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Come temevo, il giorno dopo mi becco un bel raffreddore e la proprietaria del posto in cui vivo già mi da per spacciata. La vedo lanciarmi occhiate rassegnate quando pensa che non me ne accorga. Vorrei gridarle di smetterla e che è solo uno stupido raffreddore ma come minimo non mi darebbe cibo per un giorno intero se lo facessi.
In più aveva iniziato a sbuffare e borbottare da quella mattina <<Peccato per la ragazza, non sarebbe dispiaciuta ai miei marinai>>  Alzo gli occhi al cielo quando mi passa vicino e Hanna sembra notarlo perchè si lascia sfuggire una risatina. <<Non ti preoccupare per lei. Il figlio della sorella è morto di influenza quando era ancora piccolo,e da quel momento teme che chiunque possa morire da un momento all'altro>> Annuisco debolmente ma poi mi parte un buffo starnuto all'improvviso. La mia collega aggrotta le sopracciglia e si avvicina bisbigliando, per non far sentire alla padrona che chiacchieriamo durante il lavoro. <<Conosco uno speziale, a poche strade da qua. Se vuoi dopo posso accompagnarti>> La ringrazio e accetto l'offerta, grata. Qualcuno di gentile dopotutto c'è anche da queste parti!

Ho passato tutta la mattina a pulire ma Hanna non è stata così fortunata. Infatti dopo mezzogiorno si è presentato un uomo di mezza età all'incirca, barbuto e barcollante, probabilmente già ubriaco. Non era la prima volta che lo vedevo, ne che sceglieva Hanna tra tutte le ragazze della casa, ma ora che mi sono avvicinata a quest'ultima inizio a sentirmi leggermente preoccupata per lei. Infondo Hanna ha al massimo un paio di anni in più di me, quindi appena diciotto, e non merita certo di fare quel lavoro. Con un uomo del genere poi! Prima o poi toccherà anche a te, sento sussurrarmi una vocina nella testa, facendomi rabbrividire.

Poche ore dopo, una volta che Hanna si è data una ripulita, mantiene la promessa e mi accompagna in un piccolo edificio in legno (come tutti gli altri del resto) , scricchiolante e puzzolente, ma non messo peggio di quanto avessi visto in giro per la città.  Entriamo e subito sono invasa da un forte odore di spezie. Zenzero? Curcuma? Curry? Mi sembra quasi di essere al ristorante indiano sotto casa mia, dove ero solita passare i mercoledì sera con la mia famiglia.
Non ho il tempo di lasciarmi prendere dalla nostalgia che noto la figura leggermente piegata su se stessa dietro a una specie di bancone pieno di vasi e vasetti con spezie e erbe e pietre. <<Freys! Come va la gotta?>> la apostrofa con familiarità la ragazza al mio fianco, alzando particolarmente la voce. La figura si volta e riesco scorgere un anziano volto femminile <<Non c'è bisogno di gridare così ,Hanna! Sono storta, non sorda!>> il tono era burbero, ma negli occhi, chiarissimi e opachi brilla una scintilla d'affetto. Poi però quegli stessi occhi color ghiaccio si fermano su di me, e prendono un cipiglio prima curioso poi sospettoso. <<E questa chi è? Una straniera?>> <<È la nuova ragazza di Sami, Freys. Si chiama Alice>> Mi schiarisco la gola imbarazzata e balbetto <<piacere>> allungando la mano in sua direzione. Errore! A quanto pare i vichinghi non sono abituati a certe formalità, perché la mia mano viene puntualmente ignorata.
<<Alice? Cos'è, un nome cristiano?>> il tono è di scherno, quasi disgustato. Aggrotto le ciglia e mi lascio vincere dall'orgoglio <<In realtà è un nome greco!>> La mia voce è tutto che cortese, ma comunque la signora non sembra prendersela, perché ritorna con lo sguardo ad Hanna, in attesa di una spiegazione per quella scocciatura. <<Alice si è presa un brutto raffreddore, non è che potresti darle il rimedio?>> La donna non fa un fiato, e si mette all'opera.

Prima che io riesca ad accorgermene l'anziana signora mi sta porgendo una ciotola in legno con delle erbe schiacciate <<masticane una foglia prima di dormire, e il resto mettile sotto il cuscino. Domani dovresti essere guarita>> Ma come ha fatto a fare così in fretta? Balbettai un ringraziamento mentre Hanna assaggiava qualche spezia dal bancone, leccandosi un dito, poi si ferma ad annusare dalla mia ciotola. <<Ah! Freys me lo dava sempre quando ero piccola. Com'è che si chiama questa spezia?>> <<Eucalipto >> rispondo quasi senza pensarci, ricordandomi delle piccole lezioni di giardinaggio della nonna, ancora una volta spinta ad essere nostalgica. Sia Hanna che la vecchia signora però sembrano piuttosto sorprese, anche se la seconda distoglie subito lo sguardo  da me. Sapevo che avrei dovuto stare zitta, per non destare sospetti. Infondo dovrei essere ignorante come tutte le altre schiave, no? Usciamo senza parlare più di tanto e torniamo nella nostra umilissima dimora.

<<Alice! Svegliati, presto!>> Mi sveglio di soprassalto a causa della voce di Hanna, che mi scuote leggermente la spalla. <<Che succede?>> <<Stasera devi venire con me, Cloe si è sentita male e non può lavorare. Tocca a te prendere il suo posto per la festa>> Il cuore mi inizia a battere all'impazzata. Non sono qui da molto, ma so che succederà se vado a quella festa. Non era mai capitato che una schiava rimanesse vergine per più di tanto e lo so bene. Inizio a protestare con forza, e le lacrime mi salgono agli occhi. <<Non posso! Ti prego, non farmi venire!>> Hanna mi fissa con uno sguardo ricco di compassione, anche se un po' confuso, e cerca di rassicurarmi. <<Non è detto che ti succeda qualcosa! Ci saranno un sacco di altre schiave, figurati se qualcuno ti noterà!>> Sappiamo tutte e due che quando un vichingo è ubriaco, e quindi praticamente sempre, non fa molto caso a chi si ritrova davanti, finché è di sesso femminile. Alla fine però mi faccio forza, capendo di non avere altra scelta. Così mi preparo, tentando di avere l'aspetto peggiore che posso, e seguo Hanna fino alla dimora dei figli del re....

𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora