Outsider

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Mirabella era un'outsider: se il resto del mondo girava da una parte, lei girava dall'altra. E questo perché quello che girava in testa a Mirabella era diverso da quello che girava in testa al resto del mondo che le girava intorno. Mirabella era diversa dal resto del mondo. Semplicemente.

Shady se la immaginò proprio così, come la protagonista di un film che cammina controcorrente in un marciapiede newyorchese andando a sbattere contro la gente, quando la vide stendere le labbra sotto il suo dito in quel suo sorriso largo, da fossette in rilievo sulle guance, che un tempo aveva tanto odiato. Ci aveva letto saccenteria da bimba viziata, lui, in quel sorriso con cui lei, alla fine, lo aveva fregato, gli aveva fregato il primo bacio e l'aveva quasi soggiogato. 

Era il "porgi l'altra guancia" di Mirabella, quel sorriso; la sua arma d'indifferenza verso un mondo che l'aveva ferita e a cui aveva scelto di rispondere con una ferita di sole e d'allegria. E Cazzo se era un'arma potente quello spicchio bianco inciso, scolpito, nella feritoia delle sue labbra rosa. Più potente di uno schiaffo, di un pugno, dello schiaffo che lei gli aveva dato su una guancia che lui le aveva porto per sbaglio e del pugno che lui aveva ricevuto sullo stomaco ogni volta che lei gliene aveva rivolto uno, rivoltandoglielo del tutto.  

Ma Mirabella non era una santa.
C'era un fuoco sempre vivo e accesso a bruciarle dentro. Il fuoco fervente, purificante, della fede e della speranza che le cose e le persone potessero cambiare un giorno; ma anche dell'inferno personale che aveva dovuto attraversare così come della rabbia che aveva dovuto domare sotto un sorriso accecante, rosso di sangue, che non era riuscito a spegnere del tutto le fiamme che aveva dentro, sotto la pelle bianca. 

Avrebbe tanto voluto essere lui quello a spegnerle il sorriso sul viso paffuto. Perché sapeva essere davvero offensivo il sorriso con cui Mirabella aveva deciso di difendersi dal mondo. Ed era arduo riuscire a reggerlo, a leggerci dentro il cuore e il coraggio che lei ci aveva messo dentro per chi, come lui, covava odio e rancore fuori e dentro in un cuore ormai congelato dal tempo.

Nel suo mondo, dove vigeva la legge del più forte, a schiaffo si rispondeva con schiaffo; a pugno con pugno; a coltellata con coltellata. E a violenza con altrettanta violenza. Il suo "porgi l'altra guancia" avrebbe potuto essere, tutt'al più, una mossa da ring: fingere di aver accusato il colpo solo per colpire l'accusato con una finta da colpo basso; difendersi dalle offese per offendere chi l'aveva offeso. Schiaffo, pugno, coltello. Nel suo mondo, tutto sarebbe valso fuorché un sorriso. 

E cazzo se erano armi altrettanto potenti, le sue, potenziate com'erano dall'odio e dalla rabbia provato verso un mondo che l'aveva ferito fin dalla nascita e a cui lui aveva scelto di rispondere con feritoie sulla pelle. Più potenti della sedia su cui era stato ammanettato per mesi; e della cinta con cui era stato frustato da un serpente tatuato. E del chiodo con cui era stato appeso al filo del bucato. E della siringa con cui aveva pensato di bucarsi un braccio. E del morso con cui gli era stato strappato via il cuore dal petto. 

Spicchi di sangue incisi, scolpiti, sopra e sotto la pelle, nel suo corpo e nella sua anima, in cui non c'era niente da trattenere e tutto da restituire con l'interesse. Il pan per focaccia quotidiano con cui Shady era riuscito a vivere e a sopravvivere per anni in mezzo alla strada.

Nemmeno lui era un santo. C'era sempre stato un fuoco vivo e acceso a bruciargli più fuori che dentro. Il fuoco devastante, annichilente, dell'odio, della rabbia e dell'inferno personale che aveva dovuto attraversare e che mai nessuno sarebbe riuscito a domare né a spegnere del tutto. 

Se il resto del mondo girava da una parte, Shady girava dalla stessa. E questo perché quello che girava in testa a Shady non era diverso da quello che girava in testa al resto del mondo. Lui non era diverso dal resto del mondo. Semplicemente.

Come un'ombra col soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora