Bonnie's POV.
Corro a perdifiato, imboccando la solita scorciatoia che taglia il percorso, dimezzando così i minuti necessari per raggiungere l'imponente edificio. Evito ogni pozzanghera che tenta di intralciare il mio cammino, cercando di ripararmi alla bell'e meglio dal temporale che si abbatte senza sosta sull'asfalto, usufruendo dell'unico oggetto che funge da ombrello. Il freddo pungente sferza il mio viso ed impreco innumerevoli volte quando mi ritrovo a saltare due pozzanghere enormi, come se fossi una cavalletta.
I vestiti si impregnano d'acqua, così come le scarpe ma tiro un respiro di sollievo quando scorgo l'edificio e con esso l'ingresso.
La signora Wilson lancia diverse occhiate ai viandanti, temporeggiando qualche altro secondo, ma allo scoccare dell'ora pomeridiana chiude i cancelli. Velocizzo il passo, urtando persino due passanti che, con una delicatezza degna di nota, mi mandano gentilmente a quel paese ma al momento non è proprio l'insulto che mi preme maggiormente, quanto il madornale ritardo.
« Cavolo, cavolo!» sbotto raggiungendo le porte semi chiuse. « Non chiuda, sono qui!» il mio respiro è affannato e, stremata, manco se avessi corso ad una maratona, mi accascio al vetro riparandomi definitivamente dall'acquazzone.
La donna solleva lo sguardo, sistemando la montatura quadrata dei suoi occhiali da vista sulla gobbetta del naso, ridacchiando per le mie condizioni disastrose.
« Bonnie, nuovamente in ritardo» mi riprende divertita.
Mi lascia entrare e mi concedo un respiro di sollievo. « L'Università mi sta distruggendo, ho perso la cognizione del tempo» borbotto sfilando la sciarpa di lana ed il cappotto, entrambi fradici.
« Studi troppo, tesoro» scuote il capo afferrando i capi con premura.
Abbozzo un sorriso non trovando alcunché per ribattere, in fondo ha perfettamente ragione. I miei giorni si susseguono con cadenza regolare tra studio intenso e lezioni interminabili all'Università, salvo per quei rari momenti che riesco a dedicare alla danza - il ché non accade molto frequentemente, purtroppo.
« Hanno già iniziato?» chiedo, raggiungendo il mio armadietto. Indosso i collant ed il body, migliorando poi lo chignon disastroso.
« Pochi minuti fa»
« Ci vediamo dopo!» esclamo correndo letteralmente al piano di sopra.
-
« Alla sbarra, damoiselles!»
Le ragazze si lasciano scappare un risolino al richiamo di Miss Smith, la quale solleva il mento in attesa che l'ordine venga eseguito il più velocemente possibile - ignara del motivo per cui ad ogni sillaba pronunciata, puntualmente, la classe esplode in una risata generale.
L'accento francese, piuttosto marcato e a tratti anche incomprensibile, è divenuto da tempo motivo di divertimento ma sembra proprio non accorgersene ogni volta.
Stendo le gambe, appoggiando i palmi aperti delle mie mani al parquet mentre un sorriso distende le mie labbra. Miss Smith è la miglior maestra di ballo in circolazione, o per lo meno, la migliore di Vancouver. Per metà americana e metà francese, ha vissuto gran parte dei suoi anni in Francia: tra scuole di ballo, accademie e concorsi in ogni luogo del mondo. Insomma, un'icona della danza a tutti gli effetti! Un infortunio alla caviglia, però, proprio nel bel mezzo di un concorso a Boston, distrusse tutti i suoi sogni. Sono passati vent'anni da quel fatidico incidente e quasi diciotto da quando decise di aprire una scuola di ballo tutta sua: l'Académie de danse Janine Smith.
« Très bien! Iniziamo con i plié!»
Gli chignon perfetti, i tutù decorosamente bianchi ed i movimenti sincronizzati. Tante bamboline perfettamente in ordine, che eseguono ogni passo con estrema eleganza.

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BLACK SAPPHIRE
ChickLitBonnie Wood non conosce il vero divertimento né la libertà a cui aspirano tutte le ragazze della sua età. La sua vita gira attorno al lusso sfarzoso, alle pretese dei genitori, che da anni tentano di plasmarla a loro immagine e somiglianza, e alle a...