Sono passate quattro ore. Quattro ore infinite e sfiancanti di viaggio.
Sono stanca, scontenta, sporca e sento la forma del mio didietro farsi ogni minuto più simile alla sella del cavallo.
Dio come mi mancano le automobili. E i treni. E gli aerei. Cosa non darei per poter ascoltare la musica dal mio cellulare adesso. Oh Dio, da quanto é che non vedo un cellulare? Se passo altro tempo tra questi vichinghi finirò per dimenticarmi di tutte le care vecchie comodità. Ahhh televisione, amica mia. Doccia calda, spazzolino, phono, microonde...Sbuffo per la settecentesima volta di fila da quando siamo partiti, e, per la settecentesima volta di fila lancio uno sguardo in avanti maledicendomi subito dopo. É ancora lì, imponente e rigido come un cavaliere nero in sella al suo scuro destriero, che mi dà le spalle e ci guida senza esitazione verso la nostra meta.
Non appena siamo partiti, infastidita come ero, ho insistito affinché fossi io, e non Hvitserk, a chiudere la fila. E nonostante Ivar non sembrasse contento non ha protestato. Si é messo a capo, con la solita aria regale e riflessiva, e non ha aperto bocca per tutto il tempo, né, tantomeno, si é mai voltato nella mia direzione.
Non si é accorto che sono arrabbiata con lui? O semplicemente non gli importa?Inspiro a fatica l'aria umida autunnale, lanciando uno sguardo a quel poco di luce che il cielo ha da offrire oggi.
So che non dovrei essere così sensibile.. forse sbaglio io. Ripenso a ieri sera, a come siamo stati bene insieme, e il mio stomaco fa una capriola. Non dovrei pensare male di lui, dovrei fidarmi delle sue parole, dei suoi gesti. Eppure...
Mi nasconde le cose, mi mente, sgattaiola via in compagnia di Mona... cos'altro dovrei pensare?
Trattengo a stento le lacrime, tenendo qualche metro di distanza affinché nessuno senta il concerto del mio sconforto accompagnarmi passo dopo passo. Non devo piangere. Devo resistere.
E poi, come se non bastasse, non solo Ivar non mi ha rivolto la parola per tutto il tempo, ho dovuto anche assistere, oltretutto, al tenero amore di Hvitserk e Hanna, che non hanno fatto altro che chiacchierare amorevolmente e preoccuparsi l'uno per l'altro e... Oddio come vorrei piangere.Ma cosa mi aspetto? Che Ivar d'un tratto diventi il dolce ragazzo dei miei sogni?
Ho tenuto gli occhi chiusi troppo a lungo.
E, infondo, mi avevano avvertito. Ho sempre saputo che tipo di persona era, difficile da gestire ancora di più da capire.Tiro su rumorosamente con il naso, e, nel tentativo di distrarmi da questi pensieri, mi dedico ad osservare la boscaglia che ci circonda, incontrando i caldi colori dell'autunno, il rosso, l'arancio, il giallo ocra e il grigio del cielo.
Quando ero piccola detestavo l'autunno. L'ho sempre trovato freddo, noioso e inospitale e troppo umido per i miei gusti. E pioveva così spesso che non potevo quasi mai uscire di casa o vedere i miei amici.
Ma adesso, guardandomi attorno, nonostante abbia gli occhi lucidi di lacrime e la vista appannata, non posso fare a meno di meravigliarmi di fronte alla splendida vividezza di colori che abbracciano l'occhio da ogni angolo, all'ondeggiare lento delle foglie, all'incalzante ritmo del vento che frusta l'aria e i rami degli alti alberi pregni dell'odore di pioggia, di erba bagnata e terreno morbido.Ma proprio quando inizio a sentirmi meglio e a rasserenarmi del fatto che mancano ancora tante ore di viaggio, e che quindi potrò godermi ancora per un po' il paesaggio rimandando il momento in cui dovrò parlare ad Ivar, ecco che mi ricordo di lui. Ecco che i miei occhi tornano a cercarlo, famelici, ed ecco che una morsa stringe il mio cuore al pensiero che lui, infondo, non tiene davvero a me. Non come io tengo a lui.
Perché, mi rendo conto, é di questo che ho davvero paura.
Ho paura di essere solo una schiava per lui. Ho paura che da un momento all'altro torni ad essere l'Ivar di una volta, a detestarmi, a ignorarmi. Anzi, ne ho il terrore.
E allo stesso tempo mi sento confusa, perché non mi ero mai sentita in questo modo prima d'ora, riguardo a nessuno. Nessuno mi aveva mai fatta sentire come se un minuto stessi volando e quello dopo rischiassi di precipitare in caduta libera, senza nessun appiglio. Come se potessi essere la persona più felice del mondo e al tempo stesso la più miserabile, terrificata dalle stesse emozioni che provo.
Cosa mi succede?
Oh dei, aiutatemi voi. Che devo fare?
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𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠
FantasyAlice è una normale sedicenne del ventunesimo secolo quando si ritrova, all'improvviso, a viaggiare indietro nel tempo fino ad arrivare all'epoca dei Vichinghi. Lì, scossa e confusa più che mai, viene accidentalmente scambiata per una schiava, finen...