è successo? Perché piangi?»
Corsi in camera mia chiudendo la porta a chiave e scoppiai definitivamente.
Quella era stata la giornata più brutta della mia vita.

[1220 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐞]

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Una certa persona di cui non dirò il nome mi aveva detto di aggiornare il prima possibile. Mmmmmhhhhh........

Vabbè eccovi il capitolo. Scusate ma questa settimana ho avuto molte verifiche ed interrogazioni ahahah <3. Cercherò di aggiornare il prima possibile se riesco. Addio💞

𝗒𝗈𝗎 𝖼𝗈𝗆𝗉𝗅𝖾𝗍𝖾 𝗆𝖾 . 𝖾𝗋𝖾𝗇 𝗃.𝗑𝗋𝖾𝖺𝖽𝖾𝗋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora