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Attraverso di corsa il corridoio e mi fermo all'improvviso davanti al separé quando sento un forte botto provenire dalla sala da pranzo. <<Ivar calmati! Non fare una scenata!>> Le schiave accanto a me si dileguano e rimango da sola, titubante se andare via o rimanere. Alla fine la curiosità vince. Sbircio attraverso le fessure del separè in legno di non so che, e vedo Hvitserk di spalle con affianco Sigurd e Ubbe piegato al lato, con entrambe le mani in avanti. Seduto a capotavola poi c'è Ivar in piedi, che si regge al tavolo con le sue braccia possenti, e con lo sguardo iniettato di sangue. Lancio uno sguardo a terra e capisco che cosa abbia causato quel trambusto: Ivar, in un momento di rabbia irrefrenabile, deve aver gettato a terra tutto ciò che riusciva ad afferrare. Bjorn non si vede da nessuna parte. <<È soltanto fino a quando non risolverà le cose con il conte. Non rimarrà a lungo>> continua Ubbe con tono accomodante e vedo Sigurd e Hvitserk annuire. <<Abbi fiducia nella volontà degli dei, fratello>> ribadisce quest'ultimo e per un attimo mi sembra che siano riusciti a placare la rabbia di Ivar, perchè la stanza è inondata per qualche secondo di silenzio. Ma mi basta spostare per un attimo lo sguardo sul ragazzo per capire che non si è affatto calmato. È ancora più infuriato. Il suo volto sembrerebbe impassibile a prima vista, ma i muscoli sono contratti, la bocca stretta e gli occhi saettano un'ira che non avevo mai visto prima. Inizio persino a temere che possa fare del male si suoi fratelli e trattengo il fiato in ansia. Poi, con voce gelida e sbeffeggiatrice parla << Volontà degli dei, dici? Ma ti senti quando parli, Hvitserk? Vi sentite quando parlate?- lancia uno sguardo anche a Sigurd e Ubbe che di istinto, e a buona ragione, indietreggia- Voi non sapete assolutamente niente della volontà degli dei! Perchè se conosceste davvero cosa hanno in serbo per Lagherta, mi lascereste farla finita! Vendicare nostra madre!>> sta urlando ormai e la sua voce sembra tremare dalla rabbia. Il suo volto però è impassibile come sempre, solo dallo sguardo trapela qualcosa di simile all'esasperazione. <<La vendetta non la riporterà in vita.>> risponde Hvitserk tenendogli testa e non riesco a non ammirare il suo coraggio. <<No, ma quando la rincontreremo nel Valhalla sarà fiera di noi! Non capite? È questo quello che vogliono gli dei. Vogliono che Lagherta muoia. - passa qualche secondo in silenzio e io fisso il suo volto nella penombra, con gli occhi color oceano che stavolta hanno una luce diversa, che non riesco a interpretare- E vogliono che sia io ad ucciderla>>
Il corpo mi si riempie di brividi per il tono profetico di questa affermazione, e ho l'impressione che i suoi due fratelli provino lo stesso. Sarebbe davvero capace di uccidere Lagertha a sangue freddo? Parte di me rifiuta di credergli. Anzi, non gli credo affatto. Ivar è spaventoso, a volte odioso, e davvero fastidioso. Ma non è un assassino. Qui sono tutti assassini. E Ivar è il peggiore. Mi suggerisce una vocina nella testa, ma decido di ignorarla. Non ci credo. Fine della storia.
Intanto Ubbe e Sigurd e Hvitserk avevano ripreso a contrastare Ivar, facendolo infuriare ancora di più quando Ubbe conclude <<La decisione è stata presa da me, Bjorn, Sigurd e Hvitserk, quindi ti conviene adeguarti. Lagertha verrà a stare qui e tu non le torcerai un capello, altrimenti...>> <<Altrimenti?>> lo provoca Ivar avvicinandosi minaccioso. Ma Ubbe non risponde nè indietreggia. I due si fissano in silenzio, e sembrano comunicare con lo sguardo. Anzi, sembra proprio che stiano lottando con lo sguardo.
Deduco che il perdente sia Ivar, sul volto del quale leggo sconcerto per un attimo. È profondamente sorpreso. Se non lo conoscessi, direi che è quasi ferito. Mi chiedo che cosa significhi tutto questo. Poi una rabbia nera torna a colorargli lo sguardo, e pieno di rancore si allontana dai fratelli, non risparmiandosi di buttare all'aria la sedia, facendola cadere violentemente a terra.
Sta zoppicando e ora va..... oddio sta venendo qua! Mi guardo intorno in cerca di una via di fuga, ma è troppo tardi.
Ivar mi sta squadrando e sembra che voglia squartarmi viva. Dai suoi occhi evinco che desidera che io sia la vittima del prossimo sacrificio a Odino, oppure usarmi come esca per cacciare i lupi. Sfoggio l'espressione più innocente e casuale che ho e apro la bocca ma non so che dire. Lui sembra essere meno infuriato rispetto a prima, ma è comunque arrabbiato. Ora però la sua rabbia è indirizzata a me, e questa cosa mi terrorizza. Già non avermi trovata doveva aveva ordinato che stessi deve provocargli non poca irritazione, ma che poi mi abbia trovata a origliare una conversazione così privata, e durante la quale si è infuriato talmente tanto da aver buttato a terra mezza tavola e aver spaventato i due fratelli maggiori, direi che non è affatto una bella faccenda per me. È davvero disastroso.
Deglutisco nervosamente, e aspetto che mi gridi contro, o che abbia qualche scatto violento. Invece mi fissa inespressivo e mi fa cenno di seguirlo. Attraversiamo il corridoio e intravedo Astrid che mi guarda impallidendo. Cerco di sorriderle, ma riesco solo a fare una smorfia poco convinta. Alla fine arriviamo di fronte alla porta di Ivar, e lui evidentemente si aspetta che sia io ad aprirla. Così entriamo, prima lui, poi io , richiudendomi la porta alle spalle molto lentamente.

Sto cercando di guadagnare tempo, ma so già che è inutile. Mi accovaccio tremando sul tappetino e aspetto che mi dia un ordine, o che richieda il mio aiuto per levarsi gli apparecchi dalle gambe. Invece si siede sul letto e sospira quasi impercettibilmente, e non mi guarda negli occhi. Lo fisso e quasi provo pietà per lui. Qui, nella penombra della sua stanza, mi sembra solo un ragazzo che ha sofferto tanto. Doveva essere davvero legato a sua madre, e chissà quante ne ha passate a causa delle sue gambe. Si deve sentire così solo e incompreso. Così mi schiarisco la gola e parlo <<Vuoi che ti aiuti a sistemarti?>> Lui sembra essersi appena accorto della mia presenza, perchè cambia espressione all'improvviso,i lineamenti si induriscono e la rabbia torna a colorargli il volto è ingelidirgli la voce. Quando parla l'incantesimo si spezza, e capisco che Ivar Lothbrok non potrà mai farmi pena. Ivar Lothbrok è davvero uno stronzo. <<Voglio che obbedisci ai miei comandi, schiava. Se ti dico che devi stare in un posto, tu resti lì. E - la sua voce è come un insieme di schegge ghiacciate sulla pelle, mentre scandisce le ultime parole minacciosamente- non devi mai origliare>> Divento rossa come un peperone, colta in fallo. Per quanto suoni strano, è davvero imbarazzante essere colti a origliare, anche quando la persona che ti origlia è qualcuno che non ti rispetta minimamente e quindi si merita questo e altro. Rabbrividisco, e ora che mi fa? Mentre mi guarda in imbarazzo e spaventata sembra recuperare un po' del suo atteggiamento divertito e sfottente. <<Non ho sentito niente>> borbotto nervosamente, e lui, mentre sembra finalmente rilassarsi ,mormora <<Come no. Scommetto che ti ricordi a memoria ogni singola parola>> La sua voce ha quel tono arguto che assume ogni volta che vuole prendere in giro i suoi fratelli. Alzo le spalle e lui mi fa un cenno. Io mi avvicino per aiutarlo con gli aggeggi alle gambe finalmente, e quasi provo simpatia per lui. Si sta rilassando, e anche un po' aprendo. Chissà, magari non è poi tanto male. Ora che non ho più paura mi sento divorare dalla curiosità. Così non riesco a tenere a freno la lingua, e vorrei davvero uccidermi quando dico <<Quindi Lagertha verrà a stare qua?>> Cavolo Alice, stavolta l'hai detta grossa. Lo sguardo di Ivar si è rabbuiato e sembra apparentemente calmo, ma quando parla capisco che non lo è affatto. Sta letteralmente tremando <<Non pronunciare il suo nome, schiava!>> urla l'ultima parola e sussulto spaventata, facendo un passo indietro. Annaspo in cerca d'aria e apro la bocca per rispondere ma lui non ha finito, e con un tono pieno di odio e di rancore mi afferra violentemente il polso <<Cosa credi, di essere mia amica? Di essere mia pari? Non sei nessuno, e la mia vita non ti riguarda. Attenta a quello che dici perchè potrei uccidere te e la tua amica schiava in ogni momento.>> sputa le parole con una rabbia tale e la sua presa è così forte che mi vengono le lacrime agli occhi. Ho paura di lui. Ho seriamente paura che mi faccia del male. Voglio andare a casa. Inizio a piangere in silenzio, ma mi tremano le mani e ho la tentazione di accasciarmi a terra a singhiozzare. Lui mi fissa prima pieno di rancore, poi il suo sguardo si svuota vedendo le mie lacrime e lascia la presa sul polso stupito, come se non si fosse accorto di avermi stretta così forte da avermi lasciato un livido violaceo. Inizio a singhiozzare, ma lui non mi guarda. Passa qualche attimo e alla fine mormora <<Finisco da solo. Puoi andare>> Fissando a terra mi allontano quasi correndo fuori dalla stanza. Mi chiudo nella mia camera e vengo travolta da singhiozzi e lacrime e brividi. Odio questo posto.

𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora