"Fratelli" un cazzo

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"Sì, cazzo... sì!", pensò Shady, non appena posò le labbra sulle sue.

Pensava di essersela dimenticata, la bontà di quelle labbra.

Pensava che averne avuto un assaggio, tutto sommato, gli sarebbe bastato.

Pensava che baciarla fosse stato sbagliato.

Mentre adesso stava solo pensando di essere stato un folle ad essersi illuso, anche solo per un attimo, di poterle dimenticare e di non provare il desiderio di riassaggiarle, quelle labbra.

La sua lingua, poi. Il suo sapore di rose al miele, ancora più dolce dopo quello acidulo della lingua di Bec-Bec; e il modo in cui aveva ceduto subito all'invito della sua, dapprima esitante, sfiorandola appena, e poi sempre più deciso man mano che lui affondava le dita fra le onde sinuose, e setose, dei suoi capelli per arrivare in fondo alla sua bocca, come se fossero fatte per fondersi, sfamarsi e danzare insieme, le loro lingue.

Inutile negarlo. Non aveva aspettato altro fin dal loro primo bacio, quando gli era saltato in mente eccome di andare oltre, ma poi aveva commesso l'errore di sottovalutare quel desiderio inconscio, inconsapevole, che quindi era rimasto lì, a strisciargli nel corpo e nella mente, per poi riaccendersi come una miccia in un bosco, quando lei gli era caduta addosso.

Inaspettatamente, era stata proprio lei, a lanciargli un'esca a cui lui aveva subito abboccato.

"E dopo cosa farai? Riderai anche di me?", gli aveva detto.

"Dopo... cosa?", le aveva risposto.

Cosa stava sottintendendo che sarebbe successo, fra loro, la dolce Mirabella? E perché, dopo averlo sottinteso, stava chiedendo a lui cosa avrebbe voluto che succedesse? Non era abbastanza evidente?

Shady era rimasto sospeso sulle sue labbra, prima di baciarla. Sinceramente, non avrebbe potuto fare altro né si sarebbe aspettato che lei gliel'avrebbe permesso visto il modo in cui erano andate le cose prima della sua mossa. 

I nonni erano stati una rottura di palle più grande di quello che aveva previsto quando gli era frullato in mente di portarla con sé alla stessa velocità con cui gli si era drizzato il cazzo. Sfruttare la sua preoccupazione nei loro confronti gli era sembrata una scusa tanto banale quanto efficace per convincerla a seguirlo, a toglierglieseli dalle palle e a occuparsi, e preoccuparsi, delle sue, di palle.

Invece, quella scusa banale non era stata altrettanto efficace e la dolce Mirabella non aveva potuto niente contro la furia del nonno "M". Cazzo. L'aveva sentito salire le scale come se dietro avesse avuto un plotone di esecuzione, e non una nonna "M" in lacrime, lanciando minacce sulle responsabilità che Shady avrebbe dovuto imparare a prendersi per poi pugnalare la porta della sua stanza con mani da würstel e da wrestler.

Che cazzo di problemi aveva nonno "M" con l'illusione di potergli fare da genitore? La sua presunzione di volergli insegnare cose sulla respondabilità che Shady aveva dovuto prendersi fin dai suoi primi anni di vita, gli aveva fatto fumare le palle a tal punto da fargli commettere un errore che avrebbero potuto essere fatale per i suoi piani.

Perché poi era arrivata Mirabella, con la sua voce carezzevole e le sue teorie strampalate sul fatto che lui avrebbe dovuto "ricambiare un favore" che gli aveva fatto, ma né lei né il suo profumo di rose al miele che sembrava trasudare dal battente né l'ascendente che avrebbe potuto avere su di lui in vista dei suoi nuovi "scopo", erano bastati a mettere a tacere il suo orgoglio.

Gli era piaciuto sentirla implorare e dispiaciuto sentirla arrendersi di fronte all'evidenza di non avere alcun ascendente su di lui a parte quello di stare a gambe aperte sotto di lui – cosa di cui non era ancora consapevole; e anche un po' infastidito sentirla prendersi il merito di averlo trovato, quand'era stato lui a trovare lei, o che lei fosse più dispiaciuta per non essere stata d'aiuto ai nonni "M" che a lui.

Come un'ombra col soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora