Non sono mai stata così stanca in vita mia. Da quando siamo ripartiti non ci siamo più fermati, eccetto per una brevissima pausa per abbeverare i cavalli. Mi correggo: per abbeverare il cavallo e il mulo mezzo morto che trascino da tutto il giorno. Il braccio destro, con il quale tengo le sue redini , si contrae puntualmente in dolorosi crampi e devo sempre fare a cambio con quello sinistro; le gambe sono tutte indolenzite e i piedi sono gonfi e doloranti, come se camminassi su carboni ardenti. Mi domando cosa abbia fatto di male per meritarmi una sorte simile. Per alleggerire la faccenda poi si aggiunge un violento vento freddo e il mio stomaco che, nonostante abbia sgranocchiato qualche bacca, continua a rumoreggiare scontento.
Ah e ho già detto che stiamo camminando in salita? Ivar poi aumenta sempre di più il passo costringendomi puntualmente a correre per raggiungerlo. Non potrebbe andare peggio.
Sono esausta, tanto che non ho neanche la forza di lamentarmi con lui. A volte mi scappa qualche gemito, ma quasi non mi sento più in grado di formulare una frase di senso compiuto.
Poi comunque non è che ad Ivar sembri importare più di tanto come sto. Non si è voltato neanche una volta per vedere se sia ancora viva o meno. Abbiamo proseguito nel più totale silenzio e lui mi ha sempre ignorata spudoratamente, tanto che a un certo punto, distrutta e indignata, borbotto tre me e me: <<Potrebbe anche voltarsi per controllare se sono ancora viva o se mi hanno rapita! Ma che dico? Sia mai, un principe come lui, consumare i suoi divini occhi su una schiava come me!>> Sono davvero amareggiata, ma lamentandomi già mi sento meglio.
Peccato che lui mi abbia sentito, e me ne rendo conto con orrore quando rallenta il passo fino ad affiancarmi. Distolgo lo sguardo e mi ricompongo, anche se i suoi occhi sono rivolti in lontananza quando ribatte:
<<Non c'è bisogno che mi volti a controllare se ci sei ancora, mi basta sentire i tuoi lamenti>> Spalanco gli occhi inorridita << Lamenti?! E chi si lamenterebbe, scusa?>> Mi fingo profondamente offesa, ma non mi riesce molto bene. Sono davvero stanca morta. Ho voglia di accasciarmi a terra e non alzarmi più, ma sono troppo orgogliosa per chiedere ad Ivar di fermarci. No, devo andare avanti. Devo farcela.
Continuo a camminare o meglio, a strusciare i piedi a terra, ciondolando con il mulo al mio seguito. Poi succede una cosa inaspettata: all'improvviso mi si catapulta davanti alla strada, spaventandomi a morte, il cavallo di Ivar.
Alzo lo sguardo sorpresa, ma lui non guarda me. Poi, tutt'un tratto, si fa avanti nella mia direzione e mi afferra il braccio con agilità. Cavolo quanto è forte. Da solo riesce a sollevarmi da terra e trascinarmi verso l'alto. Prima di rendermene conto mi ritrovo a salire in groppa al cavallo di Ivar, alle sue spalle, con le mani aggrappate disperatamente ai suoi fianchi quando il cavallo si agita per il peso aggiunto.
Sono senza parole, e fiato. Confusa e sorpresa e riesco solo a gioire per il sollievo che avverto alle gambe ora che sono seduta. Se avessi dovuto camminare ancora sarei probabilmente morta prima del mio mulo.
Quando penso al fatto che non sono mai stata così vicina ad Ivar però il sollievo mi abbandona, lasciando il posto a una sensazione di agitazione e d'imbarazzo.
Intanto Ivar, serenamente, si è avvicinato al mulo afferrandone le redini e si è assicurato che ci segua.
Grata dall'inaspettata gentilezza apro la bocca per ringraziarlo, ma lui mi precede:
<<Dovresti davvero rimetterti in forma. Sei così lenta che se ti lasciassi continuare a piedi arriveremmo il mese prossimo>>
Quindi è per questo che mi ha fatto salire? Sono tentata di scendere dall'indignazione, ma mi accorgo ben presto di non avere la forza necessaria, così ribatto piccata: <<Per tua informazione io sono in perfetta forma!>>
<<Ah sì? Eppure ti manca il fiato, o no? >> Cavolo. Arrossisco imbarazzata e istintivamente cerco di trattenere il respiro, ma questo non fa che peggiorare le cose e mettere ancora di più in evidenza il mio fiatone. Lui se ne accorge e si lascia sfuggire una risata di scherno. Io non lo sopporto questo ragazzo.
Però è stato comunque gentile a farti salire, suggerisce una vocina che conosco troppo bene ormai.
Non l'ha fatto per me, mi ripeto, ma non sono così convinta. Qualunque fosse il suo scopo, comunque ora devo godermi questo suo eccesso di generosità. Mi appoggio timidamente alla sua schiena, per quanto preferirei non doverlo fare. Mi fa strano essergli così vicina... mi mette in agitazione.
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𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠
FantasyAlice è una normale sedicenne del ventunesimo secolo quando si ritrova, all'improvviso, a viaggiare indietro nel tempo fino ad arrivare all'epoca dei Vichinghi. Lì, scossa e confusa più che mai, viene accidentalmente scambiata per una schiava, finen...