Capitolo 11

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Kaylee

Non nego che ieri sia stata una giornata abbastanza particolare, dal primo singolo istante in cui ho aperto gli occhi, fin quando non ho lasciato quella casa, appena terminata la colazione.

In realtà, sono stati loro ad offrirmi un passaggio con l'auto di Hunter, una splendida vettura nera opaca, dato che dovevano già uscire per fare un lavoro. Non ho indagato, ma ho approfittato della loro generosità.

Ho bisticciato con Oliver durante tutto il tragitto. Ha un gusto pessimo in quanto musica, perciò ho ripetuto saggio specificare che quelle non sono vere canzoni. E poi, ho messo una playlist dei Queen.

Però, di certo, di sicuro non era stata quella colazione bizzarra, fatta a mezzogiorno e mezza con una quantità spropositata di pancake, uova e bacon a lasciarmi più perplessa. Ma, al contrario, mi aveva parecchio turbato la nostra conversazione in piscina.

Ha detto di avere bisogno di tempo per dimostrarmi che si può amare più di una volta nella vita e voglio lasciarglielo. Semplicemente perché mi incuriosisce a dismisura e le sue parole, sussurrate all'alba, sembravano terribilmente ipnotiche.

Dopo aver visto il sorgere del sole, quasi completamente in silenzio, siamo tornati a letto. E lì, una volta sola, sono sprofondata nella confusione più totale. Caos che non è affatto sparito, ma è stato solo sopraffatto dal sonno.

Ho dormito da Dio e, in parte, credo che sia dovuto al suo profumo, sparso per tutta la stanza. Ho dormito molto e mi sono svegliata solo quando sono caduta dal letto a causa di un sogno movimentato.

Stavo per essere divorata da degli unicorni assassini...ma questa è un'altra storia.

Ho indugiato molto prima di scendere in salotto, imbarazzata per la sera precedente. Ho preso un grande respiro e, dopo aver sentito il mio stomaco borbottare innumerevoli volte per la fame, e sono scesa.

Mai avrei immaginato che ci sarebbe stato il paradiso ad aspettarmi. Non uno, ma due Dei dell'Olimpo.

Hunter indossava ancora solo quei dannati pantaloni della tuta grigi, che gli stavano divinamente. Scolpiscono quelle forme come se non fossero nemmeno reali.

Oliver, invece, aveva una semplice polo blu notte che gli fasciava gli addominali scolpiti. Teneva le braccia conserte e ciò metteva il focus sui bicipiti, straordinariamente pronunciati.

Parlottavano animatamente, ma non poté far altro che notare quanto fossero opposti. La luce e le tenebre.

Lo sguardo sempre serio di Hunter in contrapposizione con gli occhi vivaci di Oliver, i quali, a differenza di quelli del primo, saettano da una parte all'altra, senza curarsi di ogni piccolo dettaglio.

Oliver parla, ride, scherza, provoca...insomma, è probabilmente la persona più estroversa che io conosca. Se fosse un cane sarebbe di per certo un Golden Retriever.

Già sento di adorarlo.

«Quindi che gli hai detto?» Cora soffoca una risatina prendendo un morso del suo panino.
«Che le canzoni di quei rapper sfigati può fissarsele in culo» alzo le spalle.

«E lui?»
Mi acciglio.
«E lui...beh mi ha tirato un calcio sullo stinco»

Il lunedì sera, come da consuetudine, io e Cora siamo da Bobo's Burger per mangiare il nostro panino preferito, il crispy chicken senza verdura. Le sto raccontando tutto ciò che è successo, da quando mi sono risvegliata tra le braccia di Hunter in quel vicolo fino a quando non sono scesa dalla sua auto.

«Ma parliamo delle cose importanti. Fammi capire, ma come mai tra te e Hunter c'è tutta questa tensione sessuale?»

«Non c'è-» provo a dire ma il suo sguardo serio mi fa bloccare.

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