Mi sveglio nella penombra, infreddolita e dolorante. Avverto una forte pressione alla base dello stomaco, come se ci fosse qualcosa che mi stritola e mi impedisce di respirare per bene. Mi sento confusa e mi pulsano le tempie, ma sono abbastanza lucida.
Vedo tutto sfocato e gli occhi mi bruciano, e non riconosco la stanza in cui mi trovo. È piuttosto ampia e ha un'enorme finestra al lato. Sta piovendo a dirotto e sento l'umidità della notte entrarmi nelle ossa, mentre mi dimeno per liberare le mie mani dall'ostile stretta di una corda, invano. Sono legata ad una sedia e non appena mi sposto sento un'intensa fitta all'altezza dell'addome. Stringo i denti per il dolore ma continuo a agitarmi senza ottenere niente se non un lancinante dolore che mi fa lacrimare gli occhi. Inizio ad avere davvero paura. Tutto per un maledetto sogno. Urlo a squarciagola, implorando un aiuto divino.
<<Sai benissimo che è inutile. Nessuno ti sentirà. E se continui ad agitarti così ti farai solo del male.>> Lena. La ragazza spunta alla mia destra, con una fiaccola in mano e il trucco del sacrificio ancora addosso. Sussulto nel vederla e le scocco un'occhiata carica di rancore <<Strano che ti interessi se mi faccio del male>> Sembra essersi invecchiata di almeno dieci anni ma ha comunque una bellezza mozzafiato. <<Non mi interessa infatti>> La sua voce è fredda e il volto imperscrutabile. Mi fissa per qualche attimo, come per studiarmi. <<Che cosa vuoi da me? Perchè sono qui? E perchè sono legata? >> La voce mi trema per il dolore e la paura, ma lei ha smesso di guardarmi e non risponde. Non riesco a interpretare la sua espressione, e dopo un attimo la vedo sospirare stanca. Poggia la fiaccola e mi da le spalle, iniziando ad armeggiare su un tavolino in legno.Mi accorgo con la coda dell'occhio della presenza di una persona all'angolo della stanza. Riesco a distinguere i tratti marcati e la barba di un giovane vichingo dal volto familiare. Accorgendosi del mio sguardo sussulta e io ricordo di averlo incontrato la sera prima. Era seduto al nostro stesso tavolo. Mi pare si chiamasse Joan.
Anche lui è complice? Che intenzioni ha? Sento la rabbia crescere ma capisco che guardarlo male non servirebbe a niente. Perciò gli lancio l'occhiata più triste e sofferente di cui sono capace e poi distolgo lo sguardo, sentendo un'altra fitta all'addome.
Ivar, dove sei?Il tempo passa e pian piano il dolore diminuisce. La paura però no, e sempre più spesso mi ritrovo a pensare che probabilmente questo è l'ultimo giorno della mia vita. Mi scorrono davanti agli occhi immagini della mia vita prima, della mia famiglia, le mie amiche, la scuola. Ma poi mi viene l'impulso di piangere ed è davvero l'ultima soddisfazione che voglio dare a queste persone. Inizio a fissare la pioggia mentre Lena è inginocchiata davanti al mobile in legno, che a questo punto credo sia un altare, mentre mormora una specie di preghiera di cui non riesco a distinguere le parole.
All'improvviso si sentono dei passi e Lena si irrigidisce. Poi si sente bussare quattro volte, con una breve pausa nel mezzo. Vedo la mia rapitrice rilassarsi e dirigersi in direzione della porta mentre prego con ogni singola particella che si tratti di Ivar. E se lui sapesse dove sei? E se fosse d'accordo con Lena? No, non ha senso. Ivar non mi vuole morta. Non mi farebbe mai questo.L'aria gelida della notte mi arriva alle spalle mentre sento il forte scrosciare della pioggia. <<Eccoti finalmente. Hai portato quanto ti ho chiesto?>> <<Sì, signorina>> Spalanco gli occhi riconoscendo subito la voce. Sigrid!
<<Bene! Adesso puoi andare>> Vorrei tanto girarmi e guardare la serva negli occhi. Voglio vedere con che coraggio lascia che mi succeda questo. Sono piena di ribrezzo. <<Non ti servirà una mano a... ripulire?>> Ripulire? Ripulire cosa? Il cuore mi batte all'impazzata. Allora mi ucciderà davvero. <<C'è l'ho già, una mano>> Joan, preso in causa, si alza dalla sua postazione e con voce piatta afferma <<Fai rimanere lei. Vado a riposare>> Mi lancia un ultimo sguardo che non riesco a interpretare e sento la porta chiudersi alle sue spalle, accompagnata dal suono della pioggia di nuovo ovattato.
STAI LEGGENDO
𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠
FantasyAlice è una normale sedicenne del ventunesimo secolo quando si ritrova, all'improvviso, a viaggiare indietro nel tempo fino ad arrivare all'epoca dei Vichinghi. Lì, scossa e confusa più che mai, viene accidentalmente scambiata per una schiava, finen...