Capitolo 47

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Kaylee

Mia mamma è preoccupata, facendo diventare anche mio padre irrequieto. Sono iniziate le numerose domande a cui non ho voluto -o saputo- rispondere.

Perché non mangi? Perché non ho più fame.

Perché hai quelle occhiaie? Perché non riesco a dormire.

Non fa così freddo, perché quelle felpe pesanti? Perché da due giorni a questa parte è come se il calore non raggiungesse più l'interno del mio corpo.

Non ho più visto Hunter, né Oliver. Sono stata per tutto il tempo con Cora, che voleva uccidere il moro a mani nude. Non gliel'ho permesso, anche se mi sarebbe piaciuto lasciarglielo fare.

Ho incontrato anche Nathan nei corridoi: mi ha chiesto scusa. Io ho annuito, mi sono scusata a mia volta per le botte che ha preso -non per colpa mia-, e me ne sono andata.

Una sola possibilità.

Metto le labbra a culo di gallina e finisco di passarci sopra una tinta rossa matte. Osservo il risultato; sinceramente, niente male per una che ha perso definitivamente la voglia di vivere.

Devo andare ad una cena di lavoro con i miei genitori. Solitamente non sono coinvolta in queste cose, per fortuna, ma a sto giro il cliente ha insistito affinché ci fossi. Da quanto ho capito, vuole portare il figlio.

Magari Dio vuole mandarmi un angelo -magari è la volta buona-, eppure vorrei solo andare all'inferno tra i cherubini caduti con Hunter.

Andremo in uno dei ristoranti più lussuosi di LA, per questo si sono premurati tutti affinché fossi perfetta ed elegante.

Mia mamma mi ha portato, quattro mesi fa, da un viaggio a Parigi, un abito fatto a mo di maglione, e di un color cammello. È aderente, molto aderente, ma risalta in modo spettacolare le mie curve, facendomi sentire paradossalmente molto sicura di me. La scollatura è a "V", abbastanza profonda, mentre le maniche sono lunghe e a pipistrello.

Ci ho abbinato la mia collana girocollo di swarovski, stivali con tacco nero -rubati a mia madre- e uno chignon alto molto tirato ed elegante. Come trucco ho fatto una sottile linea di eye-liner, leggeri glitter oro sulla palpebra, mascara e una tinta labbra rossa che ho applicato un paio di minuti fa.

Mi do un'ultima occhiata allo specchio: sono bella, eppure questa non sono io. I miei occhi non sono i miei.

Quando credevo di aver toccato il fondo per colpa di Dam, mi sbagliavo. Ora ho toccato il fondo.

La cosa ironica è che avevo paura che i nuovi sentimenti che stavo iniziando a provare per Hunter fossero solo un'illusione per mascherare la mancanza di Damian, invece era esattamente il contrario.

Da quando ho conosciuto Hunter c'è sempre stato solo lui, anche se nemmeno me ne sono resa conto. È buffo e ironico, lo capisco ora che l'ho perso.

Il destino è bastardo.

Quel ragazzo è un bastardo.

Mi appoggiavo ad Hunter, qualsiasi problema io avessi. Sapevo che avrebbe avuto la soluzione, anche inconsapevolmente mi aiutava. La sua presenza e sicurezza -molte volte fasulla- al mio cospetto, mi aiutava.

Lui era una sorta di colonna portante, che è venuta a mancare da un giorno con l'altro.

Gli occhi si inumidiscono, ma subito li tampono delicatamente con un fazzoletto.

Basta.

Mi alzo dalla sedia della mia scrivania e mi do un'ultima occhiata davanti allo specchio. Sospiro. Per fortuna i stivali formano un bel abbinamento con l'abito, altrimenti mi sarebbe venuta una crisi esistenziale.

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