Capitolo 12

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Kaylee

Stasera devo uscire con Damian Torres e no, non è un'esercitazione.

Non è nemmeno un appuntamento, anche se mi piacerebbe.

Non so che mettermi. Insomma, mi ha visto in tutte le salse. In pigiama, vestita da sera, da sci, in costume... insomma, in tutti i modi.

Tranne nuda.

Do una scrollata di spalle per togliermi questo dannato pensiero che non fa altro che farmi soffrire. Lui non mi vorrà mai in quel modo e, forse, non mi vuole affatto.

Decido di indossare una gonna di jeans che abbino ad un top bordeaux abbastanza semplice. Con un improvvisa voglia di cambiare afferro le mie All Star, dello stesso colore del top, e le infilo, nonostante già sapessi che alla fine della serata probabilmente avrei pianto dal dolore.

Sono delle scarpe bellissime, ma purtroppo i miei piedi non le reggono.

Mi trucco il volto e realizzo un leggero smokey eyes, il trucco salva vita per queste situazioni dove sono completamente in panne a causa del nervosismo.

Un blin mi distrae proprio mentre passo un gloss rosato sulle labbra.

Guardo il telefono illuminato, dove Dam mi ha appena scritto che è sotto casa mia.

Allora, di corsa, mi spazzolo velocemente i capelli e afferro una giacchetta di pelle e la borsa, poi corro fuori casa, decisa a non farlo aspettare.

-•-

Durante il tragitto abbiamo chiacchierato del più e del meno, senza toccare tutte quelle questioni che in qualche modo avrebbero potuto creare uno scontro.

Gli ho raccontato diversi gossip, gentilmente offerti da Cora, di cui stranamente non era a conoscenza.

Lui, invece, mi ha raccontato di come la squadra di football, quella di cui lui è capitano, stia facendo enormi progressi e come stia raccogliendo sempre più vittorie.

«Dovresti venire a vederci più spesso, è da un po' che manchi...»
Dam mette il freno a mano e spegne l'auto, dopo averla parcheggiata davanti a Bobo's Burger.

Io alzo le spalle, prima di aprire la portiera.
«Vedremo...se non avrò altro da fare, verrò.»

Faccio la sostenuta. O almeno, ci provo, un po' perché me l'ha detto Cora, un po' perché non ho perso il senso di amaro che mi accompagna fin da sabato, nonostante io stia cercando di archiviare la questione.

Archiviare, non dimenticare. Quello mai.

Dam apre la porta del locale e mi incita ad entrare, per poi fare la stessa identica cosa.
«Un tempo ti piaceva venire a vedere le mie partite...non te ne perdevi una.»

Nel sentire le sue parole mi blocco, piuttosto accigliata. Lo guardo, dal basso verso l'altro.
«Perché ti interessa così tanto che io ci sia?»

Lui alza le spalle.
«Perché voglio la mia migliore amica alle mie partite, è così strano?»

Migliore amica.

Sento che potrei per vomitare, perciò non gli rispondo ed inizio a camminare verso la cameriera più vicina.

«Ciao, scusami, c'è posto per due?»
Lei mi sorride teneramente e, in quel preciso istante, mi ricordo che è la stessa ragazza che aveva fatto quella figuraccia con Hunter, quando lui aveva rifiutato, quasi malamente, il suo invito ad un post serata.

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