Shady non avrebbe saputo dire cosa si fosse aspettato di vedere in una scuola situata in quel posto del cazzo; sapeva solo che non si sarebbe dovuto aspettare di vedere niente di diverso da quello che stava vedendo in quel momento.
Ordine. Legno. Mattoni. Vetro. Spazi contenuti tra cumuli di neve e di silenzio accumulato. Nulla a che spartire con le scuole spartane che era stato abituato a frequentare in passato – dissestate, luride, enormi, chiassose, così agguerrite che, se ti andava bene, la gente se ne andava in giro con le tasche piene di alcol, canne e crack; e se ti andava male, con rasoi, pistole e coltelli a serramanico.
L'unica nota di colore, in mezzo a tutto quel bianco immacolato, erano i suoi abiti scuri, i suoi tatuaggi sotto pelle e il suo zaino dipinto con lo spray verde, quasi che fosse stato un virus letale iniettato in un organismo sano, l'ospite indesiderato che l'ambiente circostante stava cercando inutilmente di spurgare.
Non che a lui fosse fregato un cazzo di sentirsi un estraneo: aveva vissuto troppo a lungo negli scantinati affacciati su topo e scarafaggi per poter ignorare che, se si voleva debellare un virus letale, si sarebbe dovuto inventare un vaccino adeguato; e che un vaccino adeguato contro un virus pestifero come lui non era ancora stato inventato.
A ben guardare, poi, ce n'era un'altra nota colorata in tutto quel bianco immacolato: i capelli rosa di una tipa dentro un SUV altrettanto bianco, mimetizzato nel paesaggio, e che – proprio per questo - li faceva risaltare ancora di più.
Ma non era solo per questo che Shady l'aveva notata. Dopo aver imboccato il vialetto d'ingresso scolastico, infatti, si era sentito osservato e il suo infallibile fiuto l'aveva portato a girarsi verso il parcheggio dove l'aveva beccata a fissarlo.
Non che fosse stata l'unica a farlo, eh: tutti, là intorno, lo stavano fissando, evidentemente incuriositi da una novità che doveva essere rara in quel posto del cazzo; a differenza di quei tutti, però, capelli rosa lo stava fissando da dentro il suo SUV, simile a un nemico pronto a tendergli in agguato da cui Shady aveva imparato a guardarsi bene le spalle durante gli anni trascorsi nelle scuole spartane di Los Angeles.
Si era messo a fissarla a sua volta, quindi, finché lei non si era accorta che lui si era accorto del suo stalking silenzioso e non gli aveva rivolto un cenno di saluto con la mano che lui aveva spudoratamente ignorato. Certo, a volte era un peccato essere tanto sfiduciato verso il malvagio genere umano, dato che la tipa coi capelli rosa non sembrava essere malaccio – almeno, per quanto aveva potuto vedere da quella distanza.
Ormai, più che la vista, a essere obnubilato era il suo giudizio: cazzo, era da più di una settimana che non si faceva una scopata, il che l'aveva riportato col pensiero a V. e a quel mancato addio idilliaco per cui era rimasto più male del dovuto. In fondo, erano sempre stati fatti così loro; e presto, di questo lui continuava a essere certo, sarebbero stati di nuovo una fra le braccia dell'altro.
Capelli rosa, intanto, aveva distolto lo sguardo per mettersi a parlare da sola o , forse, col tappetino del SUV dato il modo in cui lo stava fissando. Davvero. Ma che cazzo di problemi avevano in quel posto del cazzo con quella cosa della doppia personalità? Bah.
Shady mollò a sua volta la presa per dirigersi verso l'ingresso della scuola, ma non fece in tempo a fare un passo che il suo sesto senso lo spinse a girarsi di nuovo di spalle e, quel punto, vide lei: Mirabella.
Stava avanzando verso di lui con indosso un parka grigio, dei leggins neri con sotto un paio di orribili Uggs e in testa non aveva il solito, orribile, cappello rosso, sicché i suoi capelli castani si aprivano in una criniera di ricci intorno al suo volto. Dietro di lei, ma non tanto da impedirgli di concludere ch'era proprio con lei - e non da sola o col tappetino del SUV - che stava parlando un attimo fa, c'era la tipa dai capelli rosa.
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Come un'ombra col sole
Romans[COMPLETA-IN REVISIONE] Mirabel è quella ragazza che porta un raggio di sole ovunque vada. Qualcuno, a scuola, la definisce stramba solo perché ama suo padre, i loro ricordi, il suo paese raccolto tra i monti, il suo vecchio cane Cujo e la sua amica...