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Mi sveglio dolcemente, senza nessuno che mi scuota o urli contro come accade di solito. Tengo gli occhi chiusi per qualche altro attimo, sentendo la luce del sole mattutino sulla pelle, desiderosa di riposare ancora. Quando però, piano piano, comincio a prendere coscienza di dove sono e soprattutto con chi, apro gli occhi di scatto. È una mattinata splendida, con uccellini che cantano allegramente e il sole che filtra tra gli alberi di questa meravigliosa foresta, dandogli un aspetto etereo. Mi alzo con le gambe ancora doloranti per la camminata di ieri. Mi guardo attentamente attorno, e vedo il mulo, stranamente ancora vivo, esattamente dove l'avevo lasciato ieri notte.
Continuo a vagare con lo sguardo e il cuore inizia a battermi all'impazzata: Ivar non si vede da nessuna parte.
E neanche il suo cavallo.
Rimango immobile per qualche attimo con aria sperduta mentre l'ansia mi assale. Non c'è traccia di lui. Non ha lasciato assolutamente niente.
Con disperazione mi rendo conto che le cose preparate da Helveig ,come bacche e funghi e carne essiccata, erano sul cavallo di Ivar. Così come tutte le monete. Così come i miei abiti.
Non ci credo. Mi ha lasciata qua.

La rabbia inizia a crescere e mi ripeto che sono una scema per essermi fidata. Come può qualcuno fidarsi di una persona come Ivar? Sono fortunata che non mi abbia uccisa durante la notte. E ne ha avute parecchie di occasioni per farlo. Stupida stupida stupida. Mi mordo il labbro nervosamente mentre inizio a sentire il senso di disperazione crescere.
E adesso che faccio? Come torno a casa? A questo pensiero mi salgono le lacrime agli occhi. Ancora una volta desidero tornare nella mia comoda vita del ventunesimo secolo, dai miei genitori, mio fratello, i miei amici... No. Alice non è il momento di farsi prendere dalla nostalgia.
Prendo un respiro profondo e di nuovo vengo assalita dalla rabbia. Mi viene da urlare, e da spaccare cose. Inizio a pestare i piedi nervosamente.
Non ci credo. È impossibile. <<Non ci posso credere. Non ci posso credere!!>> urlo picchiettando la fronte al tronco di un albero, presa da un senso di sconforto totale. Maledetto, dannato Ivar Lothb-
<<A cos'è che non puoi credere?>>

Sobbalzo al suono della voce, ormai familiare e piena di scherno, di Ivar. Sento nascere in me un'improvvisa gioia e mi lascio scappare un enorme sorriso di sollievo, non curante della figura appena fatta. Lui, con le redini del cavallo in mano, mi guarda per un attimo in un modo che non riesco a decifrare, ma poi riprende la sua solita aria astuta e divertita. <<Non pensavi mica che ti avessi abbandonata?>> non rispondo e mi rimprovero mentalmente. Se non avessi urlato avrei sentito i passi e avrei evitato di fare quest'ennesima figuraccia.
Poi lo vedo avvicinarsi mentre mi porge qualcosa con la solita aria incurante. <<Ecco la colazione>> <<Ahhhhhh!>>
Lancio un urlo terrorizzato. In mano tiene stretto per il collo un coniglio piuttosto grande morto, che deve aver ucciso a mani nude dal momento che non c'è traccia di una ferita sulla pelliccia . Oddio. O mio dio.
Fisso Ivar inorridita e lui mi guarda malissimo per un po'.
Poi borbotta indifferente: <<Non ti preoccupare, se non è di tuo gradimento puoi benissimo rimanere a digiuno>> Sento una fitta di ira che mi fa avvampare, e incrocio le braccia <<Splendido. Meglio non mangiare piuttosto che nutrirsi di un povero e innocente coniglio!>> Quasi urlo, inorgoglita. Non sono vegetariana, ma comunque non riuscirei a mangiarlo ora che ho visto com'era carino in vita. <<Perfetto>> borbotta Ivar.
Sembra leggermente offeso, ma forse è solo una mia impressione.

Rimaniamo in silenzio mentre accende il fuoco e "cucina" la sua colazione. Cerco di distrarmi dando qualcosa al cavallo e al mulo, che è in condizioni pessime. La brezza estiva mi porta alle narici l'odore di coniglio cotto e un po', lo ammetto, mi pento di aver fatto una scenata. Mi sta venendo una tale acquolina... ma l'orgoglio è più forte della fame. Cerco di rimediare mangiucchiando qualche frutto di bosco, attenta a non farmi notare da Ivar.

Quando stiamo per ripartire mi sento piuttosto in imbarazzo. Le gambe mi fanno ancora un po' male e non so quanto a lungo riuscirei a camminare. Il mulo poi sta peggio che mai. Sembra essersi indebolito ancora di più nel corso della notte. Vorrei chiedere ad Ivar di poter viaggiare a cavallo con lui, ma non so cosa potrebbe rispondere o pensare.
Dopo la chiacchierata di ieri sera però lo vedo in modo diverso, più umano. Vederlo pieno di curiosità in un certo senso lo ha reso meno spaventoso. Come se adesso avessi un'arma segreta. Così inizio a fissarlo insistentemente, indecisa sul da farsi. Lui se ne accorge, e il suo volto si contrae leggermente in un mezzo sorriso astuto. Poi alza gli occhi al cielo e mi porge la mano. Fissandolo negli occhi, colpita da tanta comprensione e gentilezza, allungo il braccio nella sua direzione e mi preparo a salire.

𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora