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Quando Ivar aveva accettato di partire tutti e tre insieme, io, lui e Hvitserk sapevo che non era stata una buona idea. La vocina dentro di me mi ha avvertita. Ma è l'unico modo per vedere Hanna, e non posso in alcun modo lasciarmelo sfuggire.
Perció adesso mi ritrovo goffamente invischiata nei continui battibecchi fraterni, occhiatacce e battutine, accompagnate da una serie di silenzi pieni di imbarazzo per tutti e tre.
Siamo partiti questa mattina, dopo che Hvitserk è rimasto a riposare a casa di Floki per la notte. Abbiamo preparato lo stretto necessario per partire, considerando che il villaggio in cui si trova Hanna è a una decina di ore di distanza a cavallo. Approposito di cavalli: incredibilmente e con mia immensa sorpresa mi è stato dato un destriero per il viaggio. Un vero e proprio cavallo, completamente diverso dal mulo mezzo morto del mio ultimo pellegrinaggio. Povero mulo.
Adesso, dopo aver cavalcato tutta la mattina, finalmente ci siamo fermati per pranzare vicino a un piccolo ruscello, in una parte rada del bosco. Rabbrividisco per il freddo e prendo il pranzo, che Hvitserk mi sta porgendo. Si tratta di uno stecco con infilzata la carne di un animale che non ho alcun interesse a riconoscere. Mi dispiace sempre quando devo mangiare animali appena cacciati, ma ormai ci ho preso l'abitudine. Il ragazzo mi sorride e si siede vicino a me, coprendomi le spalle con una pelliccia. Arrossisco per la sua vicinanza e lo ringrazio, lanciando subito dopo un'occhiata a Ivar, che notandomi si allontana dandoci le spalle. È particolarmente di cattivo umore da ieri sera. Dopo aver acconsentito al viaggio mi ha praticamente trascinata nella sua stanza senza darmi il tempo di ringraziare Hvitserk, ha sbattuto la porta alle sue spalle e si è gettato sul letto senza neanche guardarmi. <<Riposa.>> Era stata l'unica cosa che mi aveva detto, e io avevo obbedito, per quanto confusa dal suo cambio di umore improvviso.
Anche adesso mi confonde, ma non sono stupita. Fisso le sue larghe spalle, piene di tensione, e sospiro. Speravo che durante il viaggio si sarebbe rilassato, come era successo altre volte, e invece la presenza del fratello non fa altro che renderlo più irritato e esigente del solito. Mi ha praticamente torturata questa mattina, facendomi scendere numerose volte da cavallo per qualcosa che gli dava fastidio, o perchè voleva che controllassi gli zoccoli al cavallo o che la sella fosse ben sistemata, o ancora perchè aveva fame o sete. Come se non fosse capace a fare tutte queste cose da solo.

Rimango imbambolata a riflettere per qualche minuto, cullata dalla voce di Hvitserk in sottofondo, che intanto ha iniziato a raccontarmi qualche aneddoto su questa parte del bosco. Sentendomi improvvisamente in colpa per non aver ascoltato neanche mezza parola di quello che ha detto, mi concentro su di lui completamente, tenendo a bada l'irrefrenabile voglia di guardare Ivar, o di pensare a lui.
Ma come al solito i miei piani non vanno mai a buon fine. Infatti inizio a fissare così intensamente Hvitserk che il povero ragazzo smette di parlare e arrossisce. <<Cosa c'è?>>
Divento paonazza a mia volta e scuoto la testa, abbassando lo sguardo. <<Niente. -poi ancora più imbarazzata balbetto- Non volevo fissarti. Scusa.>> Stupida, stupida, stupida. Le parole mi muoiono in bocca quando sento le sue dita sollevarmi delicatamente il mento. Mi sorride dolcemente a poca distanza dal mio volto e il mio stomaco va in subbuglio. <<Non scusarti. Anche a me piace guardarti.- si avvicina leggermente, e io trattengo il respiro. Poi mi fissa negli occhi intensamente, sorridendo- Sei così bella...>> Tutta la sua timidezza è scomparsa, anche se resta l'espressione dolce. Per un attimo temo che mi voglia baciare. Rimango immobile, come incantata, a guardarlo ma avverto l'inspiegabile impulso di allontanarmi. Esito, confusa, abbassando lo sguardo. Non so davvero che mi prenda..
Mi volto istintivamente in direzione di Ivar, con un tuffo improvviso al cuore, scoprendo infine che non è più lì. Possibile che abbia visto? Lo cerco avidamente con lo sguardo senza risultati, mentre Hvitserk ha ripreso il suo contegno, notando la mia agitazione e indovinandone la causa. <<Non ti preoccupare per lui. Ha solo un caratteraccio e poca tolleranza per gli altri esseri umani.>> Ridacchio debolmente, e poi mi incuriosisco. <<È sempre stato così, tra voi?>> Il ragazzo al mio fianco si irrigidisce, e io mi pento un po' di avergli fatto una domanda così intima. Ma lui si passa una mano sul volto con disinvoltura e scuote la testa: <<Non esattamente. Diciamo che è... complicato.>> Complicato. Naturalmente.
Capisco che non aggiungerà altro e sospiro rassegnata. Se solo le cose non fossero sempre così complicate.

𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora