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Con il cuore a mille mi allontano con uno scatto dalla porta. Non voglio più sentire. Devo andarmene.
Le mani mi tremano mentre percorro il corridoio distrattamente, senza avere la minima idea di dove stia andando. Ho bisogno di mettere più spazio possibile tra me e quella stanza. Nella fretta vado a finire addosso a Sigrid, che è appena uscita da una massiccia porta in legno.  <<Hey Alice! Già di ritorno?- Cosa è successo?>> il suo tono si fa allarmato ma io subito mi rifuggo dal suo sguardo scrutatore. <<Niente>> aumento il passo dandole le spalle <<Ma dove vai?>> <<Ho bisogno di prendere aria>> Non riesco a vedere l'espressione del suo volto, e neanche mi interessa. Inizio a correre, presa da una disperazione sorda.

Ripensando al tono implorante di Lena, al modo in cui aveva supplicato Ivar di uccidermi... tutto per un sogno. Chi darebbe tutta questa importanza a un sogno? E chi sarebbe poi questa dama nera? Possibile che sia io? E che vuol dire che sarà la fine di Ivar? Vorrebbe forse dire che... ucciderò Ivar? È impensabile. Sono soltanto una ragazzina, una normale adolescente del ventunesimo secolo che si è ritrovata a vivere in quest'incubo. È stato tutto uno stupido errore dell'universo, un algoritmo sbagliato. Perchè altro dovrei essere qui? Niente di tutto questo ha senso e mi sento ogni secondo che passa più confusa. Il silenzio di Ivar mi rimbomba ancora nei timpani. Cosa farà adesso? Mi ucciderà, come ha minacciato varie volte di fare? No, non lo farebbe mai.
O mi sbaglio anche su questo?

In questo momento devo avere davvero un aspetto pietoso. Alla fine, non so come, riesco a trovare l'uscita da questo posto orribile, ritrovandomi alla porta dalla quale Sigrid mi aveva fatto entrare ieri. Rabbrividisco per il freddo. È un incubo. Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Mi chiedo se ci sia un piano, un qualche stupido scherzo del destino che ha voluto che io mi trovassi qui in questo preciso istante. O magari è solo un sogno, tutto quello che vedo è frutto della mia immaginazione. Una simulazione. Mi guardo intorno attentamente, ma niente di quello che ho visto fin'ora può farmi pensare che si tratti di finzione. Sento il vento agitarmi i capelli, il freddo sfiorarmi il volto e farmi rabbrividire; vedo gli alberi ondeggiare dolcemente e il sole splendere, osservo il fumo dei tetti in lontananza alzarsi in aria e confondersi con le nuvole. Tutti i sapori, gli odori, le sensazioni. L'abbraccio di Hanna, la mano di Hvitserk. Lo sguardo penetrante di Ivar. Tutto questo non può essere finto. Deve essere reale.
Mi allontano in direzione della boscaglia, guardandomi alle spalle per paura di venire scoperta. Mi sistemo in una zona isolata, a una decina di minuti da casa di Erik, e mi siedo sotto l'ombra di un grande pino, nascondendo il volto tra le ginocchia. Non voglio che nessuno mi veda piangere.

<<Alice, dove sei? Faremo tardi!>> <<Arrivo Sarah!>> Saluto con un gesto frettoloso i miei genitori e raggiungo la mia migliore amica Sarah che mi aspetta impazientemente in macchina. La stringo in un forte abbraccio <<Mi sei mancata Hanna!>> <<Hanna? E chi è Hanna?>> Sarah mi guarda ridendo, e io la imito, confusa. <<Non ne ho idea. -esito, e poi scuoto la testa- Non so perchè lo abbia detto>> La mia migliore amica alza le spalle di buon umore e accende la radio canticchiando, mentre per un attimo rimango imbambolata. Mi sembra di aver dimenticato qualcosa di importante, solo che non so cosa sia... <<Terra chiama Alice!>> <<Eh?>> <<Ti ho chiesto se hai conosciuto qualcuno di interessante quest'estate!>> Scuoto la testa, ma aggrotto le sopracciglia. Non ricordo assolutamente niente di quest'estate. Eppure...Sarah si lascia sfuggire una risatina, e il suo tono di voce cambia. <<E lui era d'accordo a farti tornare?>> Sono confusa. <<Lui chi?>>
<<Ivar>> Sobbalzo nel sentire quel nome e all'improvviso tutto mi torna in mente. I vichinghi, Kattegat, Ivar...Sono tornata nel presente? Guardo Sarah scioccata, ma c'è qualcosa che non mi torna. Un brivido mi corre lungo la schiena mentre continua a guidare, noncurante. <<Come fai a sapere di Ivar? Che ci faccio di nuovo qui?>> <<Qui? Tu non sei da nessuna parte, Alice>> La fisso in silenzio, più confusa che mai. Cosa vorrebbe dire? La osservo quando noto all'improvviso il suo viso contrarsi in una smorfia di dolore e portarsi una mano al ventre. <<Sarah? Stai bene?>> Poi il volto le cambia e i capelli diventano biondi e lunghi. <<Hanna? Sei tu?>> lei mi guarda pallidissima, dolorante e con una mano portata nello stesso punto sul ventre. Si lascia sfuggire un urlo mentre perde il controllo dell'auto, e ci ritroviamo a sfrecciare a grande velocità per la strada. Urlo e cerco di afferrare il volante ma è troppo tardi: sbattiamo contro qualcosa e vedo tutto nero.
Quando riapro gli occhi sono in una stanza buia, nel silenzio più totale. Sento odore di legno bagnato e muffa e so con certezza di trovarmi a Kattegat. <<Ti aspettavo>> una voce gutturale mi avvolge, e vedo nella penombra una figura incappucciata avvicinarsi. È troppo buio perchè riesca a distinguerne i tratti, ma istintivamente indietreggio spaventata. <<C-chi sei?>> Un fruscio. <<Lo capirai presto.>> Il mio corpo si riempie di brividi quando capisco che la figura è ormai al mio fianco. <<Guardati dalla Valchiria e non tirarti indietro>> <<La Valchiria?? E indietro da cosa?>> Ma la figura non c'è più, e la stanza inizia a perdere i contorni. Sento un rombo ritmico e lontano e scivolo via...

𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora