Capitolo 35

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Kaylee

«Secondo te, se ne andranno? E, se si, quando?»

Le parole di Nathan mi fanno tornare sul pianeta terra. Stavo pensando e ripensando al fondoschiena di Hunter -che si muoveva in un modo assolutamente magnifico-, che ieri mi è costato una bella nota in classe. La professoressa mi ha chiamato e richiamato, innumerevoli volte, ma io avevo lo sguardo fisso sulla finestra, dalla quale si vedeva la squadra di Hunter fare allenamento.

Alzo lo sguardo, che fino a poco fa era inchiodato sulla pista d'atletica, e lo passo su di lui che come sempre corre al mio fianco.

«Chi?» gli domando, non avendo prestato a gran parte della conversazione.
«Quei mocciosi dell'Imperial»

Storco il naso, e lo ignoro, aumentando il passo.

Non ho capito per quale motivo ma tutti vogliono che se ne vadano. Tutti...tranne me.

Nat non fa altro che chiedermi se so quando se ne andranno -e poi continua a recarsi in segreteria per chiedere come procedono i lavori alle tubature scoppiate dell'Imperial-, le mie amiche -soprattutto Cora- sembrano molto infastidite dalla loro presenza, così come lo sono tutti i club sportivi.

Ho sentito Dam confabulare con Peter, e stavano cercando un modo per cacciare via i nuovi arrivati. Parlavano di metterli in cattiva luce davanti ai professori, farli passare per vandali e chissà cos'altro.

Sinceramente, non capisco il motivo di questo astio. Insomma, a parte che sono di un'altra scuola, non hanno fatto nulla di male.

Anzi, con mia grande sorpresa, per ora non hanno avuto nessuno scontro verbale -e fisico- con gli altri della Los Angeles Fox. Sono tutti sorprendentemente calmi, anche se credo che questa sia solo apparente.

Poso gli occhi sull'altra parte del campo, dove c'è l'intera squadra di football dell'Imperial, i Dragon, che si sta allenando. O almeno, quasi tutta la squadra, dato che di Hunter non c'è nemmeno l'ombra.

Lui appare solo quando c'è in gioco la mia carriera scolastica, dannazione!

I ragazzi stanno facendo degli esercizi riguardanti la resistenza e non mi danno per nulla fastidio, anche se devo correre solo su metà pista.

Non capisco perché incolparli, dato che non è colpa loro se le tubature della loro scuola sono esplose. Sono sinceramente convinta che, se avessero potuto scegliere, sarebbero stati molto volentieri a casa loro.

Ma Nathan e gli altri non la pensano così. Hanno questo astio - e questo broncio- che li accompagna da quattro giorni. Se continuano così gli verranno le rughe.

E poi, egoisticamente parlando, io sono molto felice di avere i ragazzi a scuola con me. Molto spesso giro a braccetto con Oliver per i corridoi, spettegolando come due zitelle. Oppure negli intervalli brevi mi abbuffo di Smarties con Steven.

«Mi danno veramente fastidio, ci guardano sempre come se fossimo inferiori.»
«Sempre?» inarco un sopracciglio «Sono qui da quattro giorni.»

«E mi sono bastati...»

Lo ignoro, di nuovo.

Non ho voglia di parlargli, né di sprecare fiato nel cercare di fargli cambiare un'idea che, per inciso, non avrebbe mai cambiato.

«Ehiii Biondina
Mi volto verso chi ha chiamato, cioè Oliver, e lo trovo tutto sudato e sfatto a causa degli allenamenti. I capelli sono tirati indietro da una bandana azzurra, umidi e scompigliati, e la maglietta della squadra si si appiccica al torace muscoloso mettendo in mostra tutto.

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