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O mio dio sono in camera di Ivar. Spalanco gli occhi e mi metto a sedere in fretta e furia. O mio dio sono sul letto di Ivar.
Mi guardo intorno agitata e riesco a calmarmi solo quando sono sicura di essere sola. Tiro un sospiro di sollievo mentre scosto la coperta. Poi mi blocco...ho dormito con Ivar? Nel suo letto??
Rimango qualche attimo a contemplare l'idea sotto shock. L'ultima cosa che ricordo è di essere arrivata in questa stanza, ma poi niente più. Vuoto totale. E se fosse successo.... qualcosa? No. Scuoto la testa per auto convincermi. Assolutamente no. Ivar non è il tipo da approfittarsi di una ragazza incosciente, no? Maledetto intruglio di Sigrid. Rabbrividisco e mi costringo a pensare ad altro.
Un fascio di luce mi colpisce gli occhi dalla finestra, che è stata quasi del tutto coperta da una tenda. Scendo dal letto a piedi nudi per aprirla e sospiro, avvolta dalla luce. Sono vestita esattamente come ieri e quindi sono in condizioni pietose.
Ho lo stesso vestito con cui mi sono addormentata nel bosco. Lo stesso vestito con cui sono stata schizzata dal sangue del sacrificio. Lo stesso vestito con cui sono stata portata via... rabbrividisco al ricordo. Per un attimo avevo pensato davvero che sarei morta. Ero così vicina... Il cuore mi si stringe al ricordo, e il desiderio di tornare a casa, dalla mia famiglia, si fa ancora più intenso. Non potrei sopportare di morire senza rivederli più. Ma come tornare?
Mi sento pervasa dalla disperazione dell'impotenza e per un attimo rischio di scoppiare a piangere. È tutto così ingiusto e inspiegabile. Presa dalla rabbia afferro la prima cosa che trovo e la stringo forte spiegazzandola tutta e riducendola ad uno straccio. Poi mi accorgo con orrore che si tratta di una maglia di Ivar e tento goffamente di rimediare. Ma qualcuno spalanca improvvisamente la porta, e mi raddrizzo nascondendo la maglia dietro la schiena, cercando di non risultare più patetica di quanto non sembri già.

E così, spettinata e scalza, e con una veste tutto fuorchè presentabile e la sua maglia spiegazzata in mano, Ivar mi squadra in un silenzio stupito. Lo guardo, gli occhi ancora più chiari grazie alla luce del sole, i capelli scuri che gli ricadono sciolti e lucenti sulle spalle, e lo trovo bello. Così bello che la sua bellezza mi irrita. Come fa ad essere così impeccabile di prima mattina? Io sono un completo disastro.
Arrossisco per l'imbarazzo e distolgo lo sguardo cercando di nascondere la maglia, mentre lui, noncurante, lascia la porta accostata e si avvicina con il suo passo cadenzato e zoppicante. <<Era ora che ti svegliassi. Hai un aspetto orribile>> Si è seduto sul letto sfatto mentre giocherella con uno dei suoi anelli. Gli sfoggio il sorriso più apertamente falso di cui sono capace. <<Grazie tante>> Non ha un minimo di tatto. Passa qualche attimo di silenzio, che è lui a interrompere.
<<Come ti senti?>> La sua improvvisa gentilezza mi colpisce, e esito prima di rispondere. Sto meglio, ma quando mi ricapita che sia così carino con me?
Alzo le spalle e sospiro afflitta: <<Non molto bene. Mi sento ancora un po' debole...>> Abbasso lo sguardo per essere più credibile. Annuisce pensieroso, poi fissa il nulla, riflettendo tra se e se per un po'. Poi mi fa sobbalzare.
<<Cos'hai dietro la schiena??>>
Ecco. <<Chi, io?>> Ridacchio nervosamente e cerco di sviare, ma il ragazzo mi rivolge un'occhiata impaziente. Deglutendo nervosamente gli mostro la maglia sgualcita e lui aggrotta le sopracciglia. Con un'espressione profondamente offesa mi strappa lo straccio dalle mani: <<Altro che debole! Direi che stai benissimo.>> Con cura cerca di riparare al danno e ripone la maglia su un mobile in legno. <<E pensare che in quanto mia schiava dovresti prenderti cura delle mie cose, e non distruggerle!>> Il tono è di rimprovero, ma sotto sotto capisco che è divertito e mi rilasso.

<<Stanotte faremo ritorno a Kattegat. Preparati, partiamo il più presto possibile>> <<Stanotte?? Come faremo ad arrivare per stanotte?>> Ma Ivar non risponde, riapre la porta e mi fa un cenno alle sue cose. <<Sistema i bagagli e non dimenticare niente>> <<Ma->> <<E cerca di fare in fretta. Torno a prenderti tra poco.>> <<Ma->> <<Ma cosa?>> Divento rossa per l'imbarazzo quando il mio stomaco mi tradisce rumorosamente. Ivar, con un piede già fuori dalla porta, alza gli occhi al cielo ma annuisce e io sospiro sollevata. <<Ho capito. Ti porterò qualcosa da mangiare. Ma tu sbrigati. Ah, e- mi squadra dall'alto verso il basso in un modo che manda la mia irritazione alle stelle- so che è difficile per te, ma cerca di renderti presentabile!>> Spalanco la bocca indignata, ma lui è già uscito. Insopportabile.

𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora