Una storia tutta da riscrivere

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Mirabel si risvegliò di soprassalto da un sogno di corpi, fiati e cuori. A risvegliarla, una vibrazione nella stanza, in lontananza, più simile a quella di un incubo che di un sogno e più insistente di quella dei loro corpi, fiati e cuori.

Si scollò da Shady, abbandonato sotto di lei, e andò in cerca della sua giacca abbandonata sulla sedia. Dentro la tasca c'era lo smartphone. E dentro lo smartphone c'erano le chiamate dei Wells e di suo padre.

Mirabel guardò l'ora sul display: le cinque del mattino; poi, con dita tremanti, scorse fino alla prima chiamata di un lungo, lunghissimo, elenco che risaliva a un'ora prima. Immaginò che Matt e Michael fossero tornati dalle loro ricerche su Shady alle quattro e che solo allora si fossero resi conto della sua assenza.

Mio dio.

"Oddio!", urlò, la bocca a inseguire il pensiero.

"Che cazzo..." Shady balzò in allerta sul letto gli occhi ancora chiusi e la mano a stropicciarsene uno. Era così tenero, appena sveglio. Un cucciolotto indifeso, che...

Niente. Adesso non avevano tempo.
Mirabel afferrò i suoi jeans da terra e glieli lanciò sul petto. "Vestiti! Dobbiamo andare!"

"Vuoi smetterla di urlare?!" 

"No. Devi muoverti." 

"Per andare dove?"

"Secondo te? Ci stanno cercando da più di un'ora!"

"Te, forse..."

"Già!", gridò lei sempre più forte. "Perché nel tuo caso sono molte di più!" Si infilò i leggins e la maglia alla velocità della luce, mentre Shady tornò a sdraiarsi sul letto con uno sbadiglio. "Cosa stai facendo, adesso?"

"Mi sto accomodando per godermi meglio lo spettacolo."

"Non fa ridere." 

"No, hai ragione. Non siamo in una commedia... ma in un tipico melodramma da Mirabella."

"Melodramma?", sbottò lei. "Se non torniamo subito a casa, chiameranno subito lo sceriffo!"

"Okay, un melodramma con risvolto poliziesco allora."

"Vaffanculo, Shady." 

Lui rise. "Davvero, non capisco perché ti stai agitando tanto. Mandagli un messaggio e di' loro che sei qui con me. Qual è il tuo problema?"

Mirabel lo guardò esterrefatta. "Esatto. È diventato un mio problema, grazie a te a i problemi che mi crei sempre. Perché diavolo non provi a metterti nei miei panni per una buona volta?!"

Dio, era sempre così egoista.

Non erano mai stati nella stessa posizione, loro due. Lui, forse, avrebbe anche potuto fregarsene della preoccupazione arrecata ai Wells. Ma lei no. Lei non avrebbe mai potuto fregarsene dei Wells o di suo padre Michael né avrebbe mai dovuto arrivare a un tale livello di menefreghismo. Era colpa sua, di Shady, se le sue priorità finivano per girare sempre e solo intorno a lui e ai suoi egoismi; sembrava che la stesse influenzando anche coi suoi comportamenti sbagliati oltre che con una vera e propria influenza. 

Lui era sparito nel nulla. E lei, malgrado l'influenza che lui le aveva passato, si era lasciata influenzare più dall'influenza che lui aveva sempre avuto su di lei ed era scappata di casa - la casa di lui, tra l'altro - per andare a cercarlo. L'aveva trovato nella sua, di casa. In mezzo a un bosco magico, silenzioso, dove avevano parlato, litigato, fatto l'amore e dove lei - da egoista quale non era mai stata - si era dimenticata di tutto e di tutti tranne che di loro. 

E adesso, a conclusione di tutto, Shady le stava dando dell'isterica melodrammatica? Davvero. Ma come faceva a essere così egoista da non essersi reso conto della sua posizione o, peggio, così menefreghista da far finta di non essersene ancora reso conto?

Come un'ombra col soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora