Capitolo 3

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Kaylee

«Sali in macchina, Kaylee»

Una voce decisamente fastidiosa raggiunge le mie orecchie. Ero intenta a parlare con Cora e le altre della partita, di come i Fox Eyes avessero vinto e di come Hunter avesse accidentalmente tirato un pugno a Dam, facendolo sanguinare.

Ignoriamo tutte l'ordine di Dam, continuando la nostra conversazione.
«Che gli sarà preso?» chiede Fleur, facendomi alzare le spalle. Ovviamente si riferisce al pugno di Hunter.
«Non è semplicemente un fallo di gioco?» propongo.

«Se c'è una persona che capisce qualcosa di football tra noi quattro, sei tu Lee e mi sorprendo di come tu non abbia notato che è stato tutto, tranne un fallo di gioco» si impunta Julie, facendomi alzare gli occhi al cielo.

«Kaylee, lo so che mi hai sentito. Andiamo.»

«Come tornate a casa?» domando alle mie amiche, ignorando il ragazzo dietro di me «Io credo in pullman, oppure a piedi.»

Una mano mi afferra il polso bruscamente, facendomi andare all'indietro e sbattere contro il suo petto con un tonfo. Alzo lo sguardo su di lui, che mi osserva con gli occhi ridotti a due fessure. In risposta apro le mie labbra in un gran sorriso, gesto che lo fa solo irritare maggiormente.

Mi trascina verso la sua macchina, ignorando le mie proteste.

«Lasciami!» mi punto per terra, ancorandomi al suolo. Mi accovaccio su me stessa, per impedirgli di trascinarmi oltre.
«Non ci voglio venire!»

Stacco bruscamente il mio polso dalle sue grinfie.
«E mi stai facendo male!»

Mi rimetto in posizione eretta, allargando le spalle e gonfiando il petto, come per incutergli timore. Difficile, dato che sono alta meno di un metro e sessanta.

«Perché stavi parlando con Hunter?» mi attacca, facendomi sbuffare. Mi ha visto quindi?

«Ti ho detto o no di stargli lontano?! Perché fai sempre il porca puttana di contrario che ti dico?»
«Lui è venuto a parlarmi» mi limito a rispondergli.

Non voglio litigare con lui. In generale odio litigare o avere qualsiasi tipo di scontro con le persone. Mi fa sentire a disagio, terribilmente in colpa e male con me stessa. Per questo molte volte stringo i denti anche se qualcosa non mi va giù, per non avere scontri inutili che mi farebbero sentire ancora peggio.

«Gli facevi gli occhioni dolci però» mi prende di nuovo il braccio, avvicinandomi a se.
«Stavamo solo parlando Dam, basta!»

«Perché, Santo Dio, non mi ascolti mai? Non è come pensi che sia, Lee!»
«Non ho idea di come sia, perché non lo conosco!»

Mi allontano, voltandomi di spalle e riprendendo a camminare.
«Il discorso è chiuso, vado a casa a piedi.»
«Devi venire a casa mia» mi ricorda, ma in risposta alzo solo il dito medio.

Mi raggiunge, bloccandomi nuovamente.
«Promettimi che non ci parlerai più»

Sgrano gli occhi, perdendo ogni briciola di buonsenso. Al diavolo.
«Il problema non è Hunter, c'è sempre stato! Con tutti i ragazzi con cui mi sia scritta o sentita! Non vanno mai bene, sono sempre degli idioti, o dei coglioni, come dici tu. Cosa vuoi, Dam, cosa vuoi? Tu puoi sentirti con tutti quelle che vuoi e io non posso fare nulla? Cosa devo fare, rimanere tutta la vita sola?!» sbotto, facendolo congelare sul posto.

È la prima volta che discutiamo così pesantemente, ma non me ne pento nemmeno un po'. Mi sento quasi bene. 

«Che carini, interrompo qualcosa?»

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