Non tutto è perduto

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Dopo averle rivolto uno sguardo che valeva più di mille parole, Shady le diede le spalle per tornare dentro il casolare, lasciandola lì, in mezzo a una radura circondata da un fumo nero e anticipatore. 

Davanti ai suoi occhi, solo una scena apocalittica. 

Il falò all'esterno del casolare, adesso, era spento. E l'interno del casolare era diventato un falò. Fiamme incontenibili lambivano il tetto di legno e uscivano dalle finestre di pietra come lingue affamate e tese verso il bosco. Erano lingue di un diavolo, quelle; di un virus letale, purificante, che si cibava di legno e di carne per poter sopravvivere e crescere e ridurre il mondo in cenere.

I suoi alberi.
I suoi animali.
Tutto il suo mondo stava rischiando di andare in fumo per colpa sua, di Shady e dei loro assurdi triangoli e quadrati da ring. 

Mirabel era così abbattuta, arrabbiata e invasa dal senso di colpa che iniziò a preoccuparsi solo quando si rese conto che il tempo stava passando e che il fuoco era sempre più alto e che il cielo era sempre più scuro e che Shady non stava tornando. Ci fu un attimo in cui pensò di chiedere un passaggio per raggiungere la statale, chiamare i pompieri e salvare il salvabile del suo amato bosco. Ma poi si accorse che non avrebbe mai potuto andarsene senza Shady; e che, anzi, la sua priorità, in quel momento, era assicurarsi che fosse sano e salvo. 

Decise di andare a cercarlo.
Staccò il cappuccio dal parka, il pelo el parka dal cappuccio, e se lo mise davanti alla bocca per tornare dentro il casolare; ma non fece in tempo a raggiungere la porta, che vide V. uscire in una di fumo nero. "Sei qui!" esclamò, andandole incontro. 

Mirabel ricambiò un altro dei suoi insopportabili abbracci e si lasciò sfuggire un sospiro di sollevo nel vedere Shady, vivo e vegeto, dietro le sue spalle. E poi sospiro di nuovo, quando V. la liberò dal peso del suo corpo. "Ho perso Sam", disse, passandosi un braccio sulla fronte sudata.

"È con Celeste. E stanno bene", Mirabel sorrise, tesa. Era stata lei a dire - o, meglio, a ordinare - alla sua amica di mettersi in salvo con la loro amica, mentre lei sarebbe rimasta lì per salvare il bosco. Celeste si era opposta strenuamente, ma Mirabel aveva approfittato della sua distrazione su Sam per confondersi tra la folla e far perdere le sue tracce. 

Dopo un po', le aveva viste uscire sane e salve dal casolare e infilarsi in macchina. Doveva essere molto preoccupata e furiosa con lei, la sua migliore amica. E aveva tutta la ragione di esserlo. Ma il suo bosco, i suoi animali, tutto sarebbe andato a fuoco se...

"Muoviamoci." Shady, le braccia tese lungo i fianchi. "Dobbiamo raggiungere la statale."

Mirabel annuì, grata. Ma quando fecero per salire in macchina e vide Shady al posto di guida, ebbe un attimo di esitazione malgrado la situazione.

"Tranquilla. So guidare meglio io di lei", disse lui, indicando V.

"Non è vero. Sai solo guidare più veloce." 

"Che è quello di cui abbiamo bisogno in questo momento, se no mi sbaglio."

V. sbuffò e, senza porsi minimamente il problema di chiedere a Mirabel dove volesse salire, salì accanto a Shady, relegandola sul sedile di un passeggero incomodo e indesiderato. Erano caduti di nuovo in un odioso triangolo, ma il pericolo adesso era altro. Mirabel sentiva Il fuoco ardere e scricchiolare dietro di loro, fiamme galoppanti che avrebbero mangiato tutto per lasciarsi dietro niente. Il fumo era una nube oscura che toglieva l'aria. La cenere cadeva come la neve. Gli abeti erano dei profili sempre verdi su uno sfondo ormai rosso.  

Mirabel si lasciò sfuggire un singhiozzo.

"Ehi." Shady la guardò attraverso lo specchietto, le mani tese sul voltante e gli occhi lucidi. Stava facendo il possibile, l'auto lanciata sulla strada sterrata in una lotta contro il fuoco e il tempo. "Stai bene?"

Come un'ombra col soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora