Capitolo 22

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Kaylee

Nemmeno mi rendo conto di essere arrivati al chioschetto della spiaggia, ovviamente chiuso, fin quando Hunter non mi spinge delicatamente sulla porta di questo.

«Entra qui.» quasi ordina e io in automatico metto le mani sulla maniglia, trovandola chiusa.
«È chiusa, Adone.»

Il suo fiato entra in contatto con il mio collo e il suo naso mi sfiora l'orecchio, poi scende sul collo. Le sue labbra mi lasciano languidi baci, facendomi quasi mancare il respiro.

«Riprova.»
E io eseguo, trovando la maniglia aperta. La giro, e la porta si apre.

«Entra.» dice, ma prima di avanzare verso l'interno mi blocco, facendo fermare anche lui. Gli appoggio una mano sul petto, confusa.
«Aspetta, come diavolo hai fatto ad aprire la porta?»

Hunter inclina la testa divertito.
«Non credo che tu lo voglia davvero sapere...»
Strabuzzo gli occhi. Voglio sapere perché sa scassinare le porte oppure voglio tornare a ciò che stavamo facendo? Palesemente la seconda, perciò sospiro.
«No, vero.»

«Bene Ragazzina» soffia sul mio orecchio, facendomi rabbrividire «Ora smettila di parlare, entra e non rompere.»

Finalmente entro, trascinando la sua figura imponente con me. Mi afferra per i fianchi e mi fa voltare, per poi spingermi contro il muro e schiantare le sue labbra sulle mie.

Tocca senza vergogna ogni parte del mio corpo, risvegliando in me una passione che non sapevo di avere.

«Hunter-»
Cerco di staccarmi ma un suo mugolio di disapprovazione mi zittisce.

Poi, quando lo interrompo una seconda volta, parla.
«È da tutta la sera che voglio toccarti e baciarti fino a consumarti Draghetta, perciò sta zitta.»
Le sue labbra si spostano verso il mio collo, che sfregano e baciano ripetutamente ogni lembo di pelle.

Gli appoggio le mani sul petto, come per spingerlo all'indietro, ma lui non si muove di un centimetro. Anzi, lo sento ghignare sul mio collo mentre stringe i miei fianchi con più prepotenza.
«Davvero Hunter, dobbiamo parlare -»

Mi blocco quando mi lascia un morso sul collo e dalla mia bocca esce un gemito incontrollato. Arrossisco.

Dio, questo potevo evitarlo.

«Hunter-»

Voglio parlargli, anche solo per un secondo. Poi possiamo fare tutto ciò che ha in mente, ovviamente non mi opporrò a nulla.

Ma devo parlargli, perché la scenata di prima non mi è piaciuta. Affatto.

«Hunter, cazzo! Ascoltami!»
Lo spingo all'indietro con più forza e finalmente si allontana di un paio di passi, perplesso.

Arriccia il naso, poi si passa una mano tra i capelli corvini, portandoseli all'indietro.
«Sei un peso ragazzina, lasciati andare.»

Nel sentire le sue parole inarco un sopracciglio e mi sposto, prendendo posto su uno sgabello del chiosco, che si trova vicino al bancone. Metto le mani conserte per cercare di assumere una posa intimidatoria che possa in qualche modo contrastare il suo alone di perfezione e sicurezza.

«Dobbiamo parlare» ripeto.

Mi segue e si porta davanti a me. I suoi occhi, incredibilmente luminosi si incastrano nei miei mentre con i denti pizzica il labbro inferiore.
«Di?»
«Del tuo comportamento. Non puoi fare così-»

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