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<<Bentornati fratelli .>>
La voce di Ubbe si alza per prima, il suo volto bello e limpido oscurato da un'espressione non ostile ma chiaramente cauta, lo sguardo velato da apprensione che scivola prima su Hvitserk, poi su Ivar.
E come se avesse dato inizio alle danze alla sua voce si accompagna quella degli altri presenti, prima i fratelli, poi qualche amico, e poi, più flebile e distante giunge il saluto di Bjorn, il volto contratto in un sorriso rigido, gli occhi sottili. Lagertha non parla. Si limita a curvare lievemente le labbra, accompagnando la smorfia a un cenno composto del capo, e invitando regalmente i due fratelli a sedersi insieme agli altri. La sua acconciatura, alta e intricata, le corona il capo come un diadema d'oro, e nell'aria cupa della sala i suoi occhi incorniciati di nero risaltano come due spifferi di luce bluastra.
Non riesco a fare a meno di indispettirmi nei suoi confronti.

Come osa comportarsi da padrona di casa? Come se fosse lei la regina! È davvero di cattivo gusto, soprattutto di fronte a lui...

Senza neanche guardarlo, già immagino Ivar, gli occhi stretti, la mascella serrata, teso come una bomba che sta per esplodere. L'immagine della sua rabbia crudele, del suo odio per quella donna che ora sembra prendersi gioco di lui si forma nella mia mente, facendomi desiderare di essere in qualsiasi altro luogo che qui. Non oggi, ti prego non oggi. Non sono pronta ad assistere a un omicidio. Ma quando mi volto a guardarlo di sottecchi per osservarne l'espressione noto con stupore che a Ivar l'atteggiamento di Lagertha non sembra dispiacere affatto. Anzi, scorgo sbigottita il cambio del suo volto, non più contratto nella dura maschera che da sempre riserva alla sua famiglia, ma come disteso in un sottile sorriso benevolo. Ivar sta sorridendo a Lagertha? Sto forse sognando?

Di buon grado accetta l'invito a sedere, mentre un paio di serve con la rapidità di un fiume in piena sistemano due sedie sul lato libero della grande tavolata in legno per accogliere i due fratelli rincasati. Gli altri invitati gli fanno spazio senza alcun indugio e Ivar, ringraziandoli serenamente, prende posto a capotavola, proprio di fronte a Lagertha. Hvitserk esita per un attimo, sorpreso piacevolmente dalla placidità del fratello, poi, ivitato da Ubbe lo imita prontamente. E non appena i due prendono posto l'atmosfera nella stanza sembra farsi più serena, i volti dei figli di Ragnar piano piano si rilassano, i convitati abbandonano il gelido silenzio e riprendono a mormorare tra di loro del più e del meno. Persino Lagertha sorride lievemente, ma non riesco comunque a tranquillizzarmi del tutto, soprattutto quando Bjorn si accosta alla madre nascondendo il volto alla mia vista, e i due iniziano a parlottare. Forse se mi avvicino un po' riuscirò a sentire cosa si dicono...

Qualcos'altro attira la mia attenzione.

<<Puoi restare, presto sarai una di noi.>> <<Sono molto stanca, scusami.>> <<Allora ti farò portare del cibo in camera.>> <<Non serve.>>

Hvitserk stringe la mano della mia amica, a qualche metro da dove io, come un'imbecille, sono rimasta imbambolata. Lei poi lo lascia andare, mentre lui richiama a sè una serva. <<Preparatele un bagno caldo e la cena nella mia stanza...>>

<<Io vado.>> Hanna mi saluta, passandomi accanto con decisione e prima che me ne accorga rimango sola di fronte all'ingresso, nè tra le schiave, nè tra i padroni. Odio questa vita. Cosa dovrei fare? Sicuramente non è il caso che mi sieda insieme alla famiglia reale, nè ne ho un particolare desiderio. Però ho anche un certo languorino... Andrò in cucina, decido, sperando che Helveig, la cuoca, abbia pietà di me e mi lasci spizzicare tra gli avanzi.

Così, sentendomi d'improvviso impaziente di uscire da quel campo di battaglia e pregando gli dei affinchè nessuno si accorga della mia presenza, cammino in punta di piedi in direzione del separè, dietro al quale è la porta per la cucina, desiderando ardentemente di essere carta da parati. Tengo lo sguardo basso e i denti stretti e il cuore mi batte a mille e sono quasi arrivata alla meta sana e salva che una voce mi richiama sull'attenti. Mancava così poco!

𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora