<<Fermi. Lasciatela a me.>> nonononononono. Non lui. Non Ivar. Non riesco a fare altro se non fissare in basso con il volto in fiamme, le guance rosse per gli schiaffi e umide per le lacrime, la gola che mi brucia e gli occhi socchiusi per il dolore e l'umiliazione. L'attenzione di tutti però si è ormai spostata da me, attirata da quella presenza glaciale. Mi trovo alla sua stessa altezza, siamo entrambi a terra. Riesco a vedere con la coda dell'occhio un mezzo sorriso che gli si forma sul viso, mentre passa lo sguardo prima sulla mia figura tremante, poi tutt'attorno. Sembra scrutare ciascun volto come per imprimerlo a fondo nella sua memoria, e mi permetto di osservarlo per un attimo, ora che è distratto. Come pensavo, sta lievemente sorridendo. Gli occhi però sono cupi e gelidi, vigili e acuti. Mi domando a cosa stia pensando. Probabilmente si starà domandando se uccidermi qui davanti a tutti o più tardi in chissà quale buco. Rabbrividisco e strizzo gli occhi. <<Salve Ivar, come vedi ci stavamo solo divertendo un po' con questa schiava->> Bennson inizia a parlare e io vorrei solo sparire e tornare a casa. Come vorrei non essere mai arrivata qua. <<-ma ti avviso, ha un bel caratterino>> Tengo gli occhi serrati finchè il rumore secco del legno che sbatte sul pavimento mi ridesta e spalanco gli occhi. Non è il momento di abbassare la guardia, Alice. Ivar si sta alzando in piedi e noto per la prima volta gli strani aggeggi che ha sulle gambe, per aiutarlo a rimanere in equilibrio. Tutti trattengono il respiro, e non ho problemi a capire perchè. Ivar, che fa paura anche standomene fermo a terra, con un'altezza di un metro appena, ora che si erge in tutta la sua possenza e naturale altezza di almeno un metro e ottantacinque mette davvero in soggezione. I suoi occhi serpentini si fissano in quelli dell'uomo alle mie spalle e sprizzano un misto di scherno e disgusto. Lo osservo mentre mi lancia una rapida occhiata e noto, arrossendo, che il suo sguardo si indurisce. Hanna aveva ragione, questo ragazzo è sempre arrabbiato.
Riesco a percepire la tensione addensarsi in tutta la stanza. Non solo il tavolo in cui mi trovavo, ma tutta la sala ora è in ascolto. Cerco di convincermi che non mi ucciderà qui davanti a cosi tante persone, credo. Voglio dire, okay che i Vichinghi sono sanguinosi, violenti e tutto, specialmente uno come Ivar, ma si spingerebbe a tanto? Il cuore mi batte a mille e so che non sono l'unica. Sono tutti spaventati, come me. Ma cosa fa questo ragazzo?
All'improvviso il suo volto si distende e la sua risata riecheggia in tutta la stanza. Sento sospiri di sollievo e voci maschili aggiungersi al coro. Io sono sconvolta. Ivar sta ridendo? Lo fissò confusa e un po' meno spaventata. <<così vi stavate divertendo eh?>> il sorriso sul suo viso è ancora più luminoso mentre si avvicina, con l'aiuto di un lungo bastone, a Bennson che ride nervosamente. Gli poggia una mano sulla spalla e di nuovo l'aria si riempie di tensione. Le risate si diradano e sono tutti in ascolto. Poi Ivar fa una cosa inaspettata, come sempre, e prende a parlare all'orecchio del grosso uomo barbuto. Vedendoli cosi vicini mi chiedo come possa un uomo possente e adulto come Bennson temere un ragazzo, anche se muscoloso e alto, più esile di lui e che cammina a mala pena. Non riesco a sentire cosa gli stia sussurrando, ma noto il volto dell'uomo impallidire e annuire frettolosamente.
<<Ci siamo intesi?>> domanda Ivar con voce amichevole ma occhi saettanti. <<Assolutamente signore>> la voce di Bennson rileva stupore e sollievo, ma comunque rimane teso finchè Ivar non si allontana da lui. <<Tornate a bere, ubriaconi!>> urla al resto della combriccola e piano piano tutti seguono il suo invito, anche se avverto la curiosità di tutti nei miei confronti. Che succede ora? Si chiede ognuno, e prima di tutti io. L'ansia, che in realtà mi segue da circa una settimana e mezzo in questa folle avventura, mi assale ancora di più quando il ragazzo viene verso di me. <<Alzati!>> La sua voce è imperiosa e il cuore mi batte all'impazzata. Ecco, penso. Ora mi uccide.
————————————Quasi in trance mi vedo seguire Ivar che mi accompagna fuori dal locale, senza rivolgermi la parola o guardarmi negli occhi. Quando usciamo rabbrividisco per il freddo e rivedo nella mia testa tutto quello che mi è appena successo. Sono incredula. Stavano per spogliarmi e farmi chissà cos'altro. Ma Ivar mi ha salvata. Lo guardo scioccata e lui lo nota. Il suo volto ora è più rilassato, anche se mantiene il suo sguardo freddo e calcolatore. Adesso sta ghignando mentre mi osserva tremare dal freddo e dallo shock. Penso che forse veramente voglia uccidermi, ma, non so perchè, non ho paura di lui in questo momento. Chissà, forse non ha cattive intenzioni. In fondo mi ha appena salvato, no? Neanche mi fido però, così quando lui mi passa vicino mi scanso. Non da segno di essersene accorto e inizia a camminare da un'altra parte. Io istintivamente lo seguo, indecisa se ringraziarlo o meno. Passa qualche secondo prima che lui si volti verso di me, quasi infastidito. <<Mi stai seguendo?>> Il suo volto è a una trentina di centimetri di distanza dal mio, e io riesco solo a guardarlo stupita. Non so bene che cosa mi stia succedendo. Probabilmente questa mia inabilità di pensare lucidamente è un sintomo post choc traumatico, sta di fatto che Ivar alza il sopracciglio osservandomi in attesa di una risposta. <<Ehm... io...>> Non so cosa dire. Perchè lo seguo? Probabilmente perchè non so dove sia la casa di Sami. Oh no! Sami si infurierà quando sentirà che non ho ricevuto nessuna paga stasera! Spalanco gli occhi e Ivar mi guarda come se fossi matta. Poi faccio retromarcia per tornare al locale ma mi blocco di nuovo. Non voglio tornare la dentro.... ma devo. Sami mi butta fuori di casa se non lo faccio. <<Hai intenzione di tornare là dentro?>> Non rispondo e lo sento avvicinarsi. <<Ieri parlavi così tanto e sconsideratamente... cos'è ti hanno tagliato la lingua?>> Mi volto arrossendo e ancora indecisa sul da farsi. Mi schiarisco la gola. <<Devo tornare a lavorare, quindi sì ho intenzione di tornare là>> Lui alza entrambe le sopracciglia, divertito e mi domanda <<Sicura di voler rientrare là dentro vestita così?>> Sento il suo sguardo glaciale squadrarmi e mi ricordo all'improvviso di essere mezza nuda. Per fortuna che è estate, altrimenti sarei già morta di ipotermia. Mi copro in fretta e furia imbarazzata e lui si lascia sfuggire una risata di scherno. Riprendo il mio contegno e mi accorgo di sanguinare dalla spalla. A quanto pare qualcuno che aveva un coltello mi ha fatto un bel graffio. Sospiro, domani chiederò ad Hanna di portarmi dalla speziale. Lui sembra esitare per un attimo, poi il suo sguardo si indurisce. <<Ti vieto di entrare là dentro di nuovo. E ora torna a casa>> Rimango a fissarlo stupita. Mi ha appena dato un ordine? Di nuovo? <<Mi... vieti?>> Lui annuisce e si volta, ricominciando a camminare. <<E che autorità avresti tu su di me?>> Si volta e lo noto irrigidirsi. Ghigna e nei suoi occhi leggo una scintilla di scherno, anche se mantiene lo sguardo freddo. <<Per ora nessuna. Ma non ti consiglio di sfidarmi di nuovo. Sei stata fortunata ieri, non molti possono dire di essere sopravvissuti dopo un'impudenza come la tua. Non sarò di nuovo così buono, schiava>> Si volta di nuovo e si allontana sempre di più. Eppure non riesco a tenere a freno la lingua. <<Perchè non hai lasciato che mi uccidessero allora?>> Non si gira, ma riesco a sentire la sua voce nitidamente, come se fosse alle mie spalle. <<Perchè sarò io ad ucciderti.>>
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𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠
FantasyAlice è una normale sedicenne del ventunesimo secolo quando si ritrova, all'improvviso, a viaggiare indietro nel tempo fino ad arrivare all'epoca dei Vichinghi. Lì, scossa e confusa più che mai, viene accidentalmente scambiata per una schiava, finen...