Capitolo Quarantotto

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Vi prego di leggere lo spazio
autrice a fine capitolo,
è importante.
Buona lettura x

***

World, I want to leave you better
I am afraid I have no purpose here
I want my life to matter

Have I the courage to change?

Sia, Courage To Change

•••

Passiamo la nostra vita ad allontanare ciò che ci fa stare male compiendo scelte che il più delle volte pesano come macigni. Non esiste un vero e proprio equilibrio tra dolore e gioia, tra caos e ordine...affatto. Spesso l'una prevale sull'altra e il risultato finale è pressoché disastroso. Ci chiediamo perché la sofferenza persiste mentre la felicità è solo un battito di ciglia; perché fatichiamo così tanto per ottenere quella misera fiammella di felicità se poi basta un soffio per spegnerla per sempre, e quello che ne rimane è solo la nuvola grigiastra che attimi dopo si dissolve nell'aria.
È così che mi sento in questo momento: come un fiammifero che ha resistito alle intemperie e che non si è mai arreso alla furia del vento, ma che ad un certo punto, consumatosi, perisce.

Le lacrime non smettono di scorrere, continuano a solcare le mie guance arrossate come se avessero vita propria riversando ogni briciolo di dolore e frustrazione; sento di aver appena perso ogni punto di riferimento e l'unica cosa che mi tiene aggrappata alla realtà è la rabbia. Ogni mia sicurezza si è frantumata nell'istante in cui i miei occhi si sono posati sulle prime parole di quella maledetta lettera.

Ammessa. Ero stata ammessa.

I miei genitori mi hanno mentito e la cosa più sconcertante è che l'hanno fatto guardandomi negli occhi, fingendo di percepire lo stesso malessere che percepivo anch'io. Ma mentre io soffrivo giorno e notte per aver perso l'unica opportunità che avrebbe potuto cambiare la mia vita, loro pensavano al modo perfetto per raggirarmi.

Mia madre mi aveva abbracciata, mi aveva confortata e io avevo abboccato come un'allocca, tenendo tra le mie mani un falso rifiuto che mi avrebbe segnata dentro.

Guardo la mia speranza perduta giacere sul pavimento, inerme e inanimata, mentre con una furia mai vista prima apro la mia valigia scaraventandola sul letto raccattando i miei averi, i miei vestiti e tutto ciò che può servirmi. Non ho più intenzione di vivere in questa casa un altro minuto di più.

Sicura di non aver dimenticato nulla, afferro il trolley dal manico trascinando tutto il peso giù per le scale. Jennifer si precipita all'ingresso spaventata dal rumore, ma quando incapace di trattenere un singhiozzo esso giunge alle orecchie della donna, quest'ultima accortasi del mio malessere mi afferra dalle spalle ancor prima che possa inciampare.

«Santo cielo, signorina! Cos'è successo?» preoccupata stringe tra le mani paffute il mio volto esaminando ogni lineamento.

«Mi hanno mentito»

«Chi le ha mentito? Mi sta facendo preoccupare!»

«Mi hanno mentito», singhiozzo scuotendo la testa. «Mi hanno guardata negli occhi consapevoli che mi avrebbero distrutta».

Jennifer mi trafigge con le sue iridi navigando tra le acque azzurre e burrascose dei miei occhi, e il suo volto si tramuta in una smorfia di sofferenza. «Bambina mia...non riesco a capirti. Chi ti ha mentito?»

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