Era una giornata calda.
Una di quelle giornate in cui i raggi della California avevano battuto tutto il giorno sui tetti, scivolando lungo le pareti come lingue di rettili, sicché la mattina dopo restavano solo le tracce di muffa a testimoniare che il clima, durante la notte, non era mai sceso sotto lo zero.
Vivere in uno scantinato faceva schifo, cazzo; ma era sempre meglio che vivere in casa con la sua nuova famiglia affidataria.
Shady, poi, aveva sempre amato l'oscurità.
Fin da quando era bambino, prima di cercare il sonno, se ne stava per ore col naso appiccicato al vetro sporco della roulotte e le labbra tese in un linea di freddo a osservarla calare sull'orizzonte, rapito dal modo in cui il suo manto nero riusciva a silenziare la realtà e a trasfigurare uno spiazzo impolverato nella scenografia di un film horror.
Era come se, durante la notte, Penny Wise in persona fosse riemerso dalle fogne per spargere ovunque le sue ombre e poi, alle prime luci dell'alba, versare e riversare sul mondo tutta la sporcizia che vi si nascondeva sotto.
I sacchi della spazzatura che diventavano tombe. La faccia vizza e avvinazzata del padre di turno, quella sfatta di uno zoombie. Il filo d'asfalto sullo sfondo, la corda di un impiccato. Se avesse potuto, l'avrebbe fatto per tutto il giorno di starsene là, nascosto in un angolo freddo, a inventare eventi catastrofici nella luce notturna, riflessiva, finché il suo naso non fosse diventato più rosso di quello di IT e le sue labbra una crosta tesa e spaccata di sangue.
Come gli aveva detto padre Mark, fuori c'era un mondo migliore di quello che aveva avuto in sorte. E l'oscurità, col suo modo di celare il reale nell'irreale, rendeva il confine tra i due mondi più labile.
Era stato proprio lui, padre Mark, l'unico "padre" che Shady avesse mai avuto, a insegnargli il potere salvifico dell'immergersi nell'oscurità per accettarla, abbracciarla, affrontarla e allontanare le nubi dall'anima per tornare a vedere la luce.
Non ci poteva essere redenzione né resurrezione per chi non era disposto ad affrontare la sofferenza nella passione: così era stato per Gesù Cristo; e così era stato anche per i protagonisti di "IT".
Certo, padre Mark non avrebbe apprezzato il suo paragone azzardato tra il cristianesimo e l'horror né quello tra il buon figlio di Dio e l'incarnazione del male in un pagliaccio; ma un tipo buono inchiodato a una croce non incuteva certo meno timore di un tipo cattivo travestito da clown e, nel bene o nel male, poco contava che uno trovasse più conforto nel "buio" che nella "luce": in entrambi i casi, il finale avrebbe previsto una "resurrezione".
Non che, poi, gli fosse fregato un cazzo di riemergere dalle tenebre per vedere la luce. Con buona pace di padre Mark, Shady aveva capito da tempo che gli angeli potevano nutrirsi tanto di luce quanti di buio e lui, che si era sempre nutrito di buio, stava bene infossato nelle fogne come l'adepto di un vampiro.
Già adesso, in un solo balzo, poteva riemergere nel buio delle strade di Los Angeles e passare la notte a bere e a fumare con V. e con Sam. Durante il giorno, al contrario, non faceva che dormire; e, anche se non riusciva a dormire per l'umidità che trasudava dalle pareti della sua "stanza", gli stava bene che il clima notturno fosse stato mitigato da un sole impietoso che aveva battuto tutto il santo giorno sull'asfalto di una città che di santo aveva solo il nome.
Doveva essere stato per quella sua capacità innata di valutare, e rivalutare, le cose oltre il loro velo di apparente lucidità che i suoi "genitori" avevano deciso di chiamarlo "Shady".
Suor Maria gli aveva raccontato che quando, diciassette anni prima, si era affacciato alla porta del loro Riformatorio e alle loro facce estranee, stretto fra una sacca lurida e le sue braccia magre, lui non aveva pianto: li aveva osservati in silenzio, invece, con gli occhi socchiusi e le labbra strette in una linea di disapprovazione, come se fosse stato disgustato di essere sotto i riflettori.
STAI LEGGENDO
Come un'ombra col sole
Romance[COMPLETA-IN REVISIONE] Mirabel è quella ragazza che porta un raggio di sole ovunque vada. Qualcuno, a scuola, la definisce stramba solo perché ama suo padre, i loro ricordi, il suo paese raccolto tra i monti, il suo vecchio cane Cujo e la sua amica...