Capitolo 61

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Kaylee

«Prova a fare questo pezzo senza attaccarti alla ringhiera!» esclamo ad Hunter mentre mi dirigo verso l'altro bordo della pista da pattinaggio.

Senza troppe difficoltà, ci arrivo e mi appoggio al corrimano mentre Hunter, dall'altro lato, mi riserba il solito sguardo truce. Alzo gli occhi al cielo e conto fino a cinque.

Come volevasi dimostrare, non appena arrivo al tre, lui inizia a muoversi. Ma, goffo com'è su quei dannatissimi pattini -che credo siano anche piccoli di numero dato che non fa altro che lamentarsi- cerca di uccidersi almeno tre volte.

Negli ultimi due metri prende velocità e si indirizza verso di me. E fin qui tutto okay, se non fosse che lui non sa frenare.

Appena me ne rendo conto, mi preparo per attutire l'impatto meglio che posso. Cosa faccio? Ovviamente, chiudo gli occhi e metto le mani davanti.

Sento l'ombra di Hunter incombere su di me ma, al contrario di come avevo immaginato, non mi si schianta addosso.

Apro gli occhi, molto lentamente, e mi rendo conto di avere il volto di Hunter ad un palmo dal mio, mentre le sue mani sono saldamente ancorate alla ringhiera dietro di me.

Lui si avvicina ulteriormente e, come da prassi, io mi allontano. O meglio, cerco di farlo, ma mi rendo conto praticamente subito di essere pressata tra lui e il corrimano.

I miei occhi si scontrano con i suoi, che mi scrutano con il solito sguardo profondo e malizioso. Il suo volto di avvicina al mio e le sue labbra si aprono in un ghigno.

«Allora, piccola Lee, devo essere geloso?»

Alzo lo sguardo su di lui.
«C-cioè?»

Non sono ancora abituata ad averlo così vicino. Non penso che mi abituerò mai ad avere l'angelo dei demoni ad un palmo dal mio volto.

Le sue labbra si appoggiano delicatamente sulle mie per una frazione di secondo. Quando si stacca sorrido istintivamente, diventando un peperone, e mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Di Steven» mi spiega ma aggrotto le sopracciglia, confusa «Devo essere geloso di Steven? Dopotutto avete passato molto tempo insieme negli ultimi giorni...»

Alzo gli occhi al cielo, trattenendo una risata.
«Dovresti essere geloso della montagna, in realtà. Passo molto più tempo abbracciata a lei che a Steven.» lo prendo in giro, tirandogli una pacca sul petto. L'intento era farlo allontanare ma, ovviamente, non si sposta di un millimetro.

Sbuffo e lui mi osserva, sotto le sue folte ciglia, in modo divertito.
«Quante volte sei caduta?»
«Poche» alzo le spalle, fingendo nonchalance.

«Quante?» richiede il bastardo.
«Dodici» borbotto.

Scoppia a ridere sotto il mio cipiglio incavolato.
«Oh scusami» cerca di trattenersi, invano, e la cosa, invece che farmi innervosire ancora di più, mi fa aprire la bocca in un sorriso che però cerco di mascherare.

«Solo oggi sei caduta dodici volte?»
«Ma va, per chi mi hai preso» sventolo la mano in aria.

«E oggi quante?» si morde il labbro per mascherare una risata.
«Nove»

Prima che lui potesse riprendere a ridere, lo blocco.
«Steven mi ha portato sulle piste per grandi» dico, cercando di giustificarmi, ma ciò non fa altro che fargli riversare la testa all'indietro per le risa.

Quando si calma inizia ad osservarmi come se fossi la sua prossima preda. Il che non mi dispiace, sia chiaro, però ecco mi mette a disagio.

«C-che c'è?» balbetto.
«Non vedo l'ora che sia stasera» soffia sul mio volto, provocandomi mille scariche elettriche in tutto il corpo.
«È l'ultimo dell'anno, non vedi l'ora giocare a tombola?» lo prendo in giro, mentre le sue mani si appoggiano sui miei fianchi, attirandomi a sé.

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