Capitolo 4

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Kaylee

«Ci siamo!»
Entro in casa Torres, lasciando dietro di me Dam.

«Dov'eravate finiti?! Ero convinto di dover raccattare i vostri resti per la strada» Zacharias, o meglio Zack, ci raggiunge all'ingresso con un grembiule da cuoca decisamente ridicolo.

«Zack» sospiro, sbattendomi una mano in fronte «ma come ti sei conciato?!»
Poi mi avvicino e gli avvolgo il busto tra le braccia e lui mi circonda la schiena, ricambiando l'abbraccio e non accennando a staccarsi.
«Da quanto tempo Lee»
«Già» cerco di staccarmi, invano.

Non è colpa sua, è che odio il contatto fisico con tre quarti della gente.

«Scusa il ritardo, ma abbiamo avuto un contrattempo» Dam lancia un'occhiataccia impercettibile al fratello, che mi fa scuotere il capo. Poi però il suo sguardo duro si rivolge anche a me, e lì inarco un sopracciglio. Il messaggio del "che cazzo vuoi" gli arriva forte e chiaro.

«Già» confermo, puntando i miei occhi azzurro grigi nei suoi verdi, sfidandolo «Ora che saluta tutte le sue amichette ne passa di tempo»

Dam ringhia e io gli sorrido falsamente. Stacco una mano dal busto del fratello, che non ha ancora deciso di mollarmi ma dovrebbe assolutamente farlo, per carità divina, e gli faccio il medio.

Mi fulmina ancora una volta.
«Zack, Cristo, ti vuoi staccare?» sbotta e il fratello, sorpreso, si allontana da me. Rivolge lo sguardo al fratello, cercando di capire che cosa gli è preso, poi alza le spalle.
«È da tanto che non vedo la mia sorellina, puoi non rompere il cazzo?»

Il maggiore dei Torres mi passa un braccio intorno alle spalle, ignorando la carogna, e mi conduce in cucina.
«Vieni Lee, ormai sarà pronta la tua pasta preferita»

Zack è un amore, cosa che non si può dire di quello psicopatico del fratello. Con me è sempre stato super attento ad ogni particolare, essendo più grande di me di due anni.

È stato il fratello che non ho mai avuto, il genere di rapporto che tutti si sarebbero aspettati da due persone che sono cresciute come fratello e sorella. E sarebbe dovuta essere la stessa cosa anche con Dam, il problema è che con lui non è mai stato così.

Sento lo sguardo del minore dietro di me e, con la coda dell'occhio, mi concedo il lusso di guardarlo. È appoggiato con la spalla allo stipite della porta, tiene le braccia conserte e il tipico broncio che lo contraddistingue.

Mi tolgo il suo sguardo penetrante con un fluido movimento di spalle, poi lo rivolgo a Zack, il quale è intento a sistemare le porzioni di pasta sui piatti, con un'espressione concentrata che proprio non gli si addice. Il ciuffo castano chiaro gli cade disordinatamente sulla fronte, contornando il viso pallido.

Dam e Zack sono completamente diversi tra di loro e, a detta tutta, non sembrano nemmeno fratelli.

I figli in casa Torres sono tre: i primi due e poi la piccola Annabelle, di soli dieci anni. Lei è la copia fatta e sputata di Zack: pelle chiara ma che si abbronza facilmente, occhi grandi con ciglia folte e di un color marrone scuro, e capelli castani chiaro. Dam è l'opposto: carnagione olivastra, occhi verdi e capelli castano scuro, a tratti neri.

L'unica cosa che forse hanno in comune sono le folte ciglia lunghe che mi fanno un sacco invidia.

«Vado di là» avviso Zack, prima di dirigermi in sala da pranzo. Ci trovo Dam, il quale se ne era andato poco prima dalla cucina, offeso per non aver avuto le attenzioni che forse sperava. Ora se ne sta lì, appoggiato con la schiena alla sedia, e lo sguardo basso, intento a pensare a non so cosa.

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