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Dove stiamo andando? Perchè così all'improvviso, senza avvisare nessuno? E perchè Ivar vuole che anche io vada con lui? Sono queste le domande che mi ronzano in testa mentre afferro a tentoni la sacca con cui sono arrivata qui da casa di Sami sove riesco ad infilare a malapena un'altra veste lunga da schiava e un giaccone di pelle. Mi copro per bene con la pelliccia di un altro animale, pronta ad affrontare il gelo della notte.
Immagino che si tratti di una missione segreta , o che so io, quindi faccio tutto con il massimo silenzio, anche se continuo a inciampare dappertutto. Mi avvicino alla cucina in punta di piedi. Ivar mi ha detto di prendere dei viveri perciò, per quanto non mi piaccia l'idea, devo rubare il cibo di Helveig.
Faccio un respiro profondo con il cuore a mille e apro la porta che cigola e mi fa perdere dieci anni di vita. Appena vedo un lume acceso mi viene un accidente. Quando capisco però mi rilasso. Helveig è sveglia e sta infilando dei sacchetti in una specie di borsone. Mi vede e non si scompone <<Come sei pallida ragazza mia>> mi da una pacca gentile sul braccio e poi continua il suo lavoro. Sono sorpresa. Se Ivar le ha riferito che stiamo partendo, deve davvero fidarsi di lei.
Dopo qualche attimo mi porge il borsone pieno di cibo. <<Ecco fatto. Adesso vai. Non vorrai fare tardi.>> Mi fa un cenno in direzione della porta e io mi avvio ancora intontita. Prima di uscire la ringrazio e lei mi sorride apprensiva. Vorrei chiederle cosa la preoccupa, ma presa dalla fretta me ne dimentico completamente.
Inciampando dappertutto attraverso il corridoio a tentoni. Finalmente, riesco ad uscire dalla porta della servitù. Batto già i denti e mi guardo intorno, non vedendo traccia di Ivar. Ma dove è finito?

Dopo poco sento qualche mormorio provenire alla mia destra. Mi avvicino e tiro un sospiro, non so se di sollievo o di sconforto, quando vedo Ivar in sella a un cavallo nero e possente, che parlotta con un uomo. Entrambi mi ignorano del tutto, ma ormai ci sono abituata. Alla fine il signore si allontana e lui si degna di rivolgermi la parola senza guardarmi. Le uniche fonti di luce sono le stelle e la luna <<Hai fatto quanto ordinato?>> <<Sì>>, poi alzo le braccia e gli faccio notare i borsoni che porto pesantemente in mano <<Dove li metto questi?>>
Lui mi guarda aggrottando le sopracciglia, confuso <<Li porti tu, mi sembra ovvio.>> Ah.
<<Mi sembra ovvio>> Ripeto un paio di volte, prima scioccata, poi sorridendo amaramente. Ovviamente li devo portare io i bagagli. Come ho potuto anche solo dubitarne per un attimo? Oh bhè, li caricherò sul mio cavallo. Approposito... dov'è il mio cavallo?
Mentre Ivar taglia concentrato non so cosa con un coltellino mi guardo nervosamente intorno. Mi schiarisco la gola, e lui scocciato alza lo sguardo. <<Sì?>> <<Dov'è... ecco.... dov'è il mio cavallo?>>
Le sue mani smettono di muoversi e mi fissa scioccato per qualche attimo. Poi il suo viso si apre in una profonda risata, e stavolta sono io a guardarlo incredula. Mi prende in giro? Sento uno strano movimento alla base dello stomaco mentre osservo i suoi lineamenti rilassarsi. In questo momento non sembra neanche lontanamente il ragazzo che terrorizza tutti. È... diverso.
Peccato che si stia prendendo gioco di me. <<Tu? Un cavallo? - un'altra grassa risata, stavolta più silenziosa, come se si fosse appena ricordato che nessuno deve sapere che siamo là- Eccolo là il tuo cavallo>> Mi indica qualcosa alle mie spalle, ma prima che io possa voltarmi a controllare mi sento spinta con violenza da una cosa umida all'altezza della mia schiena. Soffoco un grido e mi volto.
Un mulo. Devo viaggiare su un mulo. O è un asino? E neanche in buone condizioni, a quanto vedo. Rimango a bocca aperta mentre Ivar si riprende dall'attacco di ridarella, e torna ad avere il tono imperioso di sempre. <<Sbrigati. Dobbiamo partire.>> Con qualche difficoltà salgo sul povero animale, caricando i bagagli e sperando che regga a tutto il peso. Ivar inizia ad avviarsi e io gli vado dietro in silenzio impettita. Da piccola ho fatto un po' di equitazione quindi me la caverei a cavallo, ma sono completamente inesperta di muli. O asini. Sarà un viaggio molto lungo.

È spuntato il sole da poco e io e Ivar non ci siamo praticamente rivolti la parola. Non credo gli piaccia molto parlare mentre è a cavallo. Ho provato a fare qualche domanda sulla destinazione o sulla lunghezza del viaggio, ma lui mi ha sempre risposto con qualche occhiataccia o, semplicemente, ignorandomi. Il suo sguardo è scuro e concentrato, perso in chissà quali macchinazioni. Cerco di distrarmi guardandomi attorno. Per la prima volta noto gli strani aggeggi che ha sulle gambe. Non sono quelli soliti, sono più lunghi e di un materiale diverso. Mentre camminiamo capisco che è grazie a quelli che riesce ad andare a cavallo, che non potrebbe speronare altrimenti.
Inizio ad avere fame ma aspetto, paurosa di rompere il silenzio che si è formato tra noi. Mi chiedo che stiamo facendo. Dove vuole andare? Perchè così all'improvviso, senza avvisare nessuno? Probabilmente voleva solo allontanarsi da Lagertha... ma è davvero così immaturo? Mi prende una morsa allo stomaco a pensare a Hvitserk. Chissà se, non trovandomi, sarà in pensiero...

Finalmente ci fermiamo per una pausa presso un piccolo ruscello. Scendo con difficoltà dal asino, ma per fortuna Ivar non mi sta guardando. Mi avvicino all'acqua, cercando di non cascarci dentro, e riempio la mia saccoccia. Mentre bevo e Ivar mangia qualcosa nel solito silenzio, e siamo in procinto di ripartire, mi accorgo con orrore le tremende condizioni del mio mulo. Lancio un'esclamazione di allarme e Ivar mi guarda male. <<Che cosa c'è adesso? >>
Mi trattengo dal guardarlo male a mia volta e mi avvicino al povero animale. <<Non vedi che sta male?>> Ivar alza le spalle indifferente. Io inizio a coccolare l'asino, presa da un impeto di empatia. <<Povero cucciolo! Sei in queste condizioni e sei stato costretto a portare tutto quel peso!>> Prendo senza pensarci una mela dalla sacca dei viveri e gliela do da mangiare.<<Che cosa credi di fare?>> Sussulto nel sentire il suo tono severo così vicino.
<<Do da mangiare al mulo, mi sembra ovvio>> Si è avvicinato zoppicando e irritato borbotta <<Le porzioni sono contate lo sai?>> Alzo gli occhi al cielo infastidita <<Vorrà dire che mangerò una mela in meno, tanto non ho fame>> Mento spudoratamente. Sto morendo di fame. Ma lui non ha bisogno di saperlo no? Per fortuna il mio stomaco se ne sta buono e non fa rumori che possano tradirmi.
Ivar sbuffa e lascia correre, e risale a cavallo senza troppe difficoltà. Poi si sistema gli aggeggi alle gambe e mi lancia uno sguardo <<Sali. Dobbiamo ripartire.>> Esito ossservando il povero animale.  Non ci vuole un esperto per capire che non sopravviverà un altro giorno se continua a portare tutto quel peso. Ivar sembra capire e usa il suo tono minaccioso <<Non farmi arrabbiare.>> Aggrotto le sopracciglia mentre lui continua: <<È solo un mulo! A chi vuoi che importi se muore?! Domani ne prenderemo uno nuovo>>
Sono indignata. <<Importa a me! Proseguirò a piedi.>> ho praticamente urlato e lui mi guarda in un misto di irritazione e incredulità. Poi il suo volto diventa inespressivo, anche se adesso ha una strana luce negli occhi quando mi guarda<<Fai come vuoi- inizia a camminare a cavallo- ma non andrò più lentamente solo perchè tu sei a piedi.>> Aumenta il passo e io, con il mulo che mi segue, faccio già fatica a stargli dietro , con lo stomaco che brontola.
Mi correggo, sarà un viaggio lunghissimo.

𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora