Scusa, devo andare

8 2 0
                                    

Erano passati ormai tre giorni da quando lui e V. erano partiti dalla sua finta casa per dormire in un lurido Motel dell'Indiana. E per altri tre giorni dopo il terzo, sempre allo spuntare dell'alba, Shady era tornato nel bosco in cerca di refrigerio dato che, malgrado il freddo, in quella stanza così piccola e polverosa faceva sempre troppo caldo. Zero aria. Zero soffio. Zero vento. Davvero. Sembrava di essere nell'afa di Los Angeles in estate, altro che all'inizio di primavera in Indiana. 

Laggiù, invece, seduto su un tronco umido, con una cicca in mano e, tutt'intorno, un silenzio assoluto, si sentiva stranamente bene. C'erano solo lui, la boscaglia e il fruscio dei rami ombrosi, luminosi e rugiadosi degli abeti su cui Cip e Ciop saltellavano di tanto in tanto coi loro occhietti a mandorla e i loro musi da ebeti. 

Il sesto giorno, seguendoli con gli occhi nel chiarore dell'alba, Shady aveva capito che i due si erano costruiti il nido proprio nel tronco a un metro da quello in cui lui si era seduto. E be'... se lì per lì, la cosa l'aveva fatto ridere, adesso gli sembrava una beffa del caso. Nemmeno la fervida immaginazione di Mirabella sarebbe potuta arrivare a tanto. Era stata lei stessa a dirgli che non esistevano scoiattoli monogami, l'unica volta in cui era stato lui a concedersi il lusso di usare la sua immaginazione. E Mirabella, voli pindarici a parte, era una che se ne intendeva di regno animale, dato il modo in cui era riuscita a stanare - e ad annientare - il lupo che lui aveva dentro e che, adesso, sembrava essere caduto in un letargo fuori tempo. 

Shady, comunque, non era ancora riuscito a stare bene e a "raddrizzarsi" in senso assoluto. Anzi. Più il tempo passava, più lui si sentiva infiacchito. Il fiato continuava a mancargli ogni minuto di ogni giorno e quel giorno in particolare - il settimo da quando avevano varcato la soglia del suo finto mondo - era stato male. Una roba da stomaco contratto, acido in gola e petto con un peso dentro. Davvero, cazzo. Sembrava che ci si fosse seduto l'Uomo Roccia in persona sopra il suo cazzo di petto oppresso.

L'unica cosa positiva è che lui e V., nel frattempo, avevano trovato un lavoretto. E Shady sperava con tutto se stesso che presto avrebbero avuto i soldi per tornare a Los Angeles e che i chilometri di distanza tra lui e la fine delle sue illusioni avrebbero messo fine anche alla pene del suo pene - ché sì, ovviamente anche il suo pene non ne aveva voluto sapere di uscire dal letargo e di darsi una "raddrizzata". Anzi. Più il tempo passava, più gli si ammosciava come tutto il resto del corpo.

All'alba del settimo giorno - che non era una domenica, ma un banale martedì - Shady era stato di nuovo nel bosco a fumare freddo, erba e sinapsi; quindi, sentendo sorgere in lui quello strano e insistente malessere, aveva deciso di tornare in camera prima del solito e, una volta lì, aveva trovato V. sotto la doccia. Per un attimo, gli era balenato in testa di raggiungerla sotto l'acqua per godere del suo corpo perfettamente bagnato e provare a farla bagnare di altro. Se non ci fosse riuscito col cazzo, avrebbe potuto farlo con dita e lingua, cosucce su cui era sempre stato un vero mago sul corpo chiunque, figuriamoci su quello di V. che conosceva in ogni punto X, Y e... G. 

Deciso a portare a termine il suo piano, Shady si era spogliato della giacca e della maglia ma, quand'era sul punto di sfilarsi i jeans, sentì una vibrazione nella stanza e pensò che V. ci avesse pensato da sola a darsi piacere. Wow. Un'immagine che, pur non essendo nuova, l'aveva sempre fatto eccitare e fantasticare di brutto,  ma che adesso l'aveva fatto più fantasticare che eccitare dato che, a vibrare nella stanza, non era stato un sex-toy bensì un cellulare. 

V. l'aveva lasciato incustodito e Shady si era fatto vincere dalla curiosità di sapere chi la stesse chiamano. Nel momento in cui si era avvicinato al comodino, però, il cellulare aveva smesso di vibrare e lo schermo si era illuminato per l'arrivo di un messaggio:

"V. dove cazzo sei finita! Qui mi stanno bombardando di domande e non so più che cazzo devo rispondere!"

Dopo qualche secondo ne era arrivato un altro, sempre da parte di Sam.

Come un'ombra col soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora