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Mi faccio da parte per fare entrare Hvitserk che si chiude la porta alle spalle. Quando mi giro lo vedo guardarsi attentamente intorno, come se stesse esaminando ciascun oggetto. Rimaniamo in un silenzio che è pieno di imbarazzo o , per lo meno, che lo è per me: Hvitserk è troppo occupato ad analizzare se il tappeto è in buone condizioni o se sui mobili c'è della polvere per sentirsi a disagio. Alla fine è lui a interrompere il silenzio.
Si volta nella mia direzione e, quando i suoi occhi incrociano i miei, lo vedo arrossire. Mi squadra e io mi imbarazzo ancora di più. <<Scusa l'intrusione, non vorrei averti disturbato mentre facevi qualcosa.>> Scuoto la testa  in imbarazzo <<Non facevo niente. Nessun disturbo>> passa qualche altro attimo in silenzio e lo invito a sistemarsi. Ci mettiamo seduti io sulla sedia e lui sul mio letto, non molto distanti l'uno dall'altra e con le ginocchia che si sfiorano al lato.
<<È la stanza migliore che una serva possa avere da queste parti. - si corregge subito- Non che io ne abbia viste tante..>> è di nuovo in imbarazzo e io non riesco a non sorridere vedendolo così impacciato. Poi però smetto quando, senza preavviso, si avvicina con il volto e copre la mia mano con la sua. Avverto un forte calore salirmi sulle guance e sentire la sua mano, ruvida e grande, sopra la mia fa uno strano effetto. Però... non mi dispiace..
Il suo viso distanza dal mio, e mi guarda in un modo così dolce e premuroso che mi sento confusa e stordita. Sento il calore del suo fiato, e il cuore mi batte a mille. Non ero mai stata così vicina ad un ragazzo. E soprattutto nessuno mi aveva mai guardato così prima d'ora.
Esita ancora un po' e poi domanda gentilmente, giocherellando con la punta delle mie dita: <<Ti tratta bene? Ivar, intendo>> Sobbalzo e quando ripenso al volto di Ivar mi viene un'ansia improvvisa. E se entrasse e ci vedesse insieme? Cosa farebbe a Hvitserk? Cosa farebbe a me? Hvitserk sembra indovinare le mie paure, perchè aumenta la sua stretta sulla mia mano e mi rassicura <<Non ti preoccupare. Non è qui. Sei al sicuro.>> Tiro un sospiro di sollievo, anche se sono tentata di domandargli dove si trovi. Ma poi la sua voce interrompe i miei propositi <<Ti... ti ha mai fatto del male?>> lo guardo profondamente stupita. Non rispondo, ma lui non molla. <<Ti picchia? Ti fa lavorare troppo? Ti da abbastanza da mangiare? Ti fa dormire??>> Mi ritrovo a rispondere a cenni anche se capisco sempre di meno. <<Mi tratta bene.. più o meno. Meglio di quanto mi aspettassi, comunque>> Lui sembra sollevato, ma un'ombra continua ad oscurargli lo sguardo. Un milione di domande mi affollano la testa e, come spesso mi accade, anche stavolta non riesco proprio a tenere la bocca chiusa.
<<Perchè sei qui?>> Lui mi guarda stupito <<Per vederti>> risponde semplicemente. <<Perchè volevi vedermi?>> insisto. <<Perchè... volevo assicurarmi che stessi bene>> Lo guardo confusa mentre una mezza idea prende spazio nella mia mente. Non riesco più a fermarmi <<E che ti importa se sto bene o no? Sono solo una schiava dopotutto...>> Senza esitazione ribatte fermamente <<No. Non lo sei.>>
Per un attimo avverto le farfalle nello stomaco, mentre mi perdo nei suoi occhi azzurri. Hvitserk non è mai stato il mio tipo, ma con quello sguardo farebbe sciogliere anche un cubetto di ghiaccio. A lui non importa che io sia una schiava. Rimaniamo a fissarci, in un misto di incredulità e emozioni, quando sentiamo una forte tromba. Sussulto emozionata: è arrivata Lagertha.

Hvitserk si alza e, visibilmente a malincuore, mi lascia la mano. <<Devo andare adesso. Dobbiamo accogliere Lagertha>> i suoi occhi brillano di ammirazione mentre pronunciano quel nome e io rimango basita dalla bontà di questo ragazzo. Come fa a provare così tanto affetto nei confronti della donna che ha ucciso sua madre? Ci salutiamo con un abbraccio impacciato, e io mi chiudo la porta alle spalle incredula da tutto quello che mi sta succedendo. Cosa siamo io e lui? Mi chiede una vocina familiare, ma io la azzittisco. Non ci voglio pensare. Non ci penserò.

Dopo un po' arriva l'ora dell'ultimo pasto. Allegramente vado in cucina, dove però restano davvero pochi avanzi della squisita zuppa di Helveig. Mi ritrovo a mangiare malvolentieri del pesce e tento di sgattaiolare via dalla cucina per dare una sbirciatina in sala da pranzo. Voglio davvero vedere la nuova arrivata. Sia Helveig che Astrid , che stasera non è di turno e quindi ci fa compagnia in cucina, però me lo impediscono. <<Ordini di Ivar>> Spalanco gli occhi e sbuffo incredula. Non ci credo che mi impedisce di vedere la leggendaria shield maiden solo perchè a lui non va a genio. Se fosse qui cercherei di protestare e di fargli cambiare idea. Ma come posso lottare con qualcuno che non c'è? Così, sconfitta, mi ritiro nella mia stanza, domandandomi dove sia finito quel fastidioso e gelido ragazzo. Non doveva tornare dopo il tramonto? Eppure il sole ha tramontato ore fa. Sento un fastidio allo stomaco al pensiero di non sapere dove sia, e mi convinco che sia perchè temo il momento in cui tornerà a darmi fastidio. Che altra ragione avrei per essere agitata?
Cerco di distrarmi, e pensando al desiderio di voler rincontrare Hanna e alla calda mano di Hvitserk sulla mia mi addormento serenamente.

<<Psst. Pssst!>> sento un sibilo nell'oscurità e una mano che mi scuote delicatamente. <<Lasciami stare mamma! Non ci voglio andare a scuola>> <<Scuola? Cos'è scuola?>> Spalanco gli occhi e mi alzo di scatto sentendo la profonda voce di Ivar vicino al mio orecchio. Lui, vedendomi così spaventata, alza gli occhi al cielo divertito. O almeno credo che abbia alzato gli occhi. Non ci vedo una ceppa.
Sbadiglio per nascondere l'agitazione di essere al buio sola con Ivar, e lancio uno sguardo alla finestra. Non c'è neanche uno sprazzo di luce e fa un freddo cane. <<Perchè mi hai svegliato di notte fonda?>> piagnucolo cercando di coprirmi con le coperte, ma lui me lo impedisce, tirandole verso il basso. <<Perchè sei la mia schiava e fai come voglio io>> Lo guardo malissimo, ma per fortuna non se ne accorge, altrimenti chissà cosa mi farebbe. Si alza in piedi con qualche difficoltà e mi fa cenno di seguirlo. Mi alzo anche io infreddolita, ma lui va verso la porta e si ferma all'improvviso, facendomi quasi finire a sbattere sulla sua schiena muscolosa. 
<<Prepara un paio di vestiti pesanti e dei viveri. Partiamo prima che sorga il sole.>> Spalanco gli occhi di fronte a quell'ordine assurdo, e inizio a chiedere freneticamente: <<Partiamo? Chi? io e te? E dove andiamo? E quanto staremo fuori?>>
Lui sbuffa <<Non riesci proprio a fare quello che ti dico senza fare storie eh?>> Poi ripete severo <<Tra mezz'ora. Alla porta sul retro. Non fare tardi.>>

𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora