Shady non se lo fece ripetere due volte. Annullò la distanza fra le loro bocche e... dio, se gli era mancata quella danza sincronizzata di lingue duellanti.
Ci aveva sperato fin dall'inizio, a dire il vero. Ma, alla fine, quella speranza l'aveva quasi persa del tutto. Mirabella, era molto incazzata con lui; anzi, peggio: era profondamente delusa dal suo comportamento. E, anche se aveva continuato a guardarlo con un desiderio troppo forte (più forte di lei) per poter evitare di lasciarlo trapelare all'esterno, aveva difeso a spada tratta la sua dignità e il suo orgoglio.
Ovvio. Nel piccolo mondo di una ragazzina per bene le cose giravano così. E, tutto sommato, Shady avrebbe anche potuto stimare i suoi sani principi - e godere della sua rinnegata gelosia - se solo non fosse stato che, più lei continuava a respingerlo per una mera questione di principio, più lui avrebbe continuato a fare della conquista una mera questione di principio. Dopo averla vinta, quella sfida, della ragazza per bene di provincia sarebbe rimasto poco o niente.
Stavolta, le loro mani furono leste, confuse e convulse, a spingersi oltre le lingue. Shady le palpò le tette, i fianchi, il sedere; ci affondò le dita e se la spinse contro la patta gonfia. "Ti voglio."
Mirabella lo guardò da sotto le palpebre. Poi, senza dire niente, lo prese per mano e lo condusse sulle scale che portavano al soppalco. Anche lei lo voleva. Finalmente, si era stancata di mentire a tutti e, soprattutto, a se stessa. Si fermarono davanti al letto, tesi e... intimiditi? No. Lei, forse. Ma lui no. Mai.
"Spogliati."
Mirabella si sfilò solo gli Ugg.
"Che c'è, hai cambiato idea?"
"No. Preferirei che lo facessi tu."
Cazzo. Ma come faceva a essere così innocente e sensuale allo stesso tempo? O, forse, era la sua innocenza, a a lui così sconosciuta, a risultargli sensuale?
Shady afferrò i lembi del suo maglione e, lentamente, glielo sfilò dalla testa. I grossi ricci castani le ricaddero sulle spalle nude e lei li lasciò lì, a coprirle parzialmente i seni. Shady fece un passo indietro per godersi meglio lo spettacolo. Mirabella sembrava davvero un quadro. Una di quelle dee rosee, burrose, eburnee dei pittori rinascimentali.
"Bianco", la vide tirare una spallina del reggiseno, intimidita dal suo sguardo famelico.
"Sì, ho notato." Shady finse una broncio infantile. "Mi mancano gli elefanti... ma anche le trasparenze andranno benissimo."
Mirabella arrossì in quel modo puerile che lo faceva indurire; provò a coprirsi il seno con le braccia, ma lui la fermò. "Sai che non devi. Non con me."
"E tu... non dovresti guardarmi così..."
Shady alzò le spalle. "Non posso farci niente. È un riflesso di quello che mi fai." Lei non aveva la più pallida idea di quante pippe si fosse fatto sulle sue tette. Le sfilò una spallina lungo il braccio. Poi l'altra. Infine, coi pollici, tirò giù le coppe del reggiseno, la palpò e le stuzzicò un capezzolo. Mirabella chiuse gli occhi e vibrò sotto le sue mani. "Ti faccio male?"
"N-no."
"Solo bene?"
Lei annuì e si lasciò spingere docilmente sul letto, a gambe aperte; una visione che lo fece quasi venire nei boxer. Shady rimase in piedi sul bordo e distolse lo sguardo da lei per spogliarsi e per riprendersi. Quando cercò i suoi occhi castani, però, li trovò a vagare incuriositi sul suo torace.
"Che c'è? Non hai mai visto dei tatuaggi?"
Mirabella riportò l'attenzione sul suo viso. "No. Cioè... sì, gli ho visti."
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Come un'ombra col sole
Romance[COMPLETA-IN REVISIONE] Mirabel è quella ragazza che porta un raggio di sole ovunque vada. Qualcuno, a scuola, la definisce stramba solo perché ama suo padre, i loro ricordi, il suo paese raccolto tra i monti, il suo vecchio cane Cujo e la sua amica...