Palle di neve

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Mirabel aveva deciso di portare Shady nella casa nel bosco. Si era sempre sentita protetta, là dentro, e almeno avrebbero potuto parlare in santa pace - o in guerra santa? - senza rischiare incursioni da parte di suo padre. Michael era buono. Non fesso. Gli sarebbero bastate un paio di occhiate per capire cose che sua figlia non aveva ancora trovato il coraggio di dirgli e su cui lui - di questo, ormai, era quasi certa - nutriva più di qualche sospetto.

Era stata davvero fortunata che i suoi giorni di punizione fossero finiti proprio quella domenica e che, proprio quella domenica, Michael avesse deciso di accettare un invito a pranzo da parte di un vecchio amico. Avrebbe avuto tutto il giorno per calarsi in un bosco contemplativo di pensieri profondi e di passi silenziosi.

A farla riflettere sulla necessità di farlo, era stato il suo ultimo discorso con Celeste. Continuare a evitarlo non sarebbe servito a niente, se non a fare peggio; prima o poi, Mirabel avrebbe dovuto affrontarlo, meglio prima che poi, dato che più il tempo passava, più si sentiva peggio. Illudersi di dimenticarlo prima di aver chiarito le cose con lui o che lui stesso le avesse detto che non c'era più niente da chiarire e ch'era giunto il momento di dimenticarlo, sarebbe stata un'inutile perdita di tempo. Lunedì l'avrebbe affrontato, quindi. Intanto, avrebbe avuto tutto il week-end davanti per pensare al modo per farlo. 

Dopo un giorno e mezzo trascorso a letto con lo sguardo puntato sul soffitto come se quel soffitto fosse stato costellato da strane equazioni astrali, però, non era ancora riuscita a risolvere niente. Sabato si era addormentata tardi, con un cerchio alla testa che quello del pianeta Giove, in confronto, sarebbe stato un banale hula-hoop; e domenica si era svegliata presto con un desiderio masochista di spaccarsi la testa da sola che quello di Mike Tyson, in confronto, sarebbe stato roba da catfights.

A colazione si era imbottita di ciambelle al miele per evitare di dover parlare con suo padre e poi si era ritirata di nuovo in camera sua con la scusa dello studio - una scusa valida, a cui nessun genitore si sarebbe opposto e che, più che essere una scusa, avrebbe potuto essere una verità. Mirabel avrebbe dovuto davvero rimettere la testa nello studio, se non voleva rimetterci l'anno; eppure, si sentì lo stesso bugiarda dato che, mentre lo diceva a suo padre, già sapeva che non sarebbe mai riuscita a studiare.

All'una, ogni tentativo di ragionamento era miseramente fallito.
Non c'era niente di logico in quella situazione. Avrebbe dovuto dire a Shady di essere ancora incazzata con lui per la storia del diario e, poi, avrebbe dovuto ammettere di volerlo frequentare perché aveva capito che rimandare l'inevitabile sarebbe stato solo peggio. Lui le avrebbe chiesto "peggio in che senso" e, a quel punto, lei si sarebbe barricata dietro a un dignitoso silenzio per non dovergli confessare che, se avesse continuato a rimandare, avrebbe finito per farsi male. 

Era tutto illogico.
E Mirabel era ridotta a uno straccio, talmente stanca e oppressa dai pensieri che, subito dopo pranzo, aveva ceduto al sonno e si era svegliata con delle cannonate sulla porta. Si era buttata la vestaglia sopra un pigiama che non si era mai tolta e, con gli occhi a mezz'asta, aveva raggiunto la porta. Dietro ci aveva trovato lui, Shady, in tutto il suo fascino matto, casuale e stropicciato. 

Come al solito, testa matta aveva voluto fare di testa sua. E Mirabel aveva finito per cedere alle sue insistenze più per la stupore provato di fronte alla sua impazienza di risolvere le cose fra loro che per una sua reale esigenza di farlo prima di un tempo che le sarebbe servito. 

Si era vestita al volo, aveva lasciato a Michael un biglietto per avvertirlo che sarebbe andata a fare un giro con Celeste e, infine, aveva deciso di portarsi dietro Cujo per allontanare da lei ogni sospetto paterno. Quella cosa di volerlo farlo riappacificare con Shady, le era venuta in mente solo in un secondo momento, ma non gli aveva mentito. Ci teneva davvero che lui e il suo cane andassero d'accordo. Il che era ridicolo.

Come un'ombra col soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora