Lui non mi piace

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Quand'era piccola, Mirabel e sua madre Halley avevano dei "riti" chiamati "dell'allegria"; erano riti semplici, fatti di cose piccole come lei – un motivetto zufolato nel bosco, un pupazzo di neve con una pigna al posto del naso, un dipinto ispirato alle loro storie immaginarie sul paesaggio; ma avevano sempre avuto la particolarità di raddrizzare le giornate partite col piede sbagliato.

Non che quel giorno, accantonato il suo incubo notturno e il suo piede sbagliato fuori dal letto, fosse partito poi tanto male. Non dopo aver visto il sole illuminare la neve e aver saputo della bella sorpresa ricevuta dai Wells, almeno. Ma si trattava pur sempre di un giorno speciale che meritava un rito tutto suo, altrettanto speciale, tipo quello a cui lei e sua madre non avevano mai rinunciato durante il periodo invernale.

E quel "rito" si chiamava "Pompon Hat": il mitico cappello rosso cucito da sua nonna Stella per sua madre Halley e che, dopo la scomparsa dell'una e dell'altra, avevano lasciato in eredità a lei.

Certo, viste la crescita smisurata della sua testa e della sua massa di riccioli castani, ormai le stava un po' stretto e il suo pompon era attaccato al resto del cappello con un filo consumato dal tempo che Mirabel aveva dovuto ricucire spesso. Ma non c'era mai stato un giorno, nemmeno nei periodi più bui della sua vita, in cui se l'era infilato in testa senza sorridere al suo riflesso nello specchio.

E quel giorno non era stato diverso: stava proprio sorridendo allo specchio dell'ingresso, quando vide suo padre spuntare da dietro le sue spalle con l'espressione malinconica che aveva sempre, quando la vedeva indossare il cappello di sua madre.

"Sei pronta, tesoro?"

Mirabel annuì e gli mostrò il cestino appeso al gomito. "Giusto per non andare a mani vuote", spiegò. "Peccato che ci abbia potuto mettere beh poco, dato che qualcuno si è dimenticato un'altra volta di fare la spesa ieri sera..."

"Avevo intenzione di farla stasera", rispose Michael a mani alzate.

"Certo...", sorrise lei. "Adesso sarà meglio andare, Mrs. Doubtfire, o finiremo per fare tardi".

Ad accoglierli fuori dal portone di casa, c'era un tappeto di cristalli: mille luci accese dai riflessi sulla neve, simili a soli infuocati che scaldavano la pelle o a stelle cadenti che riempivano i polmoni di desideri.

Mirabel fece una giravolta su se stessa, inspirando a fondo. "È davvero una giornata splendida! Non ti sembra di essere appena sbarcato sulla luna?"

"Tipo quella che avevi stamattina, intendi?", la prese in giro Michael. "Su, non startene lì con la testa per aria o finirai per perdere di vista i piedi e fare uno scivolone sul ghiaccio."

Mirabel gli fece una linguaccia – a lei, d'altronde, era sempre piaciuto scivolare sul ghiaccio. Quindi, tutta impettita, s'incamminò lungo il viale alberato con dietro un Michael ancora ridanciano.

I Wells abitavano due vie dopo la loro, in una villa in stile palladiano con alte colonne di marmo e un ampio portico affacciato sul parco. L'aveva costruita il padre georgiano di Mercy, la più cara amica di sua madre che, dopo la scomparsa prematura di lei e quella del suo unico figlio Vincent a breve distanza una dall'altro, aveva sempre considerato Mirabel come una seconda figlia.

Mercy era sposata da sempre con Matt, un omaccione di origine irlandese con lunghi baffi rossi e guance rubiconde di buonumore che contravveniva ai proibizionismi della moglie, nascondendo le sue preziose birre di importazione negli angoli più impensati della casa.

Una volta, durante il periodo estivo, Mirabel si era messa a schiacciare un pisolino nella stanza degli ospiti e la cassa di birra nascosta sotto il letto, gasata dal caldo e pressata dal suo peso non proprio leggero, era scoppiata all'improvviso, facendole prendere un gran spavento; così Mercy aveva scoperto lo scandaloso segreto del marito e l'aveva obbligato a dormire sul divano fino a inverno inoltrato.

Come un'ombra col soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora