Rabbrividisco per il cambio improvviso di temperatura. Fuori infatti c'è una nebbia che di certo non mi ha aiutato a sentirmi più tranquilla. Non posso credere di essere qui. Mi salgono le lacrime agli occhi. Ora più che mai vorrei tornare a casa, dalla mia famiglia, al sicuro. Dove nessuno mi avrebbe toccata se non avessi voluto, e nessuno mi avrebbe mai costretta a fare niente. E non in quel covo di vichinghi ubriachi e sessualmente iperattivi. Deglutisco e cerco di sorridere a Hanna che mi guarda perplessa. Non riesce a capire perchè faccio tante storie. Per lei questo deve essere la normalità. Prendo un forte respiro e lancio delle occhiate in giro per la stanza, perchè di una singola stanza si tratta. Non sono mai stata in questo posto, la sala del trono, doce avvengono tutte le feste e i rituali e le assemblee che contamo davvero. Ma dopotutto, perchè una schiava dovrebbe stare in un posto del genere? Solo per una ragione, risponde una vocina nella mia testa, che maledico mentalmente. Non farò nulla che non voglio fare e andrà tutto bene sono le frasi che decido di ripetermi a mente come una litania per tranquillizzarmi. Come mi aspettavo la stanza è piena zeppa di uomini alti e barbuti, spesso dagli occhi glaciali, le guance arrossate e i capelli dal castano scuro al biondo platino al grigio caldo. L'odore di alcol nell'aria mi stordisce e arriccio il naso di istinto. Mi sento però anche incuriosita, che roba bevevano.. anzi, bevono i vichinghi? Birra? Di certo non Spritz e Sex on the Beach. <<Seguimi>> Mi fa cenno Hanna e mi accomoagna dietro una specie di retina, dove mi domanda se i suoi capelli stanno bene, si sistema la scollatura in modo che le si veda meglio il seno prosperoso e poimi guarda sbuffando <<Ma che ti sei fatta in testa? Non vorrai mica buttare all'aria la tua occasione di colpire un uomo importante!?>> E senza che io riesca ad aggiungere altro si mette ad armeggiare abilmente con la mia chioma. Dopo qualche tirata di capelli e protesta da parte mia finalmente finisce e mi do una tastata alla mia nuova acconciatura. Da quello che riesco a capire si tratta di una complicata treccia, che portano numerose ragazze qui a Kattegat. Poi fa una cosa che avevo visto solo in un film, e si pizzica le guance, facendo poi lo stesso con me. <<Hey>> <<È per dare un po' di colorito al tuo viso, sei pallida come un teschio!>> Le impedisco di sistemarmi la scollatura e lei sbuffa, ma poi mi guarda e sembra soddisfatta, quindi mi da qualche indicazione. <<Tutto quello che devi fare è sederti dove ti dicono loro e riempirgli il bicchiere quando si svuota, senza che te lo chiedano. Ah e quando la brocca si svuota venire qui a riempirla. Il resto verrà dopo.>> Il cuore mi batte all'impazzata. Se qualcuno tenterà di farmi qualcosa stasera o risponderò male o scapperò via, facendo saltare completamente la mia copertura. Tutti capiranno che non sono una normale schiava. Deglutisco ma poi mi convinco che non ho altra scelta se non quella di affrontare questa sfida. Così torno nella stanza e rispondo al cenno di un uomo barbuto a un tavolo all'angolo, e mi avvicino.———————
Non va male quanto pensavo. Certo, gli uomini sono dei veriporci. Bevono all'impazzata e sbraitano se non gli riempi subito il bicchiere, e passano tutto il tempo a ridere tra di loro, a mangiare come animali, a litigare, a cantare a squarciagola e a dire sconcerie. Sono veramente in pochi a non far parte di questa massa informe e agitata, e si tratta delle persone sedute su un lungo tavolo, proprio davanti al trono. Lì, dove sta servendo Hanna, sono seduti tutti i figli del re: Ubbe, Hvitserk, Ivar, Sigurd, Bjørn, un certo costruttore di navi che mi pare si chiami Floki, tre o quattro donne e alcune facce che non riconosco. Lancio un'occhiata in quella direzione dei figli del famosissimo Ragnar Lothbrok, che avevo visto il giorno prima nel bosco. In particolare mi sento attratta dalla persona seduta a capotavola, con aria elegante e .... regale. È l'unico aggettivo che calzi davvero l'atteggiamento di Ivar Ragnarsson , sul quale avevo sentito i peggio pettegolezzi. Non solo si diceva che fosse pazzo e che uccidesse chiunque osasse contraddirlo, ma giravano voci anche sulla sua.... ehm come dire... incapacità a soddisfare una donna. Sin da subito ero stata presa da una grande compassione per quel ragazzo che, diverso da tutti, era cresciuto tra la paura e l'odio. Ma ora che lo vedo dal vivo la compassione è l'ultimo dei sentimenti che la sua immagine riesce a suscitarmi. Sembra così a suo agio nella sua pelle che... quasi quasi lo invidio. <<Ehi schiava, sbrigati!>> Uno dei soliti ubriaconi mi chiama sbraitando e distogliendomi dai miei pensieri.
Mentre verso la solita bevanda a un signore sulla settantina, grasso e capelluto, voltandomi vado a sbattere contro il petto di qualcuno. La brocca sarebbe caduta se la persona davanti a me non avesse degli ottimi riflessi:in un attimo infatti, le sue mani hanno circondato l'oggetto bloccandone la caduta. Abbasso lo sguardo imbarazzata <<Mi dispiace>> <<Non preoccuparti!>> Riconosco subito la voce e alzo gli occhi di scatto, incontrandone un paio di azzurri. Hvitserk. Il ragazzo che il giorno prima avevo visto punzecchiarsi col fratello ora si è messo a fissarmi immobilizzato, al punto da farmi arrossire fino alla pinta dei capelli. <<C-c'è qualche problema?>> Mi sembra di vederlo arrossire nella penombra, o forse è solo la bevanda che distribuisco da tutta la sera. <<Ehm.. nono, scusami.>> E lo vedo farsi da parte per farmi passare. Poi peró sembra cambiare idea e fa un passo nella mia direzione <<Posso.. chiederti come ti chiami?>> Arrossisco e mi scappa una risatina per la sua goffagine. <<Alice>> Il suo volto viene illuminato da un sorriso e noto che non è affatto male come ragazzo. Non il mio tipol ma neanche brutto. <<Alice>> ripete. <<E di dove sei?>> <<Ehm... è un posto molto molto lontano da qua... probabilmente non lo conosci...>> Lui sembra voler dire qualcos altro ma poi veniamo interrotti da un forte rumore di metallo che cade a terra e vedo Hanna sfrecciare via dalla stanza in fretta e furia. Faccio un cenno di scuse al ragazzo davanti a me e seguo la mia amica.
<<Hanna! Che succede?>> Il suo volto è pallidissimo e le mani le tremano. Le parlo ma non guarda me, fissa un punto in lontananza. <<Hanna?>> Finalmente i suoi occhi incontrano i miei , ma aspetta ancora qualche secondo prima di parlare. <<H-ho versato della bevanda addosso a I-Iv.... al senza ossa..>> La fisso sbigottita e per poco non scoppio a ridere. <<Tutto qua?>> Domado divertita, prima di riuscire a controllarmi. Ma lei mi fissa come se fossi impazzita <<Tu non capisci, non sei di qui... Ivar una colta ha ucciso una schiava perchè si è messa a fissare le sue gambe...>> Alzo un sopracciglio ancora perplessa. <<Ti ha minacciato?>> La ragazza fa cenno di no, e per una volta dimostra finalmente l'età che ha. Sembra una bimba spaurita. <<E allora non penso ci sia bisogno di avere paura. Se lo sarà già dimenticato>> Mi sbagliavo, naturalmente.
<<Ehi tu, schiava! Vieni qua>>
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𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠
FantasyAlice è una normale sedicenne del ventunesimo secolo quando si ritrova, all'improvviso, a viaggiare indietro nel tempo fino ad arrivare all'epoca dei Vichinghi. Lì, scossa e confusa più che mai, viene accidentalmente scambiata per una schiava, finen...