Capitolo 44

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Kaylee

Non ricordo praticamente nulla di ieri sera. Solo tantissime luci colorate, nauseante musica a palla, le mie amiche partite come delle trottole, una miriade di drink e shot, e...un narghilè.

Il risultato di questa fantastica serata? Una Kaylee con la faccia da zombie, le occhiaie molto più accentuate di sempre e un mal di testa incredibile, che si trascina a scuola con uno zaino più pesante di lei e con un'ansia da verifica di storia.

Ebbene sì, amici, ho una verifica di storia questa mattina e no, non credo di essere pronta.

A dir la verità, non mi sono nemmeno vestita; ho i pantaloni della tuta blu notte che ho usato come pigiama, felpa bianca della scuola che solitamente uso in casa, air force bianche e cipollotto disordinato in testa.

Mi trascino verso l'ingresso, fortunatamente non in ritardo come pensavo, e trovo le mie tre amiche ad accogliermi.

Cora, seduta sul muretto, indossa un maglioncino rosa pastello e, da questo, fuoriesce il colletto di una camicia bianca. La ragazza, probabilmente infreddolita, si passa una mano sui collant, i quali sono poi coperti da una gonna nera a balze. Porta i capelli a boccoli raccolti in una mezza coda e questi sono fermati da un grande fiocco, dello stesso colore del maglione.

Guarda il cortile, completamente assorta, e nel mentre fuma una sigaretta. Al suo fianco, Julie e Fleur chiacchierano animatamente.

Sono vestite abbinate, in un modo che quasi mi inquieta. Hanno un maglione a righe, la lilla bianco e blu, mentre quello dell'altra é bianco e bordeaux. Poi indossano lo stesso modello di jeans e perfino gli stessi anfibi.

«Buongiorno» mormoro assonnata aprendo le mie labbra in uno sbadiglio. «Come mai tutta questa voglia di vivere? Non so se ve ne siete accorte, ma ieri siamo tornate alle cinque!»

«Questo non vuol dire che tu sia giustificata a vestirti male, Lee.» mi riprende Fleur. «Infatti, come vedi io e Julie siamo perfettamente abbinate.»

«Mi ha obbligato» interviene Julie, ma noto che è presa nel cercare qualcosa nel suo zaino. Poco dopo, afferra quello che si rivela essere un quaderno. «E soprattutto, non mi ricordo nulla di storia. Tu?»

Come io detto, io e lei abbiamo una verifica di storia da affrontare.

Sbuffo, sbirciando tutti i suoi appunti sulla guerra dei trent'anni.
«Ieri pomeriggio sapevo tutto, ora dipende da quanti ricordi mi ha lasciato l'alcol.»

Temo davvero pochi, ahimè.

«Entriamo?» Fleur afferra il quaderno della castana, che si esprime in un grugnito di esasperazione.
«Stavo ripassando per evitare una catastrofe, Bubois! Ridammi immediatamente il quaderno!»

D'altro canto, la lilla, inizia a saltellare di qua e di là. «Solo se mi accompagnate a prendere un caffè e un pacchetto di ringo!»

Cora, che ancora non ha aperto bocca, inarca un sopracciglio.
«E non bastava dirlo?»

Julie tira a Fleur uno scappellotto amichevole, poi riafferra il suo quaderno.
«Ovviamente no perché lei è tonta.»

Ci incamminiamo verso l'ingresso della scuola. Mi avvicino a Cora e le appoggio una mano sulla schiena. Lei, ancora immersa nei propri pensieri, sobbalza, e gira gli occhi verdi verso di me.
«Starai meglio, Cora, te lo prometto.»

Annuisce, tirando su con il naso.
«Da quando mi è passato l'effetto dell'alcol è anche peggio.»

«Guarda i lati positivi-» le sussurro, ma mi blocco non appena entriamo, cioè quando un ragazzo -appollaiato insieme ad altri due di fianco al portone- ci ha fischiano contro, aggiungendo inoltre insulti a me incomprensibili.

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