Diari

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Marzo, 19, 1995

Anche stanotte J. è rientrato a casa alle quattro. L'ho aspettato sveglia fino alle tre e poi, sfinita da un'attesa infinita, ho ceduto al sonno sul divano. "Sonno", nel mio caso, è solo un eufemismo dato che il mio sonno non è più quello di un tempo; lo definirei più un dormiveglia da occhio sempre aperto e coscienza sempre in allerta. Così, quando l'ho sentito sbattere la porta con violenza e bestemmiare al fantasma di se stesso, sono scattata in piedi dal divano per andare a chiudermi in camera. Ho capito subito che era ubriaco. Lui mi chiama ancora "il suo angelo", convinto che lo salverò dai suoi demoni; ma io sto iniziando a pensare di non avere alcun potere sull'oscurità che si porta dentro [...] 

Erano le quattro di notte del diciannove marzo duemilaventidue - e le vacanze primaverili erano iniziate da tre giorni - quando Mirabel decise di aprire finalmente il diario di sua madre. Sfogliò le pagine sulla punta delle dita bagnate, quasi che fossero state vergate da una penna intinta nel fuoco - o in tinta con un inchiostro rosso - fino a trovare quella con la stessa data del giorno che lei stava vivendo in quel momento e che sua madre aveva vissuto ventisette anni prima.

Un giorno infernale per entrambe.
Un destino già scritto, ereditato da madre in figlia, per cui ogni riga, ogni fila di parole messe in fila nei loro diari del cuore, aveva cucito, scucito e ricucito trame di vita e d'amore. C'era un filo rosso a unire le loro storie, come se una fosse stata il prequel o il sequel dell'altra; un filo sottile, visibile sottotrama, tirato su un pentagramma di righe incise, incisive e, forse, decisive. 

Fu proprio seguendo quel filo rosso dapprima invisibile che Mirabel venne invasa dal ricordo.

Era passato più di un mese da quando Michael era comparso sulla porta della sua camera con un quaderno nascosto dietro la schiena. L'aveva trovato in fondo a un cassetto dopo che sua madre era... [qui non era riuscito a finire la frase] e aveva scoperto essere il suo diario segreto. Halley ci aveva scritto dentro i suoi pensieri per mesi, anni prima di mettersi con lui; e, dopo che la cattiva sorte gliel'aveva sottratta, lui aveva deciso di leggerli. 

Adesso, voleva che li leggesse anche lei.

Mirabel però, ancor prima di sapere che le sarebbe toccato subirlo in prima persona, aveva disapprovato il suo gesto: sua madre non c'era più, ma questo non gli dava alcun diritto di violare quello che restava della sua anima. L'anima, di questo lei era sempre stata convinta, custodiva la sua essenza nel ricordo del prima, del mentre e del dopo. Andava rispettato, e conservato intatto nel tempo per come la persona aveva deciso di lasciarlo, quel ricordo.

Suo padre, al contrario, non solo aveva ammesso di aver letto il diario di sua madre, infrangendo ogni speranza che non l'avesse fatto; ma aveva anche trasformato la sua speranza in delusione quando, dopo avergli chiesto il motivo per cui avesse deciso di farglielo leggere proprio in quel momento, l'aveva sentito dire che si sentiva di aver fallito come padre perché non avrebbe mai potuto sostituire sua madre e che, proprio per quello, sperava che sua madre non avrebbe fallito dove aveva fallito lui: solo lei, attraverso le sue parole, avrebbe potuto farle capire il rischio che stava correndo nel frequentare Shady Wells. 

Un monito su carta, insomma. Un rimedio estremo a un male ancora più estremo. Ecco cos'era quel diario nella testa di suo padre; e allora nella sua, di testa, la delusione aveva ceduto subito il passo al fastidio per il suo - affatto casuale - tempismo. Giusto la notte prima, Mirabel era sparita da casa dei Wells con la febbre alta per andare in cerca Shady - che era sparito a sua volta dalla stessa casa diverse ore prima; e si era ripresentata solo diverse ore dopo, mano nella mano con lui, pronta a difendere a spada tratta la sua maturità da adolescente con la testa sempre sulle spalle, il suo bisogno d'indipendenza da una campana di vetro che non era riuscita comunque a proteggerla dal mondo e, soprattutto, la sua scelta di andare a letto con un ragazzo di cui, già al tempo, era innamorata - sebbene, al tempo, fingesse ancora di non saperlo. 

Come un'ombra col soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora