Capitolo 51

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Come vi avevo promesso, ecco qui il secondo capitolo. Ci vediamo alla fine con gli scleri!💋💋

Kaylee

Appena l'aria gelida colpisce la mia pelle, rabbrividisco.

Non lo negherò, mi sono pentita di essere uscita e di aver assecondato Dam. Non voglio lasciarmi tutto alle spalle, ma sono abbastanza certa che non sia per ciò che provo. Ormai sono sicura, anzi arci-sicura, che il sentimento che ho sempre sentito per il mio migliore amico sia svanito nel nulla, lasciando spazio ad uno ancora più travolgente per un'altra persona.

Però, forse, non sarei mai stata pronta a dirgli addio, anche se indubbiamente è la cosa più giusta da fare.

In ogni caso, devo. Ormai ho fatto trenta, e farò anche trentuno. Ne vade la mia sanità mentale. Ho preso una decisione e ora la porto a termine.

«Ehi Lee» la voce di Dam, alle mie spalle, mi fa sobbalzare. Di scatto mi volto e punto i miei occhi su di lui.

La sua pelle, nonostante sia dicembre, è ancora abbronzata. Gli addominali scolpiti si intravedono attraverso la camicia bianca che ora sembra leggermente bagnata e trasparente a causa dell'umidità. Di recente ha tagliato i capelli, accorciandoli sui lati e lasciando il ciuffo castano, leggermente ricciolo, più lungo. I suoi occhi color bosco vengono messi in risalto dal lampione proprio di fianco a noi.

Mi guarda, come ha sempre fatto, eppure non provo più niente di ciò che ero abituata a sentire. Niente farfalle nello stomaco, non mi si aggrovigliano più le dita dei piedi dall'emozione, nulla di nulla.

Sento solo il mio cuore palpitare dall'ansia al pensiero di chiudere per davvero un capitolo così importante della mia vita.

«Hai freddo?» mi chiede e io alzo gli occhi, rendendomi solo ora conto di averli abbassati. Scuoto il capo, nonostante sia palese la mia menzogna. Insomma, percepisco anche io il naso e le guance arrossate a causa dell'aria pungente, dubito che lui non li veda.

Non ho mai vissuto un inverno così freddo a Los Angeles. Insomma, viaggiamo sui dieci gradi costanti, che è una temperatura molto minore rispetto ai 20 standard. E io non sono abituata.

«Non preoccuparti, facciamo in fretta: devo solo dirti una paio di cose.»

Annuisco e lui si avvicina leggermente. Metto le braccia conserte per mascherare il freddo, e strofino le mani sugli avambracci.

I suoi occhi sono attenti su di me e non si perdono questo dettaglio.
«Ti posso dare la mia camicia. Non è molto, ma è pur sempre uno strato in più.»

Scuoto il capo ma non parlo, perché la voce mi muore in gola. Mi sembra di star tornando indietro. Ogni volta che mi sembra di essere uscita dal tunnel, ci ricado dentro sempre con più veemenza.

Guado Dam, ma non lo vedo. Non vedo più i suoi occhi color bottiglia. Al contrario, ne vedo due d'ebano.

Quegli occhi che amo.

Quegli occhi che mi hanno spezzato come un fottuto ramoscello.

Di scatto, chiudo i miei e riverso il capo verso il basso.

Non ricadrò nel tunnel, questa volta è piuttosto evidente. Il perché? Perché c'è qualcun altro che mi fa soffrire ancora di più.

«Ho scoperto che ti sei lasciato con Deborah» decido di prendere parola per cercare di sbrigarmela il prima possibile. O la va, o la spacca, no?
«Già, scusa se non te l'ho detto. Io-»

«Non scusarti, non eri tenuto a dirmi nulla.»
E sono veramente sincera. Io e lui non siamo nulla.

Si passa una mano in volto, frustrato, poi sospira, probabilmente già stanco della situazione.

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