L'alcol gli aveva fottuto il cervello.
Era da troppo tempo che non si concedeva una sbornia decente o un black-out da erba e il suo cervello, troppo pieno per non essersi più svuotato, stava decisamente svalvolando. Non poteva esserci altra spiegazione che un trip da trick per l'ologramma da fiaba senza tempo che Shady stava guardando in quel momento.Eccola lì, Mirabella. Ferma a pochi passi da lui. Con un mantello rosso addosso, il suo cappello col pom-pom rosso in testa e una torta alla mela fra le mani. Mancava solo il cestino di vimini con cui l'aveva vista apparire per la prima volta a casa dei suoi nonni e il fottuto quadro del suo fottuto cervello sarebbe stato completo.
"Shady...?"
Parlava anche, porca miseria; con la stessa vocina flebile da flebo in vena della vera Mirabella e con le stesse labbra all'insù o all'ingiù a seconda che fossero sorridenti o imbronciate - adesso, erano all'ingiù (o, almeno, così sembrava si stesse atteggiando il suo ologramma).
Shady si strofinò la faccia con una mano per risvegliarsi da un incubo a occhi aperti ma, quando tornò a occhi aperti, l'apparizione era ancora lì, contornata dall'alone fantasmagorico di una Leila portatrice di guerra con un cappuccetto rosso in testa al posto di uno bianco.
"Ehi..."
E si muoveva anche, adesso. Aveva appoggiato la torta sul tavolo e si stava togliendo il cappello dalla testa, i capelli mossi e sparpagliati sulla giacca come la prima volta che l'aveva vista lungo il vialetto della scuola. Fottuto, fottutissimo, cervello troppo pieno.
Shady tremò da cima a fondo e la bottiglia di whisky in cima al suo ginocchio finì sul pavimento con un tonfo. "Cazzo", imprecò, dandole un calcio.
Fu allora che lei si mosse davvero.
Più rapida di una nuvoletta sospinta dal vento, lo raggiunse sul divano, si accucciò sotto di lui per raccogliere da terra i pezzi di vetro e, quando il suo profumo di rose al miele gli riempì le narici, Shady capì che anche quello era reale come il profumo della vera Mirabella..."Stai bene?"
... e anche i suoi occhioni castani, timidi e reverenziali, erano realistici e così vicini ai suoi che Shady balzò subito dal divano e la scavalcò a pie' pari, facendola ricadere col culo a terra. "Che cazzo ci fai qua?"
Lei rimase un attimo seduta là, a massaggiarsi una natica, prima di rialzarsi in piedi e affrontarlo faccia a faccia. "Potrei farti la stessa domanda."
Certo. Figuriamoci se non gliel'avrebbe rigirata subito, quella domanda.
"Be', io ero qui a farmi i cazzi miei. Tu, invece?" Shady le rigirò, a sua volta, la domanda e, prima che lei potesse rispondere con un'altra domanda girata del cazzo, aggiunse: "Ah, già... domanda stupida. Tu non te li fai mai i cazzi tuoi, vero Mirabella?"
"Me li farei più che volentieri, se tu evitassi di sparire nel nulla senza dire niente."
"Fammi indovinare... i nonni disperati ti hanno richiamata in piena notte?"
"Sì, sono disperati. E no, hanno chiamato mio padre."
"Eppure, sei stata tu a corrermi dietro."
"Non ti sono corsa dietro. E ti ricordo che l'ultima volta sei stato tu a seguirmi fin qui, mentre io mi stavo facendo gli affari miei."
"Mi riferivo alla penultima volta, ovviamente. Hai presente? Quella in cui stavo per scoparmi la tua amica Bec-Bec e in cui tu stavi per..."
Shady si fermò lì, perché no... non era il giorno giusto per affrontare con lei il discorso di Trevor-Lo-Stronzo e di come lui l'avesse difesa da Trevor-Lo-Stronzo, passando da stronzo. Voleva solo che si levasse dal cazzo e che lo lasciasse in pace.
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Come un'ombra col sole
Romance[COMPLETA-IN REVISIONE] Mirabel è quella ragazza che porta un raggio di sole ovunque vada. Qualcuno, a scuola, la definisce stramba solo perché ama suo padre, i loro ricordi, il suo paese raccolto tra i monti, il suo vecchio cane Cujo e la sua amica...