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Non ci posso credere. Ivar ha appena detto che sono la sua schiava personale. Trattengo a stento una risatina isterica. No, non è possibile. Che razza di scherzo è questo? Possibile che arrivi ad inventarsi tanto soltanto per vendicarsi di me? E perchè il fratello non gli va a genio? Sul volto di questo ragazzo impossibile rimane stampato un sorriso trionfante, di scherno nei confronti di quello del fratello maggiore. Hvitserk è scioccato quanto me , e passa il suo sguardo sulla mia figura per qualche secondo, come per digerire appieno le parole appena pronunciate. <<Stai scherzando?>> si decide ad esclamare dopo un pò. È proprio ciò che vorrei sapere anche io, penso tra me e me. Intanto inizio a diventare cosciente della mia vicinanza a Ivar, la cui voce mi arriva diretta all'orecchio, dove ne avverto il calore e il tiepido respiro. <<Scherzo? Niente affatto fratellone. Non scherzerei mai su qualcosa di così serio>> senza che mi noti prendo a fissarlo, e capisco che sta ridendo sotto i baffi, mentre sfoggia un'espressione da finto ingenuo. Che falso. Hvitserk è infuriato, e anche Bjorn e Ubbe sembrano contrariati, ma nient'affatto sorpresi. Quei due proprio non sopportano i conflitti. Ivar però non ascolta nessuno e alla fine i due fratelli più grandi trattengono Hvitserk, che cerca di fermare Ivar. Quest'ultimo mi prende per il braccio e mi trascina letteralmente via, seguito dallo sguardo assassino dei suoi fratelli, ma troppo soddisfatto per farsene un problema. Attraversiamo lentamente il corridoio, sentendo le voci che si alzano nella stanza da cui siamo appena usciti. Nella penombra riconosco i volti delle schiave, che al passaggio zoppicante di Ivar si spostano, abbassano lo sguardo, si ritraggono. Alcune mi lanciano sguardi impietositi, chissá cosa si aspettano che mi faccia. Chissá cosa mi farà.

Il mio corpo si riempie di brividi. O mio dio, sono sola con Ivar, e mi sta portando nell'oscurità e oddio ora mi uccide. Non riesco a pensare a nient'altro. È tutta una farsa per farmi vedere quanto sono debole in confronto a lui, quanto sono fragile rispetto alla sua potenza. Inizio a tremare senza accorgermene, quando finalmente la presa sul mio braccio si allenta, e io riprendo a respirare un po' meglio. Mi guardo attorno, siamo in una stanza da letto piuttosto grande, non ne ho mai vista una del genere. È molto spaziosa e ordinata. Sembra anche ben pulita. Decisamente il posto più decente in cui sono stata da quando sono finita qua, cioè, in quest'epoca. Niente male per i figli di Ragnar eh.
La stanza è grande quanto lo era tutta la casa di Sami, ma non mi stupisco.
Anzi, possiamo dire che non provo altro che terrore. Fisso la nuca di questo folle ragazzo, mentre sembra piegarsi per slegare qualcosa dalle ginocchia. Si sta levando quegli aggeggi dalle gambe! Li osservo per bene, ora che lui è di spalle e , devono fare davvero male! Quasi quasi mi dispiace per lui. Quasi. Poi mi ricordo di chi si tratta, e qualsiasi sentimento che non sia disgusto paura e odio, viene automaticamente eliminato. Gli fisso le spalle ampie, con la mente stranamente vuota. Sono in quella sorta di trance di quando ci si trova in situazioni totalmente assurde e inaspettate. All'improvviso, come se si fosse completamente dimenticato della mia presenza fino a quel momento, Ivar si volta e mi fissa e capisco che sta cercando di dirmi qualcosa. Cosa sia peró è un mistero. Alzo il sopracciglio e lui sbuffa, ma non sembra veramente infastidito. È davvero un attore, penso tra me e me. <<Allora? Non vieni ad aiutarmi?>> la sua voce è gelida ma allo stesso tempo morbida, come se fosse falsamente gentile. Esito per qualche attimo per capire se è serio o meno. Oh cavolo, deve dire sul serio. Mi avvicino con cautela e cerco di aiutarlo a slacciare quello strano meccanismo come meglio posso, mentre lui mi da indicazioni, rimproverandomi anche qualche volta. Sembra quasi una persona normale quando si tratta di fare favori a lui. <<Ma cos'è, non sei capace di slacciare un nodo!?>> Mi trattengo dall'insultarlo e andarmene. Il suo tono mi ha davvero scocciata. Peró non posso nè voglio dargli ragioni di farmi del male, anche se a giudicare dalla sua fama non sembrerebbe averne bisogno. Finalmente , una volta finito, si Mette a sedere sul baldacchino e poi si sistema sdraiato su un fianco. Lo guardo incerta sul da farsi. Non capisco, cosa dovrei fare ? Non vorrà mica...? Lo guardo sbigottita, e lui accorgendosene aggrotta le sopracciglia << Non ti preoccupare, non sei affatto il mio tipo.>>
La sua voce è gelidamente scherzosa e sul suo volto è apparso un ghigno astuto. Arrossisco completamente e inizio a balbettare <<m-ma g-guarda che ... neanche tu sei il mio tipo!>> sbotto arrabbiandomi, non ha nessun diritto di farmi sentire in imbarazzo. Lui scoppia inavvertitamente a ridere e per un attimo, ma solo un attimo, mi ricorda un normale ragazzo della mia epoca, senza quell'aria di sofferenza e rabbia che gli oscura di solito lo sguardo. È solo un attimo però, e i suoi occhi tornano a scrutarmi con scherno e disprezzo. Si sistema meglio sul letto e mi indica una specie di tappeto di pelle di non so che per terra. Io seguo con lo sguardo il suo dito, ma non riesco a capire cosa intenda. Lui insiste e io mi schiarisco la voce <<Ehm...vuoi che ...pulisca il tappeto?>> Lui alza gli occhi al cielo sbuffando, ma capisco che sotto sotto è divertito. <<Voglio che ti sieda, scema>> <<Ehi!>> Non riesco a frenare la lingua. Ma come si permette? Lui però non sembra prendersela e io mi ritrovo a tastare con i piedi il tappeto, cercando di non farglielo notare. Lui però sbuffa <<Non ti mangia mica sai?>> Alzo gli occhi al cielo dandogli le spalle per un attimo e poi mi sistemo. Il tappeto è morbido e non puzza come tanti altri, per fortuna. Alzo lo sguardo verso Ivar, comodamente adagiato sulla brandina e mi sento una specie di cane che, obbedientemente a cuccia, aspetta gli ordini del padrone. Lo guardo interrogativa e finalmente lui parla: <<So che tutte voi schiave pensate che lavorare per i figli di Ragnar sia una passeggiata, ma non è così. La tua stanza non è lontana da qui, e ogni volta che ti chiamerò, anche se lo dovessi fare sussurrando, tu dovrai accorrere immediatamente e obbedire a qualsiasi mio ordine. Se ti dico di stare sveglia tu non dormi, se ti dico di non mangiare e non bere tu non lo fai, se ti ordino di stare in silenzio tu non parlerai e così via. Se farai così, non dovrai preoccuparti di cosa succederà a te o alla tua amica per mano mia. Chiaro?>> Deglutisco intimorita nel sentire menzionare Hanna. La voce di Ivar è stata serena ma decisa mentre parlava, ma il suo sguardo ha un luccichio di curiosità, come se si aspetti una mia ribellione. E effettivamente il mio istinto sarebbe quello di insultarlo e scappare ma me lo impedisco. Per Hanna. Non potrà essere poi così male, no? <<Chiaro.>>

𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠'𝑠𝑙𝑎𝑣𝑒 // 𝐼𝑣𝑎𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝐵𝑜𝑛𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora